Rav J. D. Soloveitchik e il conteggio dell’Omer

Al ricordo di Rav Soloveitchik è dedicato un convegno organizzato dal Collegio Rabbinico Italiano e dall’Assemblea Rabbinica Italiana, in collaborazione con l’Istituto Eretz Hemdah di Gerusalemme, che si svolgerà a Roma la settimana prossima, il 9 e 10 aprile, 14° e 15° giorno dell’Omer.

Rav Soloveitchik, di cui ricorre il ventesimo anno dalla scomparsa fra una decina di giorni, è stato uno dei più importanti e influenti rabbini del Novecento. In America era chiamato il Rav per antonomasia. In una delle numerose riflessioni che egli dedica al conteggio dell’Omer, ossia i giorni che passano dalla festa di Pesach a quella di Shavuot, il Rav parte dalla spiegazione che il Maimonide riporta per questa mitzvà nella Guida dei Perplessi (III:43). Noi – dice il Rambam – contiamo i giorni che ci separano da Shavuot, il giorno in cui fu donata la Torah e fu promulgato il Decalogo, per rimarcare l’aspettativa e il desiderio con cui ci avviciniamo a quel momento, così come si fa nei riguardi dell’arrivo di una persona amata. Un po’ come quando, in italiano, diciamo “non vedo l’ora”. Solo che, continua Rav Soloveitchik rifacendosi a una domanda posta dal Sefer HaChinnukh (un testo medioevale sulla spiegazione delle mitzvot), in questo caso dovremmo contare i giorni che mancano al Dono della Torah, non quelli già trascorsi! La risposta che normalmente si dà è che se si contassero i giorni che mancano (ben quarantanove), ci scoraggeremmo. Meglio quindi iniziare da uno. E una volta iniziato il conteggio in questo modo, lo si continua così anche quando si supera la metà del percorso e ci si avvicina alla fine. Ma Rav Soloveitchik aggiunge un’altra spiegazione, basandosi questa volta sul Ran (Rabbenu Nissim Girondi, del XIV secolo). Visto che il nostro contare ricorda quello che fecero gli ebrei usciti dall’Egitto più di 3000 anni fa, e dato che loro non sapevano affatto in che giorno esatto avrebbero ricevuto la Torah sul Monte Sinai, loro – e noi di conseguenza – non potevano far altro che contare dal numero più piccolo al più grande. E solo a rivelazione avvenuta si poté dire che i giorni che separavano i due eventi erano 49.

Gianfranco Di Segni, Collegio Rabbinico Italiano

(4 aprile 2013)