#IsraeleDifendeLaPace – Moshe Melako (1994 – 2014)

mosheVentotto soldati dell’esercito israeliano. Giovani morti durante queste giornate di combattimento per difendere Israele dal terrore. Le loro storie sono quelle di ragazzi normali, ragazzi che stavano facendo al meglio il proprio dovere.
Il Sergente Moshe Melako, vent’anni, viveva a Gerusalemme ed è stato ucciso domenica 20 luglio, nonostante il suo nome sia stato reso noto solo lunedì. Era parte della Golani Brigade, e aveva sette fratelli. In effetti, come ha raccontato un suo cugino, è stato per seguire uno di loro che Melako si è unito ai combattimenti. Era una persona sempre allegra, sorridente, un ragazzo disponibile, affettuoso, che dava volentieri una mano in casa e amava occuparsi in particolare di due sorelline più piccole, gemelle.
Era riuscito a parlare con sua madre sabato, e le aveva detto che andava tutto bene. Cercando di rassicurarla aveva insistito che non c’era davvero nessun motivo di preoccupazione. Aveva fatto di tutto per entrare a far parte della sua Brigata, ed esserci riuscito era stato per lui motivo di gioia e di orgoglio. L’ultimo messaggio è arrivato a Eli Fantia, amico fraterno, venerdì sera: “Ti scrivo ora perché per un po’ non riuscirò a parlarti. Ti voglio bene fratello. Shabbat shalom”.
Al suo funerale hanno partecipato in centinaia, colpiti anche dal fatto che domenica è stato un giorno terribile, con 13 soldati morti mentre combattevano contro Hamas a Gaza, nel giorno più sanguinoso del conflitto. È dalla guerra del Libano, nel 2006, che non c’erano stati tanti morti. Ma la grande emozione è forse anche data dalla storia della famiglia: nel 1991 l’Operazione Salomone nel giro di 36 ore riuscì a portare in salvo in Israele 14.500 ebrei etiopi. Utilizzando una trentina di aerei, carichi fino all’inverosimile dopo essere stati svuotati di tutto, il governo israeliano con l’apporto fondamentale dell’esercito riuscì con una operazione clandestina a portare in salvo la consistente comunità ebraica residente in Etiopia, messa in pericolo dalla grave crisi politica locale. Il governo di Mengistu – che era sempre stato contrario all’emigrazione di massa in Israele – era prossimo al collasso, cosa che rese l’operazione più semplice. Fra coloro che vennero salvati nel 1991 c’erano i genitori di Moshe Melako, nato a Gerusalemme, morto per difendere il suo paese.

a.t. twitter @atrevesmoked

(22 luglio 2014)