Auguri di Peres per l’anno persiano: “Che sia un anno di pace”

peres thumbSuperare un’inimicizia storica, quella tra Israele e Iran. Si rivolge a tutto il popolo iraniano il presidente israeliano Shimon Peres nel suo messaggio di auguri per il capodanno persiano. Un’apertura, attraverso i social network, per superare lo scontro con i vertici di Teheran e rivolgersi direttamente ai cittadini iraniani. “Poiché abbiamo avuto un grande passato, possiamo e dobbiamo avere un grande futuro” e ancora “proviamo ad avere un anno calmo e di pace, dimentichiamoci della guerra e delle minacce. Possiamo farlo, dobbiamo farlo”. Quell’Iran che ha discusso in questi giorni a Vienna la questione sul nucleare con i famosi 5+1 (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti più la Germania). Quell’Iran che preoccupa Israele perché ne sovvenziona i nemici (da Hezbollah in Libano fino al terroristi della Striscia di Gaza) e ne minaccia la sicurezza. Fa appello, però, alla storia il premio Nobel per la pace israeliano, ricorda il grande passato condiviso dai due popoli, alla convivenza pacifica durata secoli ma bruscamente interrotta negli ultimi decenni. Rapporti congelati e aperta inimicizia con Israele che, a differenza di alcuni partner europei, continua a non fidarsi di Teheran, nemmeno con il cambio al vertice tra Mahmoud Ahmadinejad e Hassan Rohani. “Lupo travestito da pecora”, aveva definito il nuovo volto iraniano il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Proprio Netanyahu ha più volte chiesto l’inasprimento delle sanzioni nei confronti della Repubblica islamica ma i 5+1 sono invece andati verso un’altra direzione. Ultima tappa, la citata Vienna in cui i paesi occidentali hanno ribadito all’Iran le loro posizioni sul nucleare: blocco del reattore di Arak, in via di costruzione e oramai quasi completato, o conversione in un impianto che produca meno plutonio. Il timore, per Israele quasi una certezza, è che l’Iran usi i materiali per la produzione di un arsenale nucleare. Rohani, invece, sostiene di non aver mai avuto interesse a dotarsi di armi nucleari e che l’arricchimento dell’uranio sia volto solo a scopi scientifici. I negoziati in merito continuano e Hillary Clinton, segretario di Stato Usa dell’Obama prima versione, ha chiesto fiducia nel lavoro dei 5+1 perché ci sono “buone possibilità di raggiungere un accordo”. Lo ha fatto dal palco dell’American Jewish Congress ma si è rivolta soprattutto all’alleato israeliano. Credere nella buona fede di Teheran appare però difficile per Gerusalemme, in particolare dopo la scorsa settimana. A primi di marzo, infatti, l’esercito israeliano ha sequestrato un carico di armi diretto ai terroristi jihadisti di Gaza e, secondo l’intelligence dello Stato ebraico, inviato proprio dall’Iran. Oltre al fatto che i vicini, nonché nemici storici di Israele, da Hezbollah ad Assad, sono finanziati proprio dalla Repubblica islamica iraniana.
Il premio Nobel per la pace Peres ha ricordato il passato, non così remoto, in cui la convivenza tra ebrei e persiani non era solo possibile ma reale. La storia recente parla invece un’altra lingua, con l’Iran considerato il burattinaio di gruppi terroristici sparsi per il mondo, responsabili di attentati contro Israele. Peres ha usato i social network per aprire una finestra di dialogo con la società iraniana e trovare qualcuno che presta l’orecchio. Rohani, che su Twitter spara un cinguettio al minuto, al momento agli auguri è rimasto sordo. O solo muto. Magari altri li hanno ascoltati e risponderanno.


Daniel Reichel

(20 marzo 2014)