Nugae – Poeti professionisti

matalonTipico degli attacchi di rimpianto del mos maiorum è chiedersi se esistono ancora poeti. Esistono e fanno relativamente parte della vita quotidiana: in fondo i cantautori con esito buono o meno lo sono, e i loro componimenti si trovano pure su spotify. Però è vero che di poesie nude e crude non se ne consumano tante, e mentre tutti pubblicano libri non è che un canzoniere diventa un best seller, per dire. O che uno sabato sera al posto di andare al cinema a vedere l’ultimo di Ridley Scott va a sentire un tizio che canta gesta epiche. Fa pure un po’ ridere pensare che sia stato davvero così. E invece poverini, i poeti professionisti esistono ancora. Fanno pure capolino sulle pagine della Lettura in una domenica soleggiata e gelida, che già di per sé è così poetica. Oggi sull’inserto del Corriere compare un articolo su Ben Lerner, che ha scritto il suo secondo romanzo ma lo stesso si riferisce a sé prima di tutto come poeta, anzi afferma con giustificabile superiorità: “noi poeti tendiamo a immaginare il romanzo come una forma estremamente commerciale”. Ben nel libro racconta di aver capito di voler diventare poeta già a 7 anni, quando ascoltò in televisione il discorso di Reagan dopo che lo space shuttle Challenger si disintegrò dopo qualche secondo di volo, nonostante fosse figlio di due “psicologi ebrei amorevoli e di sinistra che mi hanno cresciuto nel Kansas conservatore” e quel presidente non lo sopportavano, ma quella volta si commossero lo stesso. Fu allora che scoprì il “potere della poesia di reintegrare un evento terribile e la sua immagine in una cornice di significato”. Ora, a 35 anni, è un vero poeta di successo, con tre raccolte pubblicate, premi vinti e una cattedra universitaria. E le sue poesie sono belle. Proprio poco tempo fa (sarebbe più elegante dire di essere fan dagli albori ma purtroppo è una scoperta recente) leggendole mi entusiasmavo per aver trovato in testi poetici parole come “internet” o espressioni che una che è cresciuta nei primissimi anni 2000 riconosce subito come estratte dal corpus di Britney Spears. Forse è tutta suggestione, il punto però è che cronologicamente può pure essere, è questo il bello. E d’altra parte anche il suo nuovo romanzo viene accostato a una previsione, citata come chassidica, quanto mai intonata: “nel mondo che verrà, tutto sarà proprio com’è ora, solo un po’ diverso”.

Francesca Matalon

(1 febbraio 2015)