identità…

Per comprendere il complesso rapporto che lega l’ebreo alla società circostante ci si deve rifare ad Avraham quando presentandosi ai Cananei, spiega così la sua particolare collocazione: “gher vetoshàv anochi immachèm” – “straniero e residente sono io con voi” (Bereshìt, 23; 4). Ma si può essere stranieri e cittadini al tempo stesso?
Questa doppia autorappresentazione fornita da Avraham esprime molto bene la posizione storica dell’ebreo fuori da Eretz Israel. L’ebreo è “residente” come gli altri allorché partecipa con loro agli sforzi per il bene della società. Sulla scia di Avraham ogni ebreo deve sforzarsi di essere un buon cittadino impegnato, al pari degli altri, a collaborare per il progresso del suo paese e per il bene di tutti. Ma su altri piani scatta una inevitabile differenza in ragione della quale Avraham e noi con lui ci consideriamo “stranieri”. In quello sforzo quotidiano di preservare la nostra distinta identità che inevitabilmente comprende aspetti di separazione.

Roberto Della Rocca, rabbino

(29 ottobre 2013)