Bologna Children’s Book Fair Raccontare l’indicibile

bolognaIl giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche e il giornale per bambini DafDaf protagonisti alla Bologna Children’s Book Fair con eventi e tavole rotonde attorno ai temi della letteratura per l’infanzia.
Quest’oggi, al Caffè degli Autori, moderati dalla redazione, a confrontarsi sulla sfida di raccontare ai bambini “ciò che non si deve dire” sono Anna Castagnoli, Nadia Terranova, Paolo Cesari e Luisa Valenti.
Pubblichiamo il testo che la scrittrice Nadia Terranova ha realizzato per il numero di aprile di Pagine Ebraiche in distribuzione.

Come dire quello che non si deve dire

Di tutte le definizioni che potrei dare dell’arte la mia preferita è: deve dire quello che non si deve dire. Esistono un divieto, un tabù, un ostacolo? Scriviamoci un libro. Di finzione, possibilmente, perché non c’è maggior verità che in una storia trasfigurata, più vera del vero.
La mia più importante esperienza è stata con Bruno il bambino che imparò a volare (Orecchio Acerbo, 2012) che racconta a un pubblico bambino ben due decessi, la morte del padre e la morte del protagonista, più il nazismo e la persecuzione. Sono stata accompagnata dalle splendide illustrazioni di Ofra Amit, così ho potuto permettermi di essere lieve e a volte ellittica. La forza visiva ha riempito il vuoto e gli interrogativi nascosti tra le parole. Mi ha aiutato anche l’essenza fiabesca della biografia di Bruno Schulz: una sparizione è una morte dal finale aperto.
Ogni volta (centinaia, ormai) che vado in una scuola a parlare di Bruno, i piccoli lettori sono desiderosi di sapere. Vogliono parlare di quella morte di cui i grandi spesso non sanno più parlare, sapere cosa c’è dietro la porta chiusa del “non davanti ai bambini”. Spesso sembrano sollevati.
Mi è capitato che genitori e insegnanti mi ringraziassero per averli aiutati, mi è capitato che invece si stizzissero dicendo che il libro era triste, cupo, nelle parole e nelle immagini.
Una volta, in particolare, ho voluto liberare i bambini da un giudizio che era stato loro imposto. Sì, la storia è triste, ho detto, ma finisce con un volo – anche Cappuccetto Rosso attraversa il bosco e ha paura, ma poi ci sono il sollievo, la catarsi. A poco a poco gli alunni hanno alzato la mano per associare parole a Bruno. Con sorpresa dell’insegnante (ma non mia) dicevano: speranza, amore, libertà, felicità. Aver assorbito una storia non edulcorata non aveva impedito di leggerne gli aspetti gioiosi, anzi. Mentre tiravano fuori le loro impressioni, alzavano lo sguardo, prima rimasto basso per paura di contraddire l’insegnante, e cominciavano a guardare negli occhi quell’adulta tanto indignata e preoccupata: non preoccuparti, le stavano dicendo. Avevano capito che quella spaventata era lei.

Nadia Terranova – Pagine Ebraiche, dossier Leggere per crescere, aprile 2015

(31 marzo 2015)