Inghilterra, il Parlamento dice sì allo Stato palestinese

rassegnaSuscita perplessità la decisione del Parlamento inglese che ieri ha votato a favore della mozione che riconosce lo Stato della Palestina: 274 i favorevoli e 12 i contrari, il premier David Cameron si è astenuto. Ad annunciarlo, tra le diverse testate, la Repubblica: “La decisione non ha conseguenze sulla politica del governo britannico, che non cambia, continuando a sostenere il processo di pace fra Israele e l’Autorità Palestinese con l’obiettivo della creazione concordata fra le due parti di uno stato indipendente per i palestinesi”, il passo però, evidenzia il quotidiano, ha un fortissimo valore simbolico.

Nell’edizione romana del Corriere della Sera, Eraldo Affinati commenta “la macabra farsa dell’altarino organizzato da Paolo Giachini sul ponte di Sant’Angelo in onore di Erich Priebke, uno dei nazisti responsabili del tragico eccidio nel quale vennero fucilate 335 persone”. Affinati si chiede: “Mettiamoci nei panni di quei pochi che ancora possono testimoniare quanto accadde alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Quali sensazioni avranno provato?” Questa, inoltre, è anche la settimana nella quale si rievoca la drammatica deportazione degli ebrei di Roma del 16 ottobre 1943: per “gettare luce sul passato che non passa – scrive Affinati – è necessario portare all’attenzione collettiva i destini individuali di quanti si contrapposero alla barbarie nazista”. Tra questi rievoca il coraggio del partigiano Orlando Posti: “Fu torturato a via Tasso e morì alle Fosse Ardeatine a diciotto anni. Un personaggio come lui, nel suo entusiasmo partecipativo, può colpire l’immaginazione dei giovani più di mille discorsi ufficiali”.

“Museo della Shoah: dal Comune il via all’apertura delle buste”, titola il Corriere della Sera Roma. Scrive Alessandro Capponi: “Non è ancora ufficiale, perché si attende il cda della Fondazione (domani) ma dopo la scelta del Consiglio della Comunità ebraica di chiedere al presidente Pacifici di ritirare le dimissioni, il via libera appare molto probabile. Se dalla Fondazione arrivasse il sì, già ‘il giorno seguente’ il Campidoglio convocherebbe la riunione per aprire le buste della gara per la costruzione del Museo a Villa Torlonia”. Nell’articolo si dà forza all’ipotesi della posa della prima pietra per il prossimo 27 gennaio, Giorno della Memoria in cui cadrà il 70esimo anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau, e si ripercorrono le vicende degli ultimi mesi: “Pacifici ha, fin da questa estate, puntato a una soluzione diversa per il Museo della Shoah. Il desiderio di dare soddisfazione alle richieste dei sopravvissuti all’Olocausto (Piero Terracina) di riuscire a vedere il Museo romano ha fatto da propulsore: prima si è pensato a una destinazione all’Eur, poi il Campidoglio ha spiazzato ogni esitazione con una proposta forse non rifiutabile, la sede temporanea nella Casina dei Vallati, al Portico d’Ottavia, e quella definitiva dov’era prevista, a Villa Torlonia. Trasferire il museo, infatti, avrebbe quasi certamente fatto correre al Campidoglio (almeno secondo il parere dell’Avvocatura) il rischio di incorrere nel ‘danno erariale’, visto soprattutto che l’esproprio del terreno era stato ufficialmente motivato proprio con la costruzione del Museo”. La situazione, sottolinea Capponi, sembra ora giunta all’epilogo: “Il Consiglio della comunità ebraica romana domenica a tarda sera ha votato una delibera per esprimere ‘apprezzamento per la proposta operativa del sindaco di Roma, Ignazio Marino, per la realizzazione del Museo della Shoah e gratitudine perla disponibilità della Casina dei Vallati quale sede della Fondazione’ (…) ha inoltre ha invitato uno dei progettisti, Luca Zevi, a una riunione pubblica nella quale spiegare ogni aspetto del nuovo Museo che sorgerà a Villa Torlonia”.

