Torino, luce sul tesoro dei libri

Pagine preziose, illustrazioni colorate, calligrafie eleganti. La mostra Judaica Pedemontana, promossa e organizzata dalla Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia e la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, presentata in anteprima alla stampa questa mattina a Torino, espone per la prima volta al pubblico il fondo di volumi ebraici della Biblioteca. La mostra, la cui inaugurazione avverrà questo pomeriggio e che rimarrà aperta nella Biblioteca stessa fino al 6 aprile 2015, comprende anche argenti e tessuti ebraici antichi di proprietà di Istituzioni e privati, che rimandano ai contenuti o alla provenienza geografica dei volumi. “La Fondazione ha aderito con grandissimo entusiasmo all’iniziativa della Biblioteca, in quanto vi si rispecchiano molti aspetti importanti per la sua attività, ovvero la divulgazione, il restauro e la ricerca”, ha sottolineato il Presidente della Fbcei Dario Disegni, che insieme ad Andrea De Pasquale, direttore della Biblioteca Nazionale di Roma, ha curato l’ideazione e la progettazione della mostra. Missioni che sono le stesse anche del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, come ha affermato Rossana Rummo, direttore generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore. “Non bisogna concentrarsi esclusivamente sulla tutela o in alternativa sulla valorizzazione, e questa mostra lo dimostra benissimo”, ha aggiunto. A rappresentare il Ministero presente inoltre Micaela Procaccia, dirigente della direzione generale per gli archivi. Il grande patrimonio di testi ebraici della Biblioteca è costituito da manoscritti e libri a stampa, tra cui numerosi incunaboli e cinquecentine.
“Questi volumi non sono stati danneggiati dall’incendio che ha colpito la Biblioteca nel 1904 e non hanno subito interventi di restauro successivi, e la loro esistenza e conservazione sono il frutto del grande interesse sempre dimostrato della casata dei Savoia”, ha spiegato De Pasquale. Il patrimonio deve la sua ricchezza in particolare a Vittorio Amedeo II, che volle che il prefetto fosse di nomina regia e scelto tra professori universitari. Nel corso degli anni molti di quelli che si susseguirono furono ordinari di Sacra Scrittura e lingue orientali, e questo fece sì che lo studio della lingua e della letteratura ebraiche fosse costantemente praticato nella Biblioteca e che le acquisizioni di pregiati testi la impreziosissero. Essi sono disseminati in varie collocazioni, tra cui vi è il fondo Hebr., contenente esclusivamente libri antichi in caratteri ebraici. Tra gli incunaboli, notevoli sia per l’edizione sia per le note, Il direttore De Pasquale ha sottolineato in particolare l’editio princeps dell’Arba Turim di Jacob ben Ascher, stampato a Piove di Sacco da Meshullam Cuzi nel 1475, il primo libro ebraico stampato con datazione certa. Spiccano inoltre un Commento al Pentateuco di Levi ben Gerešon successivo di un paio d’anni e stampato a Mantova, un esemplare in pergamena del Pentateuco con la parafrasi aramaica di Onqelos e il commento di Šelomoh Jishaqi del 1482, e alcuni volumi stampati nella tipografia di Gershom ben Mosheh Soncino. Presente in sala anche Evelina Christillin, presidente della Fondazione del Museo Egizio di Torino, del quale sono state usate delle vetrine dismesse e restaurate per esporre gli oggetti in mostra, come ha ricordato De Pasquale. “Questa mostra costituisce inoltre una grande occasione di approfondimento, in quanto ospiterà anche un un Convegno internazionale sul collezionismo di libri ebraici in Europa tra XVIII e XIX secolo che si terrà il 27 marzo, con ospiti ed esperti che offriranno un momento di confronto di grande rilievo”, ha affermato Disegni. “Una grande occasione di conoscenza e cultura”, così ha invece definito la mostra l’assessore alla cultura del Comune di Torino Maurizio Braccialarghe. Oltre a lui presenti in sala tra gli altri anche il presidente dell’archivio ebraico Terracini Marco Luzzati, che ha collaborato con la mostra per quanto riguarda gli argenti, il presidente della Comunità ebraica di Torino Beppe Segre, i membri del comitato scientifico che ha curato la realizzazione dell’esposizione composto da Gianfranco Fina, Lucia Frattarolo, Baruch Lampronti, Chiara Pilocane e Franca Porticelli. Gli allestimenti e il progetto grafico sono invece dell’Officina delle Idee, sotto la direzione di Diego Giachello.
Francesca Matalon

(Nell’immagine, da sinistra a destra, Dario Disegni, Rossana Rummo e Andrea De Pasquale)