Qui Casale – L’arte di includere

renata-boero.Immagine002-92373_222x180La Comunità ebraica di Casale Monferrato ospita quest’oggi Renata Boero, artista a lungo confrontatasi con il tema della religione, della natura e del tempo (le sue opere sono tra l’altro anche al museo diocesano di Milano) che inaugura alle 17 la mostra Inclusioni allestita all’interno della sinagoga casalese. A confrontarsi con l’artista Daria Carmi.
“Dalla piacevole frequentazione dell’amico Elio Carmi, è nata l’idea di un mio intervento all’interno del Tempio – spiega Renata – luogo per eccellenza della memoria e del senza tempo. Ho cercato di contenere la mia abituale esuberanza e limitare il mio intervento a tre momenti all’interno del Tempio. Ai bordi perimetrali,sui due lati, ho disposto piccoli contenitori trasparenti ricolmi delle essenze che costituiscono il mio alfabeto naturale. Vivo materiale che sprigiona aromi e profumi che riaccendono “il tempo perduto”. Ai lati del tabernacolo due cilindri trasparenti che contengono “fiori di carta”, germinazioni, piccole pagine costituite da vibrazioni di un unico colore che varia da un rosa pallido a un porpora intenso generato da un unico parassita simbolico del ciclo della vita. Infine un grande telero a coprire il tabernacolo. Brandelli di memoria che diventano colore, che diventa respirazione che insufla la materia ci “vita” propria, che diventa viaggio che ritorna memoria”
Chi è Renata Boero
La mostra è un’occasione anche per conoscere un’artista singolare per formazione ed esperienza: Renata Boero nasce a Genova, trascorre l’infanzia a Torino, poi si trasferisce in Svizzera. Tornata nel capoluogo ligure, conosce Emilio Scanavino che contribuisce all’evoluzione del suo percorso artistico. Durante gli anni di studio si reca a Cervo dove vince il premio di pittura estemporanea e incontra Felice Casorati. Dal 1960 al 1964, infatti, è assistente di Caterina Marcenaro, direttrice del Museo Palazzo Rosso a Genova. È di quegli anni l’attività di restauro svolta in collaborazione con la Soprintendenza di Genova che la porta a “vivere l’opera in modo diverso, più avvolgente”, il rapporto con il dipinto è diretto, analizza i materiali, la loro evoluzione nel tempo, osserva le tele che, in occasione del restauro, vengono private dei telai e delle cornici. Da qui prende avvio l’idea che la tela deve essere libera dal telaio. È proprio durante il restauro di un antico Telero realizzato con “succhi d’erba” che inizia un appassionante lavoro di documentazione sulle sostanze naturali e, leggendo Naturalis Historia di Plinio il Vecchio riflette sul simbolismo dei colori. Conclusa l’esperienza a Palazzo Rosso inizierà la docenza sino alla chiamata negli anni Ottanta da parte di Luigi Veronesi a sostituirlo nell’insegnamento di Cromatologia alla NABA di Milano. Nel 1986 le verrà offerta la cattedra di pittura all’Accademia di Brera e si stabilirà definitivamente a Milano. Nel contempo comincia la ricerca di radici ed erbe che possano rappresentare il tempo nelle trasformazioni dei materiali impiegati. Nascono così i Cromogrammi, esposti per la prima volta nel 1970 nella Galleria Martano di Torino per poi arrivare nelle gallerie di tutta Italia.
Sono soprattutto tele grandi: nel 1976 ne realizza una di venti metri per l’installazione ai Cantieri Navali Baglietto di Varazze. Nel 1974, mentre continua a lavorare sui Cromogrammi, dà avvio anche alla serie degli Specchi, opere in cui scopre “l’energia del gesto” e allo stesso tempo sente la necessità di creare un “fermo immagine”. Uno degli Specchi viene esposto per la prima volta nel 1978 all’International Cultureel Centrum di Anversa, e con questa serie, che si protrae per circa un decennio, è invitata alla Biennale di Venezia del 1982 dove espone Specchio Z (1982). Nel 1985 inizia la serie dei Blu di legno, opere che nascono dalla scoperta casuale di una radice che essiccandosi si trasforma in un blu scuro. Poi Architetture e degli Enigmi che insieme ai lavori precedenti saranno esposti nel 1988 presso i Musei Civici di Monza. Quattro anni dopo Casa del Mantegna a Mantova ripercorre tutta la sua produzione artistica Sempre nel 1992 realizza I presenti di Gibellina, un arazzo con tela e gommapiuma, cucito con l’aiuto delle donne gibellinesi, l’opera viene esposta nel Padiglione Italiano della 45ª Biennale d’Arte di Venezia, nella sezione Transiti curata da Achille Bonito Oliva. Nel 1995 compie un viaggio in Africa, tappa importante che contribuisce ad arricchire il suo linguaggio artistico con la realizzazione dei Crani- Nel 1999 è presente alla XIII Quadriennale di Roma. Nel 2005 viene invitata dall’Università di San Diego, in California, per svolgere un corso sulla sua esperienza artistica e si dedica all’acquerello, tecnica con la quale inaugura la serie degli Acquerelli di San Diego, che presenta in occasione della mostra Borderline. Le mostre si susseguotno a Maribor a Sarzana. All’11ª Biennale Internazionale di Architettura, a Minsk, Bielorussia. Negli anni 2010 e 2011 un lungo ciclo di mostre in Argentina impegna l’artista negli spazi della Hall Central del Pabellón.

Alberto Angelino

(29 marzo 2015)