Washington – Al Congresso è il giorno di Bibi

netanyahu aipacAlle 10.45, orario di Washington (16.45 ora italiana) il primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu parlerà al Congresso americano, intervenendo sulle trattative legate al nucleare iraniano. Netanyahu sarà così il primo leader straniero dai tempi di Winston Churchill a parlare per la terza volta in Campidoglio. Da qui la scelta di John Boehner, portavoce dei repubblicani alla Camera dei Rappresentanti nonché autore dell’invito a Netanyahu che tanto a irritato la Casa Bianca, di regalare al premier israeliano il busto di Churchill. Ma oltre a questo regalo, cosa porterà con sé in Israele Netanyahu da Washington? È la domanda su cui riflettono analisti ed esperti di politica internazionale sui principali quotidiani israeliani e non. “Non si è mai scritto così tanto di un discorso che ancora non è stato fatto”, ha ironizzato ieri Netanyahu di fronte ai sedicimila invitati al congresso dell’Aipac, il gruppo di pressione filoisraeliano che sostiene la necessità di nuove sanzioni all’Iran. “Il mio intervento non vuole mostrare nessuna mancanza di rispetto nei confronti del presidente (degli Stati Uniti) Obama o dello stimato ufficio di cui è a capo – ha spiegato il premier israeliano – Ho grande rispetto per entrambi”. Eppure la Casa Bianca ha vissuto come uno offesa la sua decisione di presentarsi in Campidoglio a poche settimane dalle elezioni israeliane. E Obama lo ha ribadito ieri in un’intervista all’agenzia Reuters, parlando di un “errore” perché “sembra che noi (americani) prendiamo una posizione” sul fronte interno israeliano. La posizione, per Gideon Rachman del Financial Times, l’ha invece presa chiara Netanyahu, schierandosi con i Repubblicani, accentando il loro invito e decidendo di parlare pubblicamente contro la politica estera del presidente americano e della sua amministrazione. Secondo il premier israeliano, infatti, le trattative in corso tra Casa Bianca e Teheran in merito al nucleare iraniano starebbero profilando un accordo pericoloso per Israele. “Come primo ministro di Israele, ho il dovere morale di parlare di questo pericolo finché c’è ancora tempo di avvertirli”, ha affermato Netanyahu, riferendosi al gruppo dei 5+1 (i cinque paesi del Consiglio di Sicurezza Onu più la Germania) che stanno lavorando alle trattative sul nucleare con l’Iran. E ha poi sostenuto che il suo intervento al Congresso è stato mal interpretato ed è stato percepito come una posizione di parte mentre l’appoggio a “Israele dovrebbe sempre rimanere una questione bipartisan”. Un punto condiviso anche dall’ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite Samantha Power, sempre nel corso della conferenza dell’Aipac di ieri. “Crediamo fermamente che la sicurezza di Israele e i rapporti tra Israele e Stati Uniti trascendano dalla politica e sarà sempre così”, ha dichiarato Power. “Ho incontrato il primo ministro Netanyahu più di ogni altro leader al mondo – ha affermato Obama – E mi aspetto, in virtù degli stretti legami tra Usa e Israele, di continuare in questa direzione”. Il presidente americano ha però ribadito, con una frecciata nei confronti di Netanyahu, la sua posizione sull’Iran: solo le trattative – con un 50 per cento di riuscita secondo Obama – potranno disinnescare la minaccia iraniana, la guerra è un opzione da escludere. Poi la stoccata al primo ministro israeliano, che secondo Obama ha fatto ogni tipo di dichiarazione sull’Iran e “nessuna si è avverata”, , difendendo l’operato della sua amministrazione. Un operato attorno al quale, secondo Joshua Keating di Slate, i democratici potrebbero fare quadrato proprio dopo l’intervento di Netanyahu. Anche gli scettici tra le fila del partito del presidente sembrano infatti avvicinarsi alle posizioni di Obama sull’Iran dopo il bruciante diniego di Netanyahu ad incontrare una delegazione democratica durante la sua visita a Washington. Secondo Keating, il leader del Likud sta agganciando la sua politica a quella del partito repubblicano americano, contraddicendo così le sue affermazioni per cui sostiene che il supporto a Israele deve rimanere una questione bipartisan. Tesi condivisa da Lisa Goldman sul Forward che accusa esplicitamente Netanyahu di mettere in pericolo la sicurezza di Israele, indebolendo il sostegno che il paese ha da tutto l’arco politico americano.
Per Boaz Bismuth, editorialista di Israel Hayom, Netanyahu con il suo intervento vuole semplicemente ricordare al presidente Barack Obama “chi sono i cattivi”. Gerald Seib, dalle colonne del Wall Street Journal, invita repubblicani e democratici ad andare oltre al discorso di Netanyahu. Ancor prima che venga pronunciato.

Daniel Reichel

(3 marzo 2015)