Il piano neofascista contro l’Italia

rassegnaLa follia neofascista che voleva colpire l’Italia. Volevano uccidere esponenti politici (tra cui il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano), magistrati, dirigenti di Equitalia. Il piano era portare il paese nel terrore, un terrore nero. Tutti i quotidiani italiani (Corriere della Sera, La Stampa, Repubblica tra gli altri) riportano della maxioperazione Aquila nera, iniziata due anni fa e coordinate dalla procura di L’Aquila, che ha portato all’arresto di quattordici persone che progettavano di rifondare il partito neofascista Ordine Nuovo (Avanguardia ordinovista il nome del loro movimento) e di attaccare le istituzioni dello Stato per sovvertire l’ordine costituzionale. Le manette per il gruppo, guidato dall’ex maresciallo dei carabinieri in congedo Stefano Manni, sono scattate prima che potessero mettere le mani su delle armi che progettavano di rubare. Nell’analisi di Giovanni Bianconi (Corriere), la ricostruzione delle radici di questo movimento neofascista con Manni a invocare la strage di Piazza Fontana e e ad affermare che “questo popolo non merita nulla, l’ultima dimostrazione è stata il funerale di Priebke”.

Contro Napolitano, contro gli ebrei, contro tutti. L’arresto della banda neofascista (44 indagati) è stato possibile grazie alle intercettazioni, da cui emergono minacce di morte al presidente della Repubblica (“È il momento di carbonizzare Napolitano”, afferma uno degli intercettati), contro il ministro Cecile Kyenge (“negroide non lamentarti, prossimamente arriverà piombo non banane”) e l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta. “Non mancano ovviamente i riferimenti agli ebrei – riporta la Gazzetta del Mezzogiorno – con scritti del genere «Per la nostra razza, presente!», o «Per la difesa della razza, io ci sono», «la razza non è aria: è sangue», «Ci sono! dobbiamo fare in fretta. Questi parassiti ci stanno spolpando e eliminando»”.

Tra Roma, Milano, Torino e il web correva l’asse dei neofascisti. “L’associazione eversiva” scrivono i Ros nell’ordinanza di oltre 200 pagine utilizzava il web, ed in particolare il social network Facebook, come strumento di propaganda eversiva, incitamento all’odio razziale e proselitismo comunicazione: attraverso un profilo pubblico, “Aquila Nera” dove si lanciavano messaggi volti ad alimentare tensioni sociali e a suscitare sentimenti di odio razziale, in particolare nei confronti delle persone di colore” (Repubblica Roma). Volevano colpire la Capitale con un attentato alla metro e uno dei loro covi si trovava a Milano, presso la casa dell’archeologo Giancarlo Cavalli, dove uno dei capi dell’organizzazione, Luca Infantino, aveva tenuto riunioni. “Secondo gli investigatori il 33enne Infantino ha lavorato al logo e allo statuto di un neo-partito che gli arrestati puntavano a fondare” (Corriere Milano). E tra le costole del movimento, anche una donna di Pino Torinese, Maria Grazia Callegari, tra i pochi ad avere la piena fiducia di Manni, che le aveva affidato l’incarico di controllare «faccia a faccia» le persone che chiedevano via Facebook di entrare nel gruppo (La Stampa Torino)”.

Francia, attacco al mercato di Natale. Un uomo si è lanciato ieri a Nantes con il suo furgone sulla folla presente a un mercato di Natale. 17 i feriti, dei quali uno in pericolo di vita e quattro gravi. Gli inquirenti negano si tratti di un attacco terroristico dovuto a motivi religiosi ma alcuni testimoni affermano di aver sentito l’uomo gridare “Allah è grande” (Corriere della Sera, La Stampa, Repubblica).

Car Intifada d’Europa. “Con le auto lanciate contro i civili a Digione e Nantes la «Car Intifada» palestinese diventa un modello da imitare nelle strade francesi ed europee”, scrive Maurizio Molinari su La Stampa facendo un parallelismo sulle nuove modalità del terrorismo palestinese e l’attacco di Nantes (preceduto domenica da un aggressione simile a Digione). Molinari ricorda anche come questi attacchi di “lupi solitari” in Europa siano una novità ma si inneschino su un odio legato all’estremismo islamico e ai conflitti mediorientali, tra cui quello tra israeliani e palestinesi (con le comunità ebraiche francesi vittime di aggressioni e violenze da parte dei sostenitori palestinesi). Sul Giornale Fiamma Nirenstein ricorda alcuni degli attentati compiuti in Europa negli ultimi anni in nome del fanatismo di matrice islamica, tra cui la strage di Tolosa e Bruxelles. “Erano dei balordi gli assassini? Si. Erano dei possibili squilibrati, delinquenti? Anche. È irrilevante il fatto che fossero estremisti islamici? Che fossero eccitati dalla svolta aggressiva? Assolutamente, no”

Torinesi che odiano Israele nelle fila del Califfato. “La sezione Islam della Digos torinese tiene da tempo sotto stretto controllo un gruppo di persone che utilizza il web, con profili anonimi, per propagandare o esaltare le attività criminali dell’esercito del Califfato; un paio potrebbero essere già partiti per la Siria o altri scenari intermedi, come Turchia o Kurdistan”, scrive la Stampa in riferimento un’indagine a Torino su possibili volontari dell’Isis presenti sul suolo cittadino. Tra questi alcuni giovani convertiti torinesi il cui profilo parla di “un odio maniacale per Israele con un passato nell’area antagonista marxista o ex militanti dell’estrema destra antisemita. Sotto controllo anche «studenti» e attivisti torinesi che hanno scelto di emigrare in Medio Oriente per stabilirsi in Libano e Palestina, divisi tra Hezbollah e Hamas”.

Abu Mazen e il velenoso augurio di Natale. Nell’augurare buon Natale ai cristiani, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha prima definito un crimine davanti alla legge e davanti a Dio l’uccisione di cristiani in Iraq e Siria (dimenticandosi che Hamas, con cui ha stretto un patto di governo, predica cose simili) e poi ringrazia le “Chiese, sacerdoti e fedeli di tutto il mondo che si sono uniti alla campagna per boicottare e disinvestire nelle aziende che sostengono l’occupazione israeliana, così come le Chiese che si sono rivolte ai loro governi per riconoscere lo Stato di Palestina” (Avvenire).

Daniel Reichel

(23 dicembre 2014)