Qui Milano – Libri, Memoria prima della Memoria

Schermata 2014-03-24 alle 13.34.33Che cosa significava studiare lo sterminio, scoprire gli orrori dei campi, denunciare le atrocità del nazifascismo, quando nel mondo fumavano ancora le macerie della seconda guerra mondiale, quando le parole Shoah, Memoria, Auschwitz, non avevano ancora assunto il significato di oggi nella coscienza collettiva? A ricostruire e riflettere sul lavoro di quei primissimi anni dopo la fine del fascismo in Italia è un volume dal significativo titolo Auschwitz prima di “Auschwitz” (Ombre Corte editore) di Costantino Di Sante, direttore dell’Istituto di Storia contemporanea della Provincia di Pesaro, che ripercorre l’opera di Massimo Adolfo Vitale, alla guida del Comitato ricerche deportati ebrei dalla liberazione di Roma fino ai primi anni ’50 e poi nel Consiglio del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano come rappresentante dell’allora Unione delle Comunità Israelitiche Italiane. “Vitale era un uomo versatile, un colonnello dell’esercito, aviatore, convinto che il colonialismo fosse portatore di effetti positivi per le popolazioni locali” racconta la storica del Cdec e consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Liliana Picciotto, che è intervenuta negli scorsi giorni a Milano alla presentazione del volume organizzata da Anpi, Aned e Cdec (insieme a lei anche l’autore e Antonella Tiburzi dell’Aned).
“Nel 1929 a Vitale fu assegnata in Libia una carica importante nell’amministrazione coloniale. Durante la guerra tornò in Europa e poi si rifugiò a Tangeri, dove lavorò per i servizi segreti alleati. Quando scoprì che la madre e la sorella erano state deportate da Torino, la reazione emotiva identitaria fu fortissima”. Da quel momento, nella Roma liberata e mentre ancora l’Italia del Nord è sotto occupazione, Vitale inizia a cercare di capire cosa fosse accaduto agli ebrei partiti verso ignota destinazione. “Creò un ufficio di ricerca delle persone. Quando realizzò che quelle persone non sarebbero mai tornate, iniziò a raccogliere documenti, a fare ricerche. Di fatto Vitale fu l’autore della prima lista di deportati dall’Italia” prosegue Picciotto.
Nel 1947, accompagna due sopravvissuti in Polonia a testimoniare nel processo contro il direttore del campo di Auschwitz Rudolf Hoss. “All’epoca non si sapeva nulla di Auschwitz. Lui fu il primo in Italia a visitarlo e a darne poi testimonianza scritta” conclude la storica. Una testimonianza che Di Sante ha inserito nel libro. Per raccontare l’inizio del cammino di verità e presa di coscienza in Italia che dopo molti anni ha ancora tanti passi da compiere.

(24 marzo 2014)