… fiamma

È donna. È araba. È musulmana. È israeliana, di Dimona. È perfettamente trilingue: arabo, ebraico e inglese. È una commentatrice politica per nulla banale e una giornalista molto professionale. Le sue domande sono sempre problematiche e cercano di andare a fondo delle contraddizioni del momento. Lucy Aharish, la giovane anchorwoman del canale allnews israeliano i24 news è stata scelta assieme a altre dodici persone per accendere la fiamma che dà inizio alle celebrazioni per il Giorno dell’Indipendenza dello Stato d’Israele. Quello stesso Stato il cui primo ministro incaricato ha affermato a due giorni dal voto che i partiti della sinistra stavano organizzando autobus per portare gli arabi al voto e sconfiggere la destra (parole di cui si è in seguito scusato). Quello stesso stato in cui gruppi di fanatici antiarabi hanno contestato – perché in democrazia c’è anche il diritto a contestare – il fatto che una donna araba potesse accendere quella fiamma recitando la formula che si sofferma sulla “gloria dello Stato d’Israele”. Lucy Aharish non le manda a dire; si dice orgogliosa di poter accendere quella fiamma di fronte al primo ministro, come a dirgli: “hai perso, gli arabi resteranno in Israele perché sono parte della realtà di questo paese esattamente come lo sono gli afroamericani negli USA e gli ebrei in Francia”. Trovo che la lezione che Lucy Aharish sta dando a Israele, e la lezione che Israele sta dando al mondo (e in special modo al mondo arabo) scegliendo questa brillante donna araba per celebrare la festa nazionale sia qualcosa di grande. Un gesto di speranza concreta nella pace e nella convivenza, contro il sessismo che domina il mondo dei fondamentalismi e contro il razzismo che a volte sembra avere il sopravvento un po’ ovunque.

Gadi Luzzatto Voghera

(24 aprile 2015)