Israele – Dolore e rabbia per gli attentati

Almog Shiloni e Dalia LemkusCome fermare gli attacchi terroristici che hanno colpito Israele nelle ultime settimane. Se lo chiede l’opinione pubblica, se lo chiedono anche le autorità. La modalità delle nuove aggressione ai civili israeliani – l’uso di auto per investire passanti inermi o di coltelli per ferirli a morte – per quanto non sia sofisticata è complessa da arginare. Il fatto che l’attentatore agisca individualmente, ne rende i movimenti più imprevedibili, sottolinea l’analista Yossy Yehoshua sul sito di informazione ynet. In queste ore sono state disposte ulteriori forze di sicurezza sul territorio, per cercare di prevenire nuovi attacchi come quelli di ieri a Tel Aviv e Gush Etzion. Nel primo ha perso la vita Almog Shiloni (nell’immagine), soldato ventenne dell’esercito israeliano, accoltellato da un quasi coetaneo di Nablus che voleva rubargli l’arma. Per alcune ore i medici hanno combattuto in ospedale per cercare di salvare la vita di Almog ma le ferite sono risultate troppo gravi. L’altra vittima è la ventiseienne Dalia Lemkus (nell’immagine), anche lei ferita a morte dall’odio e dalla rabbia di un terrorista, mentre si trovava nei pressi di Alon Shvut. Oggi si sono tenuti i suoi funerali. Centinaia le persone arrivate a porgerle l’ultimo saluto. “Voglio urlare a tutti, alla mia nazione, e per lo più a me stessa – le dolorose parole della sorella di Dalia, Michal – Non smettere di guidare sulle strade. Non dare loro la soddisfazione, la soddisfazione di essere riusciti a fermarci, di essere riusciti a impedirci di vivere la nostra vita”. Preoccupante il bilancio delle vittime del terrorismo: nell’ultimo mese sono morte sei persone, più che negli ultimi due anni. E le autorità, stando a quanto riporta ynet, temono che la costante escalation di violenza possa spingere Hamas a imbracciare nuovamente le armi e – a pochi mesi dal conflitto – ricominciare con il lancio di missili contro i civili israeliani. Una prospettiva funesta con i vertici del governo di Gerusalemme che imputano ad Abu Mazen, leader dell’Autorità nazionale palestinese, non solo debolezza nei confronti dei terroristi ma di essere lui stesso tra i fomentatori dell’odio palestinese contro gli ebrei e Israele. “Abu Mazen è più pericoloso di Yasser Arafat, perché sa come mascherare la sua vera faccia. Dieci anni dopo la morte di Arafat è chiaro che entrambi odiano gli ebrei, credono nel terrore e lo supportano”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Avigdor Liberman

(11 novembre 2014)