Qui Roma – Hans Jonas e la responsabilità

hansjonas“Guarda come sono belle e pregevoli le mie opere; sappi che tutto ciò che ho creato l’ho fatto per te. Fa attenzione a non rovinare e tanto meno distruggere il mio mondo, perché se lo rovini nessuno lo metterà a posto dopo di te” (Midrash Qohelet Rabbà 7, 13). Siamo responsabili, come collettività e come singoli, del mondo e non possiamo rifuggire o semplicemente delegare ad altri questo dovere morale. Ne era consapevole il filosofo Hans Jonas che, in riferimento alla responsabilità, scriveva “agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza di un’autentica vita umana sulla terra” (Il principio responsabilità). Ed è proprio il pensiero del filosofo tedesco – scomparso vent’anni fa – il cuore della due giorni di studio svoltasi a Roma e organizzata dall’Associazione Hans Jonas in collaborazione con l’Associazione A buon diritto, l’Università La Sapienza e l’Università Roma Tre. Responsabilità è stata la parola chiave della sessione odierna presso la biblioteca Spadolini del Senato cui si sono conclusi i lavori e che ha visto protagonisti il politico e giornalista Gianni Letta, Eligio Resta, docente di Filosofia del diritto all’Università Roma Tre e il presidente della Commissione tutela dei diritti umani Luigi Manconi. Ad inaugurare ieri la due giorni sulle tante tematiche legate a Jonas, la tavola rotonda tenutasi davanti a un folto pubblico di studenti presso la Facoltà di Filosofia della Sapienza e moderata dal direttore scientifico dell’Associazione di cultura ebraica Hans Jonas Saul Meghnagi. Tra i relatori, la docente di filosofia Donatella Di Cesare, cui titolo del intervento è stato Nazismo, tecnologia e il mondo della responsabilità.
Eterogeneo e pieno di spunti, il pensiero del filoso tedesco, allievo di Heidegger, ha dato la possibilità di aprire diverse finestre, tutte affacciate sull’attualità. Dalla responsabilità, come si diceva, dei singoli e della collettività di fronte a se stessi, al mondo e all’umanità fino alle questioni legate alla dignità umana, passando per il rapporto tra il filosofo e l’ebraismo. Nell’era della post modernità, in cui non c’è una verità unica a cui affidarsi, in cui mancano riferimenti stabili per una società liquida (come ha scritto Zygmunt Bauman) “siamo condannati a non rispondere più a nessuno delle nostre azioni?”, si chiede Gianni Letta, secondo cui abbiamo l’obbligo di rispondere, di prenderci le nostre responsabilità in particolare attraverso la comunicazione, il dialogo tra culture, esperienze e coscienze diverse. Un compito che la politica in primis dovrebbe portare avanti, abbandonando chiacchiere sterili e futili litigi. Una politica che, come spiega Eligio Resta attraverso la visione di Jonas, vedrebbe i suoi rappresentanti come dei pastori che conducono il gregge, un esempio per il resto della comunità. “La politica – riflette Luigi Mancuso – è il punto di incontro tra due concetti, la morale e il diritto. La prima senza la seconda rimarrebbe teoria, la seconda senza la prima sarebbe asettica e incapace di comprendere i problemi del mondo”. Come sottolinea Tobia Zevi, richiamando il discorso di Letta, nell’ambito della vita quotidiana per un politico ma non solo, il suo comportamento pubblico non può essere scisso dal comportamento privato. “Un concetto molto ebraico per cui non c’è una distinzione tra i due piani”, rileva Zevi. Uno sguardo, invece, verso chi soffre, verso la vulnerabilità –parola spesso richiamata nei suoi lavori da Jonas – è quanto mette in luce Saul Meghnagi che si chiede quando ci assumeremo la responsabilità rispetto a chi soffre oggi e chi soffrirà domani, come agire e in quale sede politica porre rimedio a questa vulnerabilità umana di cui le cronache quotidiane ci danno notizia e su cui Jonas rifletteva alla luce del Male Assoluto, della Shoah. Riflessioni che richiamano in prima persona ciascuno di noi ad agire e che dimostrano come, a distanza di vent’anni, il pensiero di Hans Jonas possa essere da linfa per dibattiti sulla stringente attualità e sul futuro della nostra società.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

(11 ottobre 2013)