Qui Budapest – “Uniti per i nostri diritti”

rav lazar“Girano con vestiti eleganti ma tristemente reiterano un vecchio cavallo di battaglia: allontanare gli ebrei dall’ebraismo. Durante la Shoah si procedette con la violenza e le uccisioni. Oggi, constatato che la morte non paga, cercano di attaccare le nostre anime”. È il durissimo attacco formulato dal rav chabad Berel Lazar, rabbino capo degli ebrei di Russia con capacità di influenza anche nei confronti dell’operato di Vladimir Putin. Destinatari del suo intervento, pronunciato in occasione di un evento organizzato a Budapest dal Rabbinical Center of Europe, funzionari e dirigenti dell’Unione Europea che in questi mesi hanno proposto di mettere al bando sia la circoncisione che la macellazione rituale. Due pilastri dell’identità ebraica, oltre che di quella islamica, in alcun modo negoziabili. Tanto che rav Lazar, rabbino capo del paese e leader molto ascoltato nel panorama religioso nazionale, ha parlato di questi tentativi come di un “nuovo antisemitismo”.
Formatosi a Milano, protagonista di numerose iniziative nella Russia post-comunista, convinto sostenitore della recente annessione della Crimea (presa di posizione che ha portato a numerose critiche), il rav si è rivolto con parole nette all’assemblea sottolineando l’importanza di uno sforzo comune affinché ogni bambino ebreo possa essere circonciso senza alcun ostacolo giuridico a questa pratica. L’obiettivo finale, ha quindi sottolineato Lazar, deve essere quello di ricostruire “comunità ebraiche anche più forti di quelle preesistenti alla Shoah e al comunismo”.
Dallo scorso gennaio Polonia e Danimarca hanno messo al bando la macellazione rituale senza un preventivo stordimento (contrario all’Halakhah). Da sottolineare inoltre l’intervento del Consiglio d’Europa che, lo scorso ottobre, ha definito la circoncisione “una violazione dell’integrità fisica del bambino”. Sviluppi inquietanti che sono stati ampiamente discussi nel corso dell’incontro anche da altre voci del rabbinato europeo, accorso in gran numero per lanciare – nel 70esimo anniversario della deportazione della comunità magiara – un messaggio unitario “per l’identità ebraica” e “contro l’assimilazione”. Tra gli oltre 200 partecipanti i rabbini capi di Israele Yitzhak Yosef e David Lau e il ministro per gli affari religiosi Eli Ben Dahan. Ad aprire l’evento una marcia lungo il Danubio al canto di “Ani Maamin” (brano che afferma la fede nell’arrivo del Messia) che si è conclusa davanti all’installazione artistica che ricorda le fucilazioni di numerosi ebrei negli anni più bui.

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(26 marzo 2014)