“Sant’Anna di Stazzema,
un monito per l’Europa”

IMG-20140812-00522In occasione della cerimonia per il 70esimo anniversario dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha tenuto il seguente intervento:

“Illustre signor sindaco, rappresentanti delle associazioni partigiane e antifasciste, illustri autorità civili, militari e religiose, illustre signor console di Germania, cari amici e carissimi ragazzi.
Illustre ministro professoressa Stefania Giannini, come già tante altre volte ci troviamo uniti per perseguire un fine comune, quello di offrire ai nostri studenti un’occasione per acquisire non solo erudizione e nozioni ma anche vera cultura fatta di conoscenza e di coscienza.
È per me un grande onore poter intervenire oggi in questo luogo e in questa cerimonia così ricca di significati.
Nel ricordare i crimini che furono compiuti vogliamo infatti consolidare nella memoria collettiva gli orrori di un passato che non tornerà a verificarsi nelle nostre vite e in quelle dei nostri figli soltanto se saremo stati capaci di apprendere la terribile lezione di quel 12 agosto di 70 anni fa.
Sant’Anna di Stazzema è stata luogo di violenza e morte per antonomasia. Il teatro di uno dei più abbietti crimini realizzati dai nazisti nel nostro paese. Uomini e donne, anziani e bambini: 560 innocenti barbaramente uccisi. Una tragedia incommensurabile, una delle molte atrocità senza senso di quel periodo oscuro.
Come sempre accade quando prevale la violenza e la barbarie il prezzo più alto viene pagato dagli innocenti e dagli indifesi.
Tra i testimoni di quell’orrore spicca una figura paradigmatica dell’ebraismo italiano: il futuro rabbino capo di Roma Elio Toaff, allora 29enne, che come molti suoi correligionari scelse di combattere per la libertà nelle fila della Resistenza.
Un capitolo di storia ancora poco conosciuto eppure straordinariamente significativo: furono infatti oltre un migliaio, nella piccola comunità ebraica italiana già colpita da leggi discriminatorie e violente persecuzioni, a rispondere alla chiamata della lotta partigiana. Un contributo fondamentale, che risultò evidente in molte circostanze.
Furono partigiani, tra gli altri, Enzo ed Emilio Sereni, Vittorio Foa, Carlo Levi, Primo Levi, Umberto Terracini, Leo Valiani.
Era un ebreo la più giovane vittima della lotta di Resistenza, il mantovano Franco Cesana, ucciso all’alba dei 14 anni a Pescarola.
In una intervista al Corriere di alcuni anni fa rav Toaff ricorda: “Quando entrammo in Sant’Anna, verso le 11, eravamo soltanto una dozzina. E prima di vedere l’orrore fummo assaliti da un odore terribile, di carne umana, bruciata. C’era una donna, seduta di spalle, di fronte a un tavolo. Per un attimo pensai che fosse viva. Ma, appena avanzai, vidi che aveva il ventre squarciato da un colpo di baionetta. Era una donna incinta e sul tavolo giaceva il frutto del suo grembo. Avevano tirato un colpo d’arma da fuoco anche in testa a quel povero bimbo non ancora nato”.
È ancora rav Toaff a parlare: “La prima casa che trovammo era alla Vaccareccia: fumava ancora. Dentro c’erano i corpi di un centinaio di persone, in maggioranza donne e bambini. Le Ss, quattro colonne da 100 uomini ciascuna di quella stessa XVI divisione che ha agito poi a Marzabotto, li avevano chiusi lì dentro, poi avevano dato fuoco alla paglia e avevano gettato dentro delle bombe. Vedemmo un ammasso irriconoscibile”..
Eppure, come rileverà lo steso Toaff, l’oblio sarebbe a lungo calato sull’eccidio.
Dal silenzio di quegli anni si è oggi arrivati a una nuova stagione di consapevolezza e Sant’Anna di Stazzema è diventato il luogo di rinascita di un’Europa che, sulle ceneri dei molti drammi del suo passato, ha saputo ricostituirsi e credere in un futuro migliore.
Oggi Sant’Anna di Stazzema è il luogo dove i presidenti della Repubblica di Italia e Germania possono unirsi in un abbraccio carico di risvolti simbolici.
Oggi Sant’Anna di Stazzema è il luogo in cui possiamo finalmente sentirci cittadini d’Italia, d’Europa, uomini liberi.
Sono qui per portarvi il saluto delle comunità ebraiche italiane e l’abbraccio degli ebrei italiani. Come figli, fratelli, familiari di vittime innocenti della follia nazista condividiamo il dolore per coloro che abbiamo perduto e al tempo stesso siamo consapevoli della necessità che questo passato non venga dimenticato”.