Qui Milano – Quali Comunità nell’Italia di ieri e di oggi

Nuova tappa nella presentazione della grande indagine socio-demografica sull’ebraismo italiano realizzata per l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sotto la guida del professor Enzo Campelli, docente di metodologia delle scienze sociali alla Sapienza di Roma. L’occasione è stata la serata organizzata a Milano da Progetto Kesher, coordinata dal direttore rav Roberto Della Rocca, che guida il Dipartimento educazione e cultura dell’UCEI: ospite d’eccezione, oltre a Campelli, il demografo Sergio Della Pergola, autore dell’indagine “Anatomia dell’ebraismo italiano” pubblicata nel 1975.
Davanti a un folto pubblico (presenti in sala tra gli altri il consigliere UCEI Giorgio Mortara e vari consiglieri della Comunità milanese, tra cui il vicepresidente, Daniele Cohen), i due studiosi hanno commentato i risultati e i trend emersi dalla ricerca, che come suggerisce il titolo di dantesca memoria (“Comunità va cercando, ch’è sì cara”) rivelano una percezione delle istituzioni ebraiche da parte degli iscritti alle Comunità italiane a metà tra l’aspirazione e la delusione. Vari i profili della ricerca esposti dal sociologo. Un primo sguardo è stato rivolto ai temi riguardanti l’identità ebraica e il rapporto con la Comunità (come anticipati sul numero di Pagine Ebraiche di maggio), con un occhio particolare al dato disaggregato riguardante Milano. Per altro verso è stata approfondita la composizione sociodemografica delle Comunità ebraiche italiane. “A definire il proprio stato sociale basso o medio basso sono ben il 26 per cento degli intervistati, contro il 34 per cento che lo definisce medio e il 40 medio alto o alto” ha sottolineato Campelli, raccontando inoltre di ebrei italiani maggiormente impiegati nell’ambito del lavoro autonomo e meno in quello dipendent, rispetto al resto della società, e con un numero maggiore di laureati.
“Cos’è cambiato rispetto a 30 anni fa? Tutto e nulla” ha messo invece in evidenza Della Pergola. “Abbiamo un numero di iscritti significativamente inferiore a quello di allora, nonostante le ondate di immigrazione ebraica che ha conosciuto l’Italia negli ultimi decenni, e ancora più incredibile è il dato che ci rivela che il 77 per cento dei giovani prendono in considerazione l’idea di lasciare il Paese, e persino gli adulti che pensano a emigrare sono tanti, oltre il 50 per cento. Dati che rispecchiano i problemi dell’Italia” ha puntualizzato il sociologo, che ha inoltre offerto alcuni spunti di confronto con altra realtà ebraiche europee e internazionali.
Auspicio generale, espresso da relatori e pubblico, è che questa ricerca possa aiutare a costituire strategie per affrontare i problemi dell’ebraismo italiano.

(21 maggio 2013)