Francia, non è reato dire “fascista” a Le Pen

rassegnaNuove tensioni nell’aula del Senato. A scaldare gli animi anche il parlamentare Giuseppe D’Anna (Gal, gruppo fiancheggiatore di Forza Italia) che ha definito “squadristi” i colleghi del Movimento Cinquestelle e, come estrema provocazione, ha scelto di attraversare l’emiciclo con il braccio teso nel saluto fascista (Dino Martirano, Corriere della sera).

Dalla Francia intanto la notizia che dire “fascista” al leader dell’estrema destra Marine Le Pen non è reato. Il leader del Front de Gauche, Jean-Luc Melenchon, è stato infatti assolto dal tribunale di Parigi che ha ritenuto che il termine “può avere un carattere offensivo se utilizzato fuori da ogni contesto politico o accompagnato da altre espressioni degradanti” mentre non ci sarebbe nessun carattere offensivo “quando viene utilizzato tra avversari politici su un tema politico” (Messaggero, in breve).

“L’ Halakhah, la Legge ebraica, nella grande maggioranza dei casi guarda con favore alle procedure che riguardano la fecondazione assistita nella coppia quando non può avere figli. Perla fecondazione eterologa c’è invece, in ambito rabbinico, una letteratura unanime nel considerarla da evitare. È una procedura sconsigliata anche per motivi etici e psicologici”. L’intervento del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni sul notiziario Pagine Ebraiche 24 e sul portale www.moked.it è oggi riportato dal Tempo. I colleghi dimenticano però di citare la fonte.

Proprio a Roma, a oltre due anni dalla liberazione, è tornato per una visita il cittadino onorario Gilad Shalit. Ad accoglierlo il Keren Kayemeth LeIsrael Italia in un incontro cui hanno preso parte il suo presidente Rafi Sassun, il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici e il rav Di Segni. Al via, con la collaborazione di Gilad, un progetto che verrà finanziato e portato avanti dalla onlus ecologista. “Si tratta – afferma Sassun – della creazione di alcune aree di relax all’interno della base militare di Tzeelim, la più grande base di addestramento di Zahal” (Tempo Roma).

Sull’inserto Sette del Corriere Stefano Jesurum torna ad occuparsi del dibattito attorno alla nuova moschea di Milano. Un tema di grande attualità, anche alla luce dell’Expo 2015 che porterà il capoluogo lombardo al centro dei riflettori. “Nel dibattito sul luogo di preghiera – osserva Jesurum – s’incontrano il ventre molle italiano e gli islamici più ‘eccentrici’: per Milano, l’occasione di diventare una città di respiro internazionale”.

Il grande intellettuale ebreo Alain Finkielkraut entra a far parte degli ‘immortali’ dell’Académie française. Occuperà la poltrona numero 21, rimasta vuota nel 2012 dopo la morte dello scrittore belga Fèlicien Marceau. “Mi preoccupa l’impoverimento del nostro vocabolario, anche nelle élite. L’Académie – ha dichiarato a margine della nomina – significa la lingua sostenuta dalla letteratura. Credo molto in questo: la Francia è una patria letteraria” (Secolo XIX).

Sulla Stampa Andrea Sceresini racconta l’avanzata di Jobbik a Miskolc, città di 170mila abitanti vicina al confine con la Slovacchia dove il partito neonazista ha conquistato oltre il 30 per cento dei consensi. Inquietante lo scenario descritto. “Sulle pareti della piccola sede di Jobbik – scrive l’inviato – spiccano due grandi quadri: c’è il ritratto dell’ammiraglio Miklós Horthy, il reggente filofascista che governò il Paese dal 1920 al 1944, e c’è la cartina della ‘Grande Ungheria’, la super-nazione che andava dalla Croazia alla Transilvania, sogno proibito del nuovo sciovinismo magiaro”.

Da leggere, sul Venerdì di Repubblica, l’articolo che parla di una band musicale (“9 Lives”) formata da reduci dell’esercito israeliano che devono convivere con gravi menomazioni o patologie. “Sul palco riesco a non pensare e mi immergo nella musica”, spiega uno dei chitarristi.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(11 aprile 2014)