“Silenzio sui cristiani ricorda quello sugli ebrei”

rassegnaOltre 170 razzi piovuti da Gaza su Israele, la minaccia di Hamas all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, la risposta israeliana affidata ai raid aerei con 22 vittime tra i palestinesi. È il bilancio delle ultime ore di conflitto tra Gaza e Israele, ripreso dopo la violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas. I quotidiani nazionali aprono con la notizia del tentativo israeliano di eliminare Mohammed Deif, capo militare di Hamas. “Ma il leader delle Brigate Qassam – scrive Maurizio Molinari su La Stampa – è sfuggito all’attacco, confermando la fama di avere ‘nove vite’, essendo già sopravvissuto ad almeno cinque tentativi di eliminazione”. Molinari riporta le minacce di Hamas all’aeroporto israeliano Ben Gurion, intimando alle compagnie aeree straniere di non atterrarvi oggi, ai cittadini del Sud di Israele e la rivendicazione dell’uccisione di Eyal, Gilad e Naftali, i tre ragazzi israeliani rapiti e uccisi vicino a Hebron. “Il premier Benyamin Netanyahu – scrive Massimo Lomonaco sul Secolo XIX – ha ribattuto che la fazione islamica ha subito il ‘colpo più forte dalla sua fondazione’. In un discorso al paese, il premier israeliano ha dichiarato che l’operazione Margine Protettivo “continuerà fino a che la calma non verrà ristabilita”, ma “dice di essere disponibile a ricominciare le trattative per un accordo di pace con Abu Mazen, il presidente palestinese – scrive Davide Frattini sul Corriere della Sera che riporta poi le parole di Netanyahu- ‘Vedo un nuovo orizzonte diplomatico per il Paese, quando i combattimenti cesseranno’”. Da Ashkelon, Alberto Flores D’Arcais (Repubblica) visita la sala operativa del sistema antimissile Iron Dome. “Grazie alla velocità dei sistemi di allarme — in pochi secondi viene individuata l’area dove i Grad e i nuovi razzi a maggiore gittata di cui dispone Hamas sono diretti — non ci sono state vittime”, spiega il giornalista che si sofferma sulle difficoltà di Ashkelon, la città più colpita dai razzi di Hamas. “Sedici chilometri da Gaza City, otto dal confine con la Striscia, con i suoi grandi palazzi e le sue lunghe spiagge, è il pasta ideale contro cui i terroristi di Hamas mettono a punto le loro armi di distruzione e paura”. E mentre D’Arcais parla di “inevitabile reazione” in riferimento alla risposta di Tzahal ai razzi da Gaza, sul Fatto Quotidiano – nel riportare le sofferenze degli abitanti della Striscia – non viene si legge che a violare la tregua è stato Hamas

“Il silenzio sui cristiani ricorda quanto successe agli ebrei”. Sul Corriere Ronald Lauder, presidente del Congresso ebraico mondiale, denuncia il silenzio sulla persecuzione contro i cristiani in Medio Oriente e ricorda come “poche proteste si levarono sulle campagne di epurazione naziste del 1930 prima che fosse troppo tardi, e come allora, il silenzio di oggi è altrettanto assordante”. Lauder si chiede dove sia l’Onu, che concentra la sua attenzione su Israele mentre non guarda ai massacri in Iraq e alla pericolosità dei jihadisti dello Stato islamico. “Dove sono le grandi manifestazioni di massa con i cartelli e gli slogan urlati? Dov’è la rabbia e lo sdegno?”, continua Lauder che poi afferma “così come non rimarrò in silenzio di fronte alla crescente minaccia dell’antisemitismo di destra e sinistra in Europa e Medio Oriente, non sarò mai indifferente alla sofferenza cristiana”.

Sempre sul quotidiano di via Solferino, Bernard-Henri Lévy riflette sul tragico destino del giornalista americano James Foley, decapitato dai miliziani dello Stato islamico, e sulle sue ultime parole (i suoi carnefici hanno postato il video del crimine su youtube). Lévy ricorda il destino analogo di un altro giornalista, Daniel Pearl. Ebreo americano, Pearl fu rapito e decapitato da estremisti islamici in Pakistan. “Le sue frasi finali – afferma il filosofo francese – erano state un messaggio in codice, una specie di celebrazione, destinata alla famiglia, della sua identità ebraica, umiliata e schernita dai suoi aguzzini”. Secondo Lévy, poi, l’assassinio di Foley (su La Stampa un ricordo del giornalista) “ha avuto almeno l’effetto di risvegliare le coscienze e di costringere molti a prendere posizione”. Presa di coscienza però, afferma il filosofo, che sembra non valere per coloro che “ancora ieri, sfilavano per la Palestina e per Gaza”.

Intanto il presidente americano Barack Obama promette giustizia per Foley e per le vittime di quello che definisce un “genocidio” (Corriere, Sole 24 ore, La Stampa), riferendosi alla brutalità dei jihadisti in Iraq. E parole simili arrivano dal primo ministro italiano, Matteo Renzi nel corso della sua visita a Bagdad e Erbil. “Non ci sarà un’altra Srebrenica”, dichiara Renzi in riferimento al genocidio del luglio del 1995 nell’Ex Jugoslavia. “Nella battaglia contro il terrorismo l’Europa sa bene da che parte stare, come ha dimostrato nel recente consiglio Affari Esteri a Bruxelles. Quindi questa battaglia noi la vinceremo, voi la vincerete” ha dichiarato Renzi, incontrando il presidente Massud Barzani (Repubblica). Da Roma, il ministro degli Esteri Federica Mogherini spiega, in un’intervista a Repubblica, la pericolosità anche per l’Europa dell’Isis, con le infiltrazioni terroristiche, parla degli aiuti militari e umanitari inviati in Iraq dall’Italia e della sua candidatura ad Alto rappresentante per la politica estera europea.

Sul Foglio, redazionale che riflette su quella che viene definita “La difficile recezione della svolta del Papa (se è svolta)”. Il riferimento è all’intervista di Massimo Cacciari su Repubblica in cui il filosofo afferma che “Per la prima volta Francesco abbandona l’idea cattolica della guerra giusta”, affidandosi alle Nazioni Unite per intervenire in difesa dei cristiani in Iraq. “Quel che rimane poco chiaro – si legge nell’editoriale – non è l’atteggiamento della chiesa rispetto ai conflitti in generale, ma rispetto a quello attuale: il giudizio su una persecuzione che, come spiegava ieri David Meghnagi a questo giornale, è condotta da ‘chi oggi vuole la distruzione dei cristiani d’oriente e delle minoranze yazide’, ed ‘è anche chi vorrebbe poi la distruzione di Israele’”.

Molto critico rispetto alle azioni in Iraq dell’Italia, il vicedirettore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio – che cita tra gli altri, l’episodio dell’Achille Lauro – sostenendo che la gestione delle questioni mediorientali da parte dell’Occidente è stata sempre contraddittoria e ha portato più effetti negativi che positivi.

La Commissione disciplinare, etica e di controllo della Uefa, ha messo sotto inchiesta il presidente della Figc Carlo Tavecchio per «presunte frasi razziste» (tra gli altri, Corriere dello Sport). Altre frasi al centro della polemica quelle legate a un supermercato di Catania sulle cui vetrate è apparso il cartello in cui si legge che “La direzione invita i propri clienti a non elemosinare gli zingari davanti alla porta». E, più giù: «II loro elemosinare gli permette di guadagnare dai 60 agli 80 euro al giorno” (La Stampa).

Daniel Reichel

(21 agosto 2014)