…Perlasca

Da diversi anni il giornalista spagnolo del “Mundo” Arcadi Espada si dedica a ricerche archivistiche sulla vicenda del salvataggio di migliaia di ebrei a Budapest nell’inverno 1944 da parte dei funzionari dell’ambasciata spagnola. E’ noto a tutti che il padovano Giorgio Perlasca ebbe in quell’occasione un ruolo decisivo e da molti anni ormai la fondazione Giorgio Perlasca è impegnata nella valorizzazione della sua esperienza. Si tratta di un esempio importante sotto vari aspetti (è noto il valore decisivo dei Giusti nella tragedia della Shoah), ma nel caso particolare di Perlasca c’è qualcosa in più. Dopo aver scritto immediatamente dopo la fine della guerra una relazione sugli avvenimenti cui aveva assistito e sul suo ruolo attivo nelle operazioni di salvataggio, non cercò di ottenere particolari riconoscimenti e tornò a lavorare in Italia. Quando, ormai pensionato, alcune persone da lui salvate lo cercarono e lo ritrovarono a Padova, iniziò a raccontare una storia che – oltre ad essere sconvolgente e rivelatrice – ha il grande pregio di essere onesta. Perlasca sottolineò sempre di essere stato fascista, volontario nella guerra civile spagnola nelle file franchiste, e nel racconto su Budapest sottolineò a più riprese il ruolo fondamentale ricoperto dai funzionari dell’ambasciata spagnola. E’ noto che sulla sua vicenda sono stati poi scritti numerosi libri: gli sono state intitolate piazze e strade e il suo esempio è richiamato spessissimo nelle attività didattiche che centinaia di scuole organizzano in suo nome in Europa. Ora però Arcadi Espada pubblica un libro – En nombre de Franco. Los héroes de la embajada de España en el Budapest nazi – che oltre a presentare numerosi documenti inediti sembra avere un solo obiettivo programmatico: sminuire il ruolo di Perlasca e conferire il “merito” dell’impresa all’ambasciatore Sanz Briz. Questo strano modo di fare storiografia “concorrenziale” a me sembra ingiusto e insensato. Certo, per ottenere visibilità sulla stampa internazionale non c’è nulla di meglio per uno scrittore che creare un caso, ma la realtà dei fatti in una situazione così minutamente documentata e corroborata da centinaia di testimonianze come questa non dovrebbe lasciare spazio a operazioni di business culturale. Quando si studia e si pubblica su certi argomenti, bisognerebbe avere l’accortezza di mettere in primo piano il valore e la sostanza morale delle azioni che si vanno a studiare, senza scambiare il ruolo dello storico con quello del giudice, incarico perlatro che nessuno ha conferito al signor Espada.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(12 aprile 2013)