“Memoria, scuole in campo”, con questo titolo il quotidiano Leggo annuncia il viaggio ad Auschwitz di 150 alunni romani: “Ad accompagnarli nel Viaggio della Memoria, il 19, 20 e 21 ottobre, saranno il sindaco Ignazio Marino, l’assessore alla Scuola Alessandra Cattoi, il presidente della Comunità ebraica della Capitale Riccardo Pacifici e Sami Modiano, testimone dello sterminio”. “Un’occasione – ha dichiarato Cattoi – per far vedere che Roma non dimentica”.

Sul Corriere della Sera il filosofo Bernard-Henri Levy continua la riflessione sull’avanzata dell’Isis e lancia un appello alla Turchia: “Kobane cadrà, vittima del doppio gioco di una Turchia che, dopo aver permesso il transito ai jihadisti della regione, dopo aver chiuso gil occhi sulle armi pesanti che gli uomini dell’Isis per settimane hanno trasportato verso la città assediata, e che oggi bombardano, ferma tutto, blocca tutto e fa la virtuosa impedendo non solo alle proprie truppe, ma ai diecimila volontari curdi accorsi in rinforzo di venire a salvare Kobane”. Levy prevede per la città un destino sventurato simile a quello di Guernica o di Sarajevo, a meno che: “all’ora attuale, per salvare quel che resta di Kobane c’è un solo modo: ricorrere alla Turchia. Bisogna ricordare a Erdogan, il cui giudizio è oscurato dal timore che un embrione di Stato curdo si stabilisca alle sue porte, che l’Isis è anche suo nemico e che anche per lui Kobane può segnare la fine. Occorre fargli capire che se al suo regime, sempre più autoritario, resta la possibilità di allacciare con l’Europa accordi economici e, un giorno, politici, tale possibilità passa per i soccorsi portati agli eroi di Kobane”.

Le orrende scene delle decapitazioni delle quali si sono macchiati i combattenti dell’Isis sono il punto di partenza per lo scrittore Adam Gopnik che su Repubblica fa un excursus sul potere dell’immagine: “Il giorno stesso dell’attacco alle Torri Gemelle un uomo tra i più saggi che io conosca disse che l’alternativa che ci si offriva era interiorizzare le immagini dell’attentato oppure viverlo come un danno subito. Se avessimo consentito alle immagini (gli aerei che esplodono, la gente che salta nel vuoto ) di continuare a girarci in mente non avremmo mai superato la cosa”. Gopnik analizza poi il caso americano nel particolare: “Affrontiamo il problema, gente. Non fasciamoci la testa. Che fine ha fatto l’attitudine americana al pragmatismo, al non lasciarsi prendere dal panico? Sparita nel nulla. Le immagini hanno stravinto sul danno – la specificità è andata perduta, sommersa dagli isterismi. Forse la più grave perdita morale degli ultimi quindici anni è proprio questa da refrattari al panico gli americani sono diventati uno dei popoli più impressionabili del pianeta”, in un mondo tempestato di video e fotografie shock.

Il Tempo Roma riporta l’iniziativa dei Habad Lubavitch per la festa ebraica di Sukkoth: “Quest’anno, seguendo una tradizione iniziata nel 2009, è stata inaugurata la ‘Sukkah della Pace’ in Piazza Barberini, con il Patrocinio di Roma Capitale. La Sukkah sarà a disposizione della gente durante le giornate della festa e ospiterà i eventi educativi e festivi”. È stato appunto il carattere conviviale e gioioso dell’iniziativa le ha fatto meritare il titolo di ‘Sukkah della pace’.

La Stampa dedica un’ampia intervista all’attore e regista Roberto Benigni che si lancia in una nuova sfida: due serate alla Rai dedicate al Dieci Comandamenti. Benigni spiega come è nata l’idea: “Ho sentito di voler entrare dentro la cosa più bella del mondo, durante un’intervista ho detto che, dopo la Costituzione, avrei voluto fare i Comandamenti e, mentre lo dicevo, mi sono emozionato, ho capito che dovevo farlo sul serio. È un testo di una bellezza così forte, è la testimonianza del rapporto d’amore tra mille generazioni”. L’attore rivela poi i suoi Comandamenti prediletti: “I due che amo di più sono quelli senza il ‘non’, paradisiaci, ‘onora il padre e la madre’ e ‘ricordati di santificare le feste’ – e scherzando continua – Quello che mi ha creato problemi è ‘non commettere atti impuri’ che, in realtà, nel testo originale è diverso, ‘non commettere adulterio”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(14 ottobre 2014)