LIVELLI DI GUARDIA Qui Milano – Questa volta insieme

Girateci intorno, guardatela come vi pare: il bicchiere è mezzo pieno. Considerate l’inciampo, il danno, il tormento, la ferita aperta, quel senso di umiliazione e di sfiducia che getta un’ombra sull’avvenire. E guardate l’energia di stare assieme, di partecipare, di fare chiarezza, di costruire il domani. Si respirava, nel corso della drammatica assemblea straordinaria degli ebrei milanesi, il desiderio di capire, di ottenere garanzie, di costruire argini di protezione. E non ha trovato spazio la caduta nella malevolenza, nella critica distruttiva e del senno di poi, la penosa tentazione di chi oggi ti viene a raccontare che lui già da prima aveva capito tutto, ma guarda caso invece al momento buono fu incapace di parlare. E’ stata una reazione di estrema maturità, di grande fermezza. Certo da parte dei leader ebraici di oggi e di ieri, fianco a fianco nella determinazione di fare chiarezza. Resi infinitamente più grandi nella loro sincera emozionalità, nella loro sofferenza. Ma soprattutto ha contato la reazione della gente.

Un singolo problema, per quanto grave, non li ha sperduti, non li ha fiaccati. Ha chiamato a raccolta, ha risvegliato la voglia di partecipare, a ragionare, a mettere da un canto le beghe, i personalismi, le cadute dei penosi esibizionismi. E così, come spesso avviene nei destini ebraici, nel momento più difficile, nel buio più profondo, la sfiducia ha cominciato a sgretolarsi, la voglia di fare si è rimessa in marcia. E torna, come spesso accade nei momenti difficili, l’attenzione per l’unione, per i soli spazi comuni in cui tutti, tutti gli ebrei italiani possono ritrovarsi, parlarsi e lavorare assieme. Questo il senso del messaggio, che l’assemblea ha accolto con intenso affetto, portato dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. C’è un solido ancoraggio nel quadro di chi crede nell’Italia ebraica, per Milano.

Troppo spesso siamo stati abituati a sentire che Milano è un problema, una comunità difficile. Ma senza Milano, non si va avanti. Oggi possiamo vedere che di qui riparte la sfida, che Milano è il difficile laboratorio dell’ebraismo italiano nella costruzione della rinascita, nei ponti che si gettano attraverso tutte le componenti della nostra società, su tutte le sponde del Mediterraneo, al di là dei confini sempre più fragili del mondo globalizzato.

C’è un futuro, per Milano, fin quando non sbiadisce la voglia di stare assieme. Nessuno può illudersi di rubarcelo.

gv

(3 aprile 2014)