E la propaganda continua

rassegnaSono molte le testate che scrivono del colpo di propaganda tentato ieri da Hamas, che ha annunciato di aver firmato la proposta di adesione alla Corte Penale Internazionale (Corriere della sera, Fatto quotidiano e altre), con l’obiettivo dichiarato di poter far perseguire Israele per “crimini di guerra”. La notizia, però, viene meglio spiegata da Alberto Flores d’Arcais su la Repubblica: la Corte Penale Internazionale non ha nulla a che vedere con il Tribunale dell’Aja (o Corte Internazionale di Giustizia) delle Nazioni Unite, pur avendo la sede nella stessa città olandese e in realtà non porta sul banco degli imputati gli Stati, ma solo i singoli individui che si sono macchiati di genocidio, gravi crimini di guerra o crimini contro l’umanità. Inoltre Israele non è (come anche Stati Uniti, Cina, Russia e diversi altri) è tra i paesi che aderiscono alla Cpi. Nell’articolo Flores D’Arcais riprende la vicenda della pagina a pagamento pubblicata su diverse testate americane e poi a Londra sul Guardian dopo essere stata rifiutata dal Times – pagina finanziata da The Values Network fondato da rav Boteach e il cui testo era stato scritto dal premio Nobel Elie Wiesel – per raccontare la risposta firmata da quaranta sopravvissuti alla Shoah insieme ai loro familiari (non si tratta di “trecento sopravvissuti all’Olocausto”, come scrive il Quotidiano Nazionale). Elie Wiesel scriveva che “Questa non è una battaglia di ebrei contro arabi o di Israele contro i palestinesi. È una battaglia tra coloro che celebrano la vita contro i campioni della morte. È la civiltà contro la barbarie” mentre la risposta denuncia “il massacro dei palestinesi a Gaza” e “l’abuso della storia” che il premio Nobel avrebbe operato, tentando di “giustificare ciò che non è giustificabile: la distruzione di Gaza fatta da Israele e l’assassinio di oltre duemila palestinesi tra cui centinaia di bambini”.

Nel suo reportage Maurizio Molinari (su La Stampa) racconta la storia di Gush Etzion, e dopo il titolo “Le colline dove nasce la rabbia di Israele scrive che “Venire su queste colline, a metà strada fra Gerusalemme e Hebron, serve a comprendere in quale misura il blitz di Hamas ha ferito Israele e dunque, di conseguenza, l’entità della resa dei conti militare ancora in corso nella Striscia di Gaza”. Gush Etzion – il «Blocco di Sion» – è un gruppo di insediamenti che, pur trovandosi topograficamente in Cisgiordania, viene considerato dagli israeliani parte integrante di Gerusalemme e di Israele.

L’ex analista dei Servizi Segreti Militari Pio Pompa, su Il Tempo, scrive di come “fino a pochi mesi fa parlare dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) sembrava va un esercizio fra specialisti di terrorismo”. Nell’articolo, intitolato “Allarmi inascoltati e nuovi incubi”, Pompa racconta che “l’isolamento peggiorava se insistevi nello spiegare che il capo di Isis, Abubakr al-Baghdadi, era in rotta di collisione con Al Qaeda e il suo leaderAyman al-Zawahiri considerati ormai obsoleti dallo Stato Islamico e dalle nuove generazioni di jihaidisti”.

Prosegue il caos politico a Gaza, e Abu Mazen dopo essere stato in Qatar a incontrare il leader di Hamas sfida il movimento terroristico e ha intimato tutte le parti di assumersi “le proprie responsabilità per fermare il bagno di sangue e arrivare a un cessate il fuoco permanente” (Quotidiano Nazionale). Preannuncia l’invito formale dell’Egitto a tornare ai colloqui indiretti e pare abbia lasciato a intendere che il Qatar sia riuscito ad ottenere un ruolo nel negoziato e ora “con la Giordania e il segretario della Lega Araba lavora a una proposta per gli americani”.

Le vacanze degli israeliani sono state completamente stravolte e, come racconta il Quotidiano Nazionale, il risultato è stato anche un crescere del turismo interno, con la riscoperta di moltissime opportunità fino ad ora frequentate prevalentemente dai turisti stranieri. Che non hanno smesso di arrivare, anche grazie alla solidarietà di tutti coloro che hanno confermato le prenotazioni o deciso appositamente di trascorrere le proprie ferie in Israele per mostrare il proprio sostegno e la propria fiducia.

La Repubblica pubblica una lunga intervista a Paolo De Benedetti in cui il teologo e biblista racconta e sue passioni e i suoi dubbi e ricorda che “Nella tradizione ebraica c’è una storiella interessante. Dopo che Dio creò il tutto vide che il tutto non era niente male. E pare avrebbe aggiunto: purché tenga. Non era sicuro del risultato!”. Il Domenicale del Sole 24Ore racconta della passione per la lettura e degli interessi del medico mantovano Avraham ben David Portaleone, che fra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento possedeva una biblioteca composta da moltissime opere giustificate dalla sua professione ma anche da decine di volumi che mostravano come fosse persona di enorme cultura e interessi variegati.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(24 agosto 2014)