Dall’Italia a Teheran. Per negare la Shoah

rassegnaNegli scorsi giorni il Foglio ha denunciato la partecipazione di alcuni vignettisti italiani a un concorso sulla negazione della Shoah in programma a Teheran. Torna sull’argomento Pierluigi Battista (Corriere), che in una lettera ironica ai “Gentili responsabili della Repubblica Islamica dell’Iran” scrive: “È vero che parteciperà al vostro disgustoso spettacolo di vignette un certo Achille Superbi, di cui nulla si sa tranne che percepisce uno stipendio presso un centro di produzione Rai pagato con il nostro canone? Solo per sapere se dalle nostre tasse qualche centesimo finisce nelle tasche di un satiro antisemita”. Si segnala poi la presenza di altri due disegnatori, Agim Sulaj e Alessandro Gatto.
L’accordo sul nucleare iraniano, se concretizzato, spianerebbe intanto la strada a molte aziende italiane, da Eni ai costruttori, “che hanno profondi legami storici e sono riuscite a mantenere aperto il dialogo in tutti questi anni di isolamento” (Repubblica Affari e Finanza).

“Il primo genocidio del XX secolo”. Così il papa ha definito, nel centesimo anniversario, l’uccisione di centinaia di migliaia di armeni da parte dei ‘giovani turchi’. Parole che hanno fatto andare su tutte le furie il governo di Ankara dove, ricorda Gian Guido Vecchi (Corriere), “il genocidio dei cristiani armeni è negato, guai a parlarne”. Plaude all’intervento di Bergoglio il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, che alla Stampa (Giacomo Galeazzi) dichiara: “Parole chiare. Ora nessuno potrà fingere di non sapere”.

Due giorni di convegno, presso il Memoriale della Shoah, per un’analisi storica di come i diversi paesi europei commemorano il Giorno della Memoria. L’iniziativa, in partnership con il Cdec, prevede la partecipazione di studiosi di fama internazionale (Corriere Milano).

L’Isis ha diffuso un video in cui viene mostrata la demolizione dell’antica città di Nimrod, la biblica Calah, fondata nel 1274 avanti Cristo e divenuta capitale dell’impero assirio circa 600 anni dopo. “Grazie a Dio, abbiamo distrutto tutto quello che è stato adorato senza Allah”, dichiara un miliziano all’inizio del video (Il Messaggero).

Sulla crisi siriana una riflessione di Lorenzo Cremonesi (Corriere) “È senza limiti l’ambiguità del regime siriano che, mentre da oltre due anni perseguita e massacra ogni palestinese sospettato anche solo di lontane simpatie verso i movimenti dell’opposizione, ora approfitta della presenza dell’Isis nel campo profughi di Yarmouk per riproporsi come paladino della causa palestinese”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(13 aprile 2015)