Testimone della Storia

vercelliIl Primo ottobre è morto a Gerusalemme Israel Gutman z.l., all’età di novant’anni. Ha dedicato tutta la sua lunga vita allo studio della Shoah, di cui era stato non solo un testimone diretto ma anche un sopravvissuto. Nato a Varsavia, il 20 maggio 1923, insieme alla sua famiglia aveva dovuto subire il tragico destino che era capitato in sorte alle comunità ebraiche nell’Europa occupata dai nazisti e dai fascisti. I suoi genitori e la sua sorella più anziana erano morti nel ghetto della capitale polacca, durante gli anni dell’occupazione tedesca. La sorella più giovane aveva lavorato nell’orfanotrofio di Janusz Korczak. Militante della resistenza ebraica, era rimasto ferito durante la sollevazione di aprile e maggio del 1943, quando a seguito di essa ne era derivata la sanguinosissima repressione nazista. Da Varsavia era stato quindi deportato prima a Majdanek e poi ad Auschwitz per raggiungere infine, in una delle numerose «marce della morte» che avevano costellato la ritirata della Wehrmacht dal fronte orientale, il lager di Mauthausen, in Austria. Gutman aveva trascorso così ben due anni della sua esistenza nei campi, risultando infine tra i pochissimi dei rivoltosi di Varsavia sopravvissuti alle infinite violenze seguite alla distruzione del ghetto ebraico. Dopo la liberazione per mano delle truppe americane, avvenuta nel mese di maggio del 1945, fuggì da dove era stato ricoverato, un ospedale austriaco, per raggiungere la Brigata ebraica che operava ancora in Italia, a seguito della VIII armata britannica. Si impegnò quindi per soccorrere ed aiutare altri scampati ai lager, partecipando alle attività del Berichah, il movimento clandestino che si adoperava per permettere agli ebrei di abbandonare l’Europa e raggiungere clandestinamente la Palestina mandataria. Egli stesso, nel 1946, vi immigrò. Da quel momento, e per i venticinque anni successivi, fu membro del kibbutz Lehaot HaBashan, sorto nel 1945 nella Galilea settentrionale, ad una decina di chilometri a sud della municipalità di Kiryat Shmona. L’insediamento, organizzato dai membri dell’Hashomer Hatzair, raccoglieva perlopiù Olim provenienti dalla Germania e dalla Polonia. Nel 1961 fu testimone nel processo contro Adolf Eichmann, a Gerusalemme. Anche in tale veste, oltre che nella qualità di sopravvissuto, aveva già da tempo iniziato a studiare lo sterminio delle comunità ebraiche europee. Nel 1975 conseguì quindi un dottorato presso l’Università ebraica di Gerusalemme con una tesi sul «Movimento di resistenza e la rivolta degli ebrei di Varsavia nel contesto della vita del ghetto tra il 1939 e il 1943», avviando in tal modo quella che sarebbe poi risultata la sua vivace attività accademica e di ricerca. Successivamente divenne infatti responsabile del dipartimento di studi storici sull’ebraismo contemporaneo nella medesima Università, dando vita e sostanza ad uno dei suoi progetti più rilevanti, la stesura e la pubblicazione di una «Enciclopedia dell’Olocausto» in quattro volumi. Sempre nella doppia veste di studioso e di testimone, fu fondatore di Moreshet, «Eredità», un centro dedicato alla memoria di Moderchai Anielewicz, uno dei comandanti della rivolta ebraica del 1943, assumendo poi anche il ruolo di direttore ed editore del periodico dell’istituzione, Yalkut Moreshet. Successivamente ricoprì il delicato incarico di consulente del governo polacco sui temi ebraici e per le commemorazioni della Shoah. Nel quadriennio tra il 1993 e il 1996 fu a capo del prestigioso Istituto internazionale per le ricerche sull’Olocausto dello Yad Vashem di Gerusalemme. Negli anni successivi, e fino al 2000, fu poi il coordinatore capo della ricerca storica (Chief Historian) sempre nello Yad Vashem, per il quale ricoprì anche l’incarico di consulente e consigliere d’indirizzo per le attività con il mondo universitario. Di fatto assolse, nel medesimo tempo, ad una pluralità di ruoli, in quanto membro del comitato scientifico nonché dello staff editoriale degli Yad Vashem Studies. A tali impegni sommò infine quello di presidente del Consiglio internazionale di Auschwitz, presso la medesima Fondazione. I suoi lavori e i suoi studi hanno ricevuto numerosi riconoscimenti e premi, oltre a tributargli due dottorati ad honorem, quello dell’Università di Varsavia nel 1995 e dalla Brandeis University nel 2009. Da ricordare, tra le molteplici pubblicazioni, ricerche come «Anatomy of Auschwitz Death Camp», «The Jews of Poland Between Two World Wars», «Emanuel Ringelblum: The Man and the Historian», «Unequal Victims: Poles and Jews in World War Two». In Italia, la casa editrice Giuntina ha pubblicato nel 1996 la sua «Storia del ghetto di Varsavia». Una lista completa delle sue opere è reperibile online.

Claudio Vercelli‎, storico

(6 ottobre 2013)