Assemblea rabbinica: voci false e infondate rischiano di avvelenare la situazione in Italia

“Voci false e assolutamente prive di fondamento sulla presunta inadeguatezza di alcuni componenti del Tribunale rabbinico che fa riferimento a rav Laras. Un fatto molto grave, soprattutto perché originato da una comunicazione che, a quanto ci risulta, sarebbe partita dall’Italia”. Così il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana rav Elia Richetti sulla lettera privata inviata lo scorso 13 febbraio dal rabbino capo sefardita di Israele rav Shlomo Amar allo stesso rav Richetti e al segretario dell’Ari rav Giuseppe Momigliano oltre che, per conoscenza, ai rabbini capo di Roma e Milano rav Riccardo Di Segni e rav Alfonso Arbib, in merito alle diverse competenze e autonomie dei Beth Din italiani. “Il rabbino capo d’Israele rav Shlomo Amar – si legge – ha deciso, nella sua funzione di presidente del tribunale rabbinico superiore e responsabile dei tribunali rabbinici per le conversioni, che la Rabbanut Rashit continuerà a riconoscere gli atti di Beth Din (conversioni, divorzi, verifiche di ebraicità) firmati dal rabbino Di Segni e dal rabbino Arbib, rabbini capo rispettivamente di Roma e Milano. Per tutto ciò che riguarda gli atti di tribunale rabbinico e le verifiche di ebraicità prodotti da altri tribunali rabbinici in Italia, la Rabbanut Rashit si riserva il diritto di verificare ogni caso distintamente e solo dopo verifica deciderà se confermarlo, secondo i risultati della verifica”. Un documento di estrema delicatezza divenuto in queste ore di dominio pubblico dopo la pubblicazione sul sito della Comunità ebraica di Roma (proprio stamane il rabbino capo rav Riccardo Di Segni e’ intanto apparso al fianco del presidente della Comunità per illustrare la nuova politica dell’informazione comunitaria). La decisione ha turbato il leader dell’Ari. “Avrebbero dovuto chiedermi il permesso prima di procedere all’eventuale diffusione del testo di rav Amar visto che era indirizzato al sottoscritto. Perfino su Facebook è circolato”, commenta con amarezza. La replica dell’Ari, oltre a un messaggio personalmente inviato da rav Richetti a rav Amar nella giornata di ieri, è stata affidata a una lettera congiunta che reca in calce numerose firme di rabbini italiani. “In risposta alla lettera del 3 Adar (13 febbraio, ndr) – è scritto – vi comunichiamo che tutti noi sottoscritti, Rabbini Capo delle Comunità d’Italia e membri del Tribunale Rabbinico del Centro-Nord Italia presieduto dall’Ecc.mo Rav Giuseppe Laras Shlita, apprezziamo l’attività importante e dedita del Presidente del Tribunale Rabbinico Rav Giuseppe Laras Shlita. A D.o piacendo, continueremo ad avvalerci dell’aiuto del Tribunale Rabbinico del Centro-Nord Italia per il futuro, e ad appoggiarci ad esso come avveniva in passato, e continueremo a riconoscere senza alcun dubbio qualunque documento emesso da tale Tribunale Rabbinico, come ha sempre fatto anche il Rabbinato Centrale d’Israele”. Firmatari del testo rav Richetti, presidente dell’Ari e rabbino di riferimento della Comunità di Merano; rav Alberto Sermoneta, vicepresidente dell’Ari e rabbino capo di Bologna; rav Giuseppe Momigliano, segretario dell’Ari e rabbino capo di Genova; rav Adolfo Locci, consigliere dell’Ari e rabbino capo di Padova; rav Eliahu Birnbaum, rabbino capo di Torino; rav David Sciunnach, rabbino capo di Parma; rav Ghili Benyamin, rabbino capo di Venezia; rav Luciano Caro, rabbino capo di Ferrara; rav Yosef Levi, rabbino capo di Firenze; rav Scialom Bahbout, rabbino capo di Napoli e rav Roberto Della Rocca, membro del Tribunale Rabbinico. Prime reazioni di preoccupazione e incredulità nel mondo ebraico. “Siamo iscritti all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e, con tutto il rispetto anche per chiunque altro – sottolinea tra gli altri Gadi Polacco, gia’ consigliere dell’Unione delle Comunita’ Ebraiche Italiane – è da questa che dobbiamo ricevere risposta visto che in essa è anche compreso il rabbinato. Occorre appunto che ciò avvenga presto e che si realizzi bene, salvo dare un ulteriore colpo al già traballante impianto dell’ebraismo italiano”.

(22 febbraio 2013)