Pacifici risponde a Paserman: “Nessuna strumentalizzazione dei Testimoni”

rassegna“Respingo con forza qualunque accusa di strumentalizzazione: sono persone che per anni hanno seminato memoria e che adesso vorrebbero un luogo per il museo”. Così il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici in una intervista al Corriere della Sera dopo che ieri, sulla stessa testata, il presidente della Fondazione Museo della Shoah Leone Paserman aveva denunciato la strumentalizzazione dei sopravvissuti che alcuni opererebbero per perseguire i propri fini. Relativamente ai rapporti intrattenuti con lo stesso Paserman, Pacifici dice: “Mi lega a Leone Paserman un affetto profondo, sono stato a lungo il suo vicepresidente. L’ho chiamato un minuto dopo aver saputo della sede, era il 13 agosto, un minuto dopo. Lui era molto scettico, ma ha detto che se davvero in pochi mesi consegnavano il museo per lui andava bene”. Alla domanda sulla voce che circolerebbe in alcuni ambienti secondo cui il museo sarebbe “un trofeo da spendere in chiave elettorale” Pacifici afferma: “Intanto, non posso essere rieletto. E soprattutto: ho lavorato per il Museo della Shoah fin dall’inizio, ho sostenuto, e Luca Zevi può confermarlo, il progetto di Villa Torlonia. Là non ci fu una gara perché il lavoro venne donato alla città di Roma dalla Lamaro dei fratelli Toti, che avevano acquistato il progetto da Zevi e Tamburini. A proposito di campagna elettorale, non so se proprio Zevi abbia intenzione di candidarsi…”.
La base della comunità, prosegue Pacifici, sarebbe per il museo all’Eur. “Sede definitiva, farla temporanea significherebbe triplicare i costi. E la comunità non è disponibile, noi abbiamo il nostro museo”.
Sia Corriere che Messaggero riportano intanto la notizia che il Consiglio della Comunità ebraica ha approvato ieri all’unanimità una delibera in cui, senza esprimersi nel merito della destinazione, sono state indicate tre “inderogabili esigenze”: tempi rapidi di attuazione, spesa contenuta per la realizzazione, decoro e dignità alla struttura.
“Cultura ebraica, giornata europea: parte da Ferrara un tour femminile” così il venerdì di Repubblica annuncia la Giornata Europea della Cultura Ebraica 2014, presentando inoltre la mostra ferrarese dal titolo Donne ebree dell’Italia unita. Una storia per immagini. “Per l’occasione l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane aprirà le porte di sinagoghe, musei e quartieri ebraici, invitando a scoprire e vivere i luoghi, la storia, i sapori e la cultura ebraica di ieri e di oggi”.
Nel weekend apriranno i battenti anche il festival milanese Jewish and the City e il romano Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica. Corriere della Sera Sette dà ampio spazio a Jewish and the city intervistando i suoi protagonisti e chiedendo se questo diventerà un appuntamento destinato a mettere radici nel palinsesto culturale meneghino. A rispondere l’assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano Daniele Cohen, che sottolinea: “Viviamo di finanziamenti privati ma speriamo di poter garantire continuità al progetto”.

La figlia di Amos Oz, Fania, sarà una degli scrittori più attesi durante il festival capitolino. Elena Loewenthal la intervista oggi su La Stampa. La Oz si racconta: “Dopo il kibbutz ho fatto il servizio militare come ogni israeliano. Qui sono stata così fortunata da diventare ufficiale dell’intelligence e imparare il lavoro di ricerca. Poi ho frequentato l’università di Tel Aviv e di Oxford. Perché storia? Forse perché è la chiave d’accesso alla tragedia e al mistero del destino ebraico. E fors’anche perché se sei la figlia di un narratore, hai voglia di uscire dalle iridescenti acque della fiction e approdare sul sicuro terreno dei fatti”. Durante il festival verrà presentato anche Il braccialetto, il nuovo romanzo di Lia Levi, riguardo al quale oggi appaiono due pezzi di Avvenire e del venerdì di Repubblica. Ma gli eventi non finiscono: l’israeliano Yuval Avitan arriva a Milano il 16 settembre per MiTo. “Ecco un chiaro e originale esempio di musica di massa: Reka, del compositore e chitarrista israeliano Yuval Avital, è il nome di una composizione, di un concerto, di un vero e proprio evento di portata potenzialmente planetaria che coinvolge nella sua esecuzione chiunque vi voglia partecipare” scrive Federico Capitone sul venerdì.
“Non è una crociata americana. Serve una larga coalizione”, con questo monito si apre l’articolo di Paolo Mastrolilli (la Stampa) a colloquio con il politologo Michael Walzer che analizza il pericolo Isis. Bisogna combattere una battaglia militare ed una ideologica sostiene Walzer. Intanto Obama ha presentato la sua strategia, parlando in diretta televisiva e spiegando la “necessità di distruggere l’Isis”. Quattro i punti per raggiungere l’obbiettivo: incrementare i raid in Siria, aumentare la presenza militare nei territori in cui operano i terroristi, continuare a mobilitare le capacità anti terrorismo ed infine potenziare gli aiuti umanitari.
“Yoram Gutgeld dovrebbe prendere il posto di Cottarelli, attuale commissario alla spending review per individuare i tagli alla spesa” questa la notizia Ansa riportata da Libero. Gutgeld, alla domanda su quali siano nuovi tagli necessari, risponde: “Le pensioni assolutamente non sono all’ordine del giorno. Quanto alla Sanità non bisogna assolutamente tagliare il livello dei servizi. Semmai bisogna aumentarli in alcune aree. Però quando la famosa siringa costa 1 euro in certe zone di Italia e 3 euro in altre, li si può ridurre senza tagliare i servizi”.
Visita dell’Under azzurra 17 al campo di concentramento di Dachau. Una esperienza “educativa e commovente” riporta Il Mattino.

Rachel Silvera twitter @RachelSilvera2

(12 settembre 2014)