Realtà e finzione

anna segreTra gli eventi torinesi dell’ultima settimana vale la pena ricordare la proiezione di domenica scorsa al Museo Diffuso della Resistenza del film “Il Mundial dimenticato – la vera incredibile storia dei Mondiali di Patagonia 1942”, di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni. Tullio Levi, organizzatore dell’iniziativa sotto l’egida del Gruppo di Studi Ebraici, ha scoperto questo film del 2011 solo l’estate scorsa al festival di Ashkelon. Che fosse necessario andare in Israele per avere l’occasione di vedere un bel film italiano (che forse in patria non ha avuto la diffusione che merita) è un curioso paradosso da aggiungere ai molti altri paradossi di cui il film è ricco, a cominciare dal tema di fondo: non è paradossale infatti che, mentre la civile Europa si sta autodistruggendo, dall’altra parta del mondo la folle iniziativa di un eccentrico conte, che organizza un campionato tra squadre raccogliticce di lavoratori locali, indios, missionari o simili, contenga un inascoltato messaggio di pace?
Ancora più simpaticamente paradossale, però, è il modo in cui si è svolta la presentazione: il film (in realtà un mockumentary, un documentario fittizio) è stato introdotto molto seriamente, quasi come se davvero fosse stata la ricostruzione di fatti reali (o, per lo meno, mi pare si sia volutamente giocato sul filo dell’ambiguità, assecondando lo stile rigorosamente documentaristico del film); viceversa, suonava tutt’altro che realistico, in coda alla proiezione, il divertente racconto del regista Lorenzo Garzella sulle avventure e sugli imprevisti che hanno costellato le riprese. E così una volta di più abbiamo avuto l’occasione di riflettere sulla nostra incapacità di distinguere la realtà dalla finzione. D’altra parte anche da fatti mai accaduti si può ricavare un utile insegnamento, e questo è certamente vero per i Mondiali di calcio disputati in Patagonia nel 1942.

Anna Segre, insegnante

(6 dicembre 2013)