Qui Milano – Una storia giudeo-spagnola

claudianaSuggestioni linguistiche, culturali e nostalgiche del mondo degli ebrei di tradizione giudeo-spagnola nei territori del disfatto Impero Ottomano. Ricordi della vita della Comunità ebraica milanese negli anni del fascismo e poi della persecuzione. Soprattutto il ritratto di un mondo che pian piano svanisce nella sua forma originale, per trasformarsi in qualcosa di diverso. Questi sono solo alcuni degli spunti contenuti nel libro di Isacco Papo “Al tramonto di una civiltà. Un ebreo sefardita tra oriente e occidente” (Edizioni Salomone Belforte & C), che è stato presentato alla Libreria Claudiana di Milano in un evento organizzato dalla Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea, dall’Associazione culturale Nuovo Convegno e dalla libreria stessa insieme alla casa editrice. Presenti, oltre all’autore e all’editore Guido Guastalla, la storica del Cdec e consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Liliana Picciotto e Paola Sereni di Nuovo Convegno.
Ad approfondire la parte del volume relativa alla vita ad Edirne, la città turca in cui Isacco Papo vive la prima infanzia, è stata Picciotto, che ha portato una riflessione sul ruolo della lingua giudeo-spagnola nelle comunità ebraiche sefardite del mondo, prima di raccontare il trasferimento a Milano, per ragioni economiche (il capoluogo lombardo era centrale per il commercio e l’industria della seta) della famiglia di Papo, così come di tante altre, che pur integrandosi bene alla nuova vita, mantennero un legame forte tra loro e pochi contatti con l’ebraismo autoctono, almeno inizialmente.
Paola Sereni si è invece concentrata sull’esperienza nella scuola ebraica di via Eupili, che l’autore del libro aveva frequentato ancora prima che divenisse l’unico istituto possibile per tutti i ragazzi ebrei della città, e di cui lei stessa fu allieva dopo il 1938. Commosso il pensiero della storica insegnante e preside della Scuola della Comunità ebraica, che ha ricordato quegli anni, in cui, pur nella difficoltà, si viveva nell’istituto una incredibile “anomala normalità”, come la definisce Papo.
Sul rapporto tra la cultura sefardita e l’ebraismo livornese è intervenuto Guido Guastalla, ricordando l’impegno della Comunità della città toscana e della sua casa editrice per studiare e tenere viva la memoria del giudeo-spagnolo.
“Una lingua che si è mantenuta fuori dal tempo – ha concluso Isacco Papo – perché nei territori dell’Impero ottomano, a differenza che negli altri paesi d’Europa dove trovarono rifugio gli ebrei espulsi dalla Spagna, non ci fu la spinta all’integrazione e così le tradizioni si mantennero intatte per secoli”.
E a sottolineare il legame ancora forte e visibile dell’ebraismo sefardita nei confronti della sua terra d’origine, erano presenti in sala il console spagnolo a Milano e la direttrice dell’Istituto Cervantes.

(14 novembre 2013)