Memoria condivisa

Daniele-RegardIl 10 febbraio del 1947 furono firmati i Trattati di Parigi dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. L’Europa veniva riconfigurata dopo un lungo e massacrante conflitto.
Ma in quei giorni tra l’Istria e la Dalmazia, si consumava una tragedia. Più di diecimila (ancora non c’è chiarezza sui numeri) italiani furono deportati e uccisi nelle foibe delle regioni carsiche per ordine del
regime comunista jugoslavo. Sulla questione vorrei fare qualche considerazione.
Ci troviamo davanti ovviamente a una tragedia, ingiustificabile e da condannare, ma in pochi purtroppo ricordano che poco prima era stato il regime fascista e nazista a tentare una vera e propria pulizia etnica della popolazione dalmata e istriana. Ovviamente questo non giustifica quello che è successo poi, ma questa puntualizzazione ci aiuta a capire il perché di tanto odio e tanta violenza.
Seconda considerazione: dal 30 marzo 2004 è stata istituita per legge, la Giornata del Ricordo delle vittime delle foibe. Mi viene in mente un episodio dei tempi del liceo, proprio nel 2005. Un ragazzo venne da me e mi disse: “Adesso finalmente anche Noi abbiamo la nostra Shoah, quindi piangete poco”. Questo ragazzo, vicino da anni agli ambienti dell’estrema destra, con questa frase alimentò enormemente i dubbi che già avevo a proposito di questo giorno (come ho detto anche per il Giorno della Memoria) per come sarebbe stato strumentalizzato.
E così purtroppo è stato. Tanti slogan, troppi da quel 2005: “Le foibe sono il nostro olocausto”, “E le foibe?”, “Vi ricordate solo della Shoah”, “Voi avete la Shoah, noi abbiamo le foibe”, della serie uno a
uno palla al centro. Eccola la strumentalizzazione della quale vi parlavo, quella che porta molti a paragonare la Shoah alle foibe, quella che porta inevitabilmente a dare un peso all’una e all’altra,
che porta le persone a dire ‘noi’ e ‘voi’ come se le due cose non interessino tutti, come se ci fosse un’eterna sfida a chi ricorda di più e chi ricorda meglio. Abbiamo bisogno che tutti si battano per una
memoria condivisa dove ci sia solo il Noi, dove la Shoah non sia paragonata a nulla, perché la Shoah è unica e non dev’essere confusa o messa su una bilancia; d’altro canto è giusto che le vittime italiane
delle foibe siano ricordate, ma non un solo giorno per pulirsi la coscienza.
Sarebbe davvero utile, invece che istituire giorni per ricordare, che nelle scuole si lottasse per insegnare la storia di quei giorni e di onorare persone che morirono per la loro fede, per il colore della loro pelle, per la loro nazionalità, perché 70 anni fa in Europa, si moriva per le proprie idee.

Daniele Regard

(10 febbraio 2015)