Seminario Figli della Shoah – A scuola di Memoria

logo associazione figli di israeleSono passati quindici anni dal giorno in cui per la prima volta un piccolo gruppo di sopravvissuti alla Shoah, di figli, nipoti e fratelli di chi non è tornato dai lager nazisti iniziò a progettare un’associazione, senza alcun fine di lucro, per ricordare la Shoah. Un’Associazione che si è voluta chiamare Figli della Shoah, http://www.figlidellashoah.org/ , che di anno in anno è cresciuta, fino a diventare la realtà solida, conosciuta e riconosciuta di oggi, che ha realizzato progetti, corsi, lezioni e incontri con decine di migliaia di studenti.
Un gruppo davvero piccolissimo, allora come ora, che però è riuscito a ideare, progettare e a portare a termine iniziative di grande valore, che hanno portato a una sensibilizzazione dell’opinione pubblica che ha aperto la strada all’istituzione del Giorno della Memoria.
Sono pochissimi e sono volontari, ma nonostante la mole di lavoro che portano avanti l’entusiasmo degli organizzatori è sempre trascinante, e i partecipanti alle attività escono sempre profondamente toccati dagli argomenti appena approfonditi, e grati.
Come ricorda Daniela Dana Tedeschi, che fa parte dell’Associazione fin dal 2002, le cose sono molto cambiate, come sono cambiate le sfide da affrontare: “Era molto differente, allora, non c’era nulla, se non istituti storici, come il Cdec, e – anche se ora è difficile immaginarlo – non c’era il Giorno della Memoria.” Il progetto di portare avanti la memoria di quanto accaduto è stato molto apprezzato fin dai primi giorni. Eli Wiesel nel 1998 scrisse, in una lettera indirizzata ai primi fondatori: “Ci chiediamo cosa succederà alla Memoria della Shoah
quando scomparirà anche l’ultimo Sopravvissuto: i suoi Figli saranno qui per continuare a testimoniare.”
“Ora – ricorda ancora Daniela Dana Tedeschi – è necessario anche combattere l’effetto di una conoscenza che a volte è superficiale, a causa di una comunicazione non sempre corretta, e la trasformazione della società impone anche un cambiamento nel nostro modo di comunicare nelle scuole: molti ragazzi provengono da luoghi lontani, mentre la storia della Shoah è profondamente radicata nella storia europea, che questi ragazzi devono assimilare, fare propria”.
Ed è proprio alle scuole che l’Associazione Figli della Shoah dedica gran parte delle proprie energie, e con grande successo: saranno 250, domani, gli insegnanti provenienti da tutta Italia che parteciperanno al corso organizzato insieme al Cdec – Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea e con la collaborazione della Fondazione Memoriale della Shoah. Il seminario di aggiornamento per docenti “Insegnare oggi la Shoah: manuali di storia e percorsi didattici”, che ha il patrocinio dell’Ufficio scolastico per la Lombardia, affronterà diversi argomenti fondamentali per chi vuole trasmettere correttamente la Memoria: dall’analisi di come sia trattata la Shoah nei manuali di storia, a sessioni congiunte con vari esperti, si passerà nel pomeriggio a gruppi di lavoro specifici per i diversi ordini scolastici, per concludere con un intervento su “Vero e falso tra manipolazione e comunicazione. Affrontare e comprendere il negazionismo in classe e tra il pubblico.” Fra i relatori Michele Sarfatti e Francesca Costantini del CDEC, Alessandra Minerbi, insegnante nella scuola secondaria di I° Grado, Ernesto Curioni, pedagogista dell’Università Bicocca di Milano, Donatella Giulietti, responsabile della didattica dell’Istituto Storico di Pesaro, e Lia Levi, scrittrice e Claudio Vercelli, ricercatore presso l’Istituto di studi storici Salvemini a Torino.
Tutti temi attualissimi, che gli insegnanti possono approfondire anche sfruttando i tanti materiali didattici elaborati con cura e professionalità negli anni, o portando nella propria scuola una delle mostre pronte, che l’Associazione Figli della Shoah offre gratuitamente a tutti gli enti e istituti scolastici che ne facciano richiesta.
Daniela Dana Tedeschi ricorda anche che sono anni molto particolari, questi, perché sono gli ultimi, purtroppo, in cui possiamo ancora ascoltare i sopravvissuti che raccontano la propria esperienza: “Sono rimasti in pochi, e sono stanchi… non penso che vorranno andare avanti ancora molto. Proprio per questo nel Giorno della Memoria organizziamo degli incontri a cui sarà possibile assistere anche online. Vogliamo infatti che tutti i ragazzi, se le scuole vorranno collegarsi, possano sentire dalla loro voce quello che è stato. Perché non possano dimenticarlo mai.”

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(27 novembre 2013)