Hamas rompe la tregua

rassegnaI volti delle dodici ore di cessate il fuoco per ragioni umanitarie in vigore dalle 8 del mattino della giornata di ieri. I razzi che continuano a essere sparati contro Israele, durante la giornata, e poi ancora a sera, quando lo Stato ebraico annuncia l’estensione della tregua per altre 4 ore e l’organizzazione terrorista rifiuta, lanciando missili contro Tel Aviv. La vita a Gaza dove la gente approfitta della sospensione dei combattimenti per uscire, rifornirsi, e, nel caso degli sfollati, tornare alle proprie case per recuperare qualcosa e verificare la situazione. A fare il punto della situazione è, tra gli altri, Maurizio Molinari sulla Stampa, che racconta la situazione particolarmente drammatica nei quartieri roccaforte di Hamas come Sujayia, dove più pesante è il bilancio degli scontri in termini di danni alle cose e alle persone. Una zona “dove Hamas ha un sostegno molto forte, i fondamentalisti hanno invocato la resistenza, hanno chiesto di non andarsene, di non cedere agli avvertimenti dell’esercito (‘dovete evacuare, stiamo per attaccare’). Minacciavano gli israeliani: ‘Abbiamo consegnato una granata a ogni abitante, da tirare invece delle pietre’” la descrive Davide Frattini sul Corriere.

Ancora sul quotidiano di via Solferino, l’analisi della situazione diplomatica, con un focus sul vertice di Parigi e sull’atteggiamento del segretario di Stato americano John Kerry “duro verso Israele”. “E’ stato un incontro molto utile per arrivare all’obiettivo immediato di un estensione del cessate il fuoco in vigore in queste ore. La priorità in questo momento è fermare la perdita di vita umane a Gaza Poi si dovrà arrivare a una tregua negoziata per permettere l’ingresso degli aiuti umanitari e l’inizio della ricostruzione” la dichiarazione del Ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini. Nell’articolo viene sottolineato anche come Israele tema che “aprire i valichi permetta di fare passare commando armati invece che civili, e cemento per ricostruire tunnel per i missili invece che case”.

Tra gli approfondimenti, Fiamma Nirenstein sul Giornale racconta la realtà dell’alta percentuale di riserviste che stanno prestando in questi giorni servizio nell’esercito, conciliando lavoro, famiglie, persino gravidanze.
“Al di là di giudizi e condanne come si esce da questa situazione?” domanda un lettore del Fatto Quotidiano a Furio Colombo. “Un primo tentativo può essere di ridare al passato e al presente intorno a Israele un volto meno lontano dai fatti. Nessuna propaganda ha la forza, la vastità e la continuità di quella contro Israele che ha la capacità di trascinare, come detriti di un fiume in piena, tutti i dettagli del lungo conflitto con una perfetta abilità di isolare ogni gesto e ogni fatto israeliano come se non vi fosse mai stato un avversario, come se tutti i governi di quel Paese fossero stati uguali (non una traccia di Begin, che fa pace con l’Egitto e ne fa un alleato, non di Rabin, che stava per fare la pace con tutti). Questo non è un tentativo di dare crediti a Israele, ma di far notare che nessun gesto, nessuna iniziativa da Camp David a Oslo o strette di mano, o garanzie di altri Paesi arabi, fino all’abbraccio con Papa Francesco, ha mai fatto differenza – sottolinea – Ecco la prima cosa da fare per tentare di essere utili. Bisogna tornare dalla propaganda alla verità. La verità non è contro i morti. È in difesa dei morti. È contro la strategia di usare una intera città come trincea allo scoperto per attirare sempre più reazione e mostrare sempre più cadaveri al mondo. La guerra, nel suo orrore, è alla pari. La propaganda no. Sta vincendo Hamas, ben protetto da cumuli di cadaveri”.

Antisemitismo. In Europa non si fermano le manifestazioni di sostegno alla causa palestinese, sempre più caratterizzate da espressioni di odio verso Israele (Stampa). “Gli antisemiti e il pretesto del conflitto” si intitola l’editoriale pubblicato in prima pagina dal quotidiano torinese, che denuncia come con la scusa del conflitto riemerga in Europa l’odio antiebraico mai scomparso.
Sul tema interviene anche il filosofo francese e rappresentante di JCall Alain Finkielkraut in un’intervista su Le Figaro la cui traduzione è pubblicata oggi da Repubblica. Finkielkraut oltre a lanciare l’allarme contro l’antisemitismo in Europa e in Francia mette l’accento su ciò che viene facilmente dimenticato a proposito della crisi in corso. “Se la civiltà dell’immagine non stesse distruggendo la comprensione della guerra, nessuno sosterrebbe che i bombardamenti israeliani sono rivolti contro i civili. No, gli israeliani avvertono gli abitanti di Gaza dei bombardamenti che stanno per fare. E quando mi dicono che queste persone non hanno un posto dove andare, rispondo che i sotterranei di Gaza avrebbero dovuto essere fatti per loro. Oggi ci sono delle stanze di cemento armato in ogni casa d’Israele. Ma Hamas e la Jihad islamica fanno altri calcoli e hanno altre priorità architettoniche. Per vincere la guerra da un punto di vista mediatico, vogliono far apparire Israele come uno Stato criminale. Ogni vittima civile, per loro è una benedizione”.

Noa. “Si è trattato solo di un equivoco. La politica non c’entra nulla. Purtroppo il signor Benincasa deve aver travisato alcune frasi di una mail che gli era stata inviata da una delle nostre sezioni. Il concerto è stato cancellato solo per motivi economici. Noi siamo un’associazione no profit, i nostri fondi sostengono gli asili nido e altre attività. L’evento era stato organizzato tre mesi fa, ma solo pochi giorni fa abbiamo saputo che non erano stati trovati gli sponsor per coprire le spese. Se poi alcuni di loro si sono spaventati per il rumore di questa vicenda delle dichiarazioni di Noa su Israele io non lo so, ma non siamo stati certo noi. Ci siamo illusi di potercela fare, ma alla fine abbiamo dovuto arrenderci”. Così la presidente dell’Associazione donne ebree d’Italia, sezione della Women International Zionist Organization sottolinea nuovamente come la decisione di annullare il concerto con la cantante israeliana Noa non sia stata dettata da ragioni politiche, confermando anche il concerto del 30 ottobre a Trieste, sempre targato Adei (Repubblica Milano).

Su Repubblica Roma un articolo dedicato all’inaugurazione del Tempio maggiore avvenuta il 27 luglio 1904.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked

(27 luglio 2014)