Marie-Louise Carven (1909-2015)

Marie-Louise Carven Era alta, per dirlo con parole sue, “come un tronco di cavolo”, ma era chiamata la “grande couturier” delle donne piccole, e nel 2000 è stata insignita del titolo di Giusta tra le Nazioni dallo Yad Vashem, per aver salvato un’intera famiglia ebraica dalla deportazione durante la Seconda guerra mondiale. La stilista francese Marie-Louise Carven, fondatrice del’omonima maison, conosciuta anche con il suo nome all’anagrafe di Carmen de Tommaso, si è spenta lunedì all’età di 105 anni nella sua casa parigina.

Marie-Louise Carven è nata nel 1909 a Châtellerault, nella regione francese della Vienne, figlia dell’editore italiano Tommaso Carmen. Il suo debutto nel mondo della moda, all’inizio degli anni ’40 del secolo scorso, si deve a un complesso: “Ne ho davvero sofferto, poi ne ho liberato le donne. Misuro 1 metro e 55 ho delle curve, per tutta la mia gioventù le donne alla moda erano così alte, così lunghe, così magre”. Dunque, giovane diplomata all’Accademia delle Belle Arti in architettura e design d’interni, non riuscendo a trovare vestiti che la valorizzino, negli anni ’20 inizia a confezionarseli da sola, da autodidatta. Sono abiti semplici, senza imbottiture o ornamenti che li appesantiscano, con la vita stretta grazie a una serie di pinces e la linea delle spalle allungata da piccole maniche. Piacciono anche alle amiche, e mentre piano piano si crea una piccola cerchia di clienti, sono loro a convincerla ad aprire un atelier.

È il 1941 quando Carmen apre suo primo negozio di haute couture a Parigi. In quegli anni lavora per lei Henry Bricianer, sarto ebreo rumeno naturalizzato francese. Dopo aver dovuto chiudere il suo negozio in seguito alle leggi imposte dal regime di Vichy, Bricianer comincia a lavorare a domicilio insieme alla moglie, con la quale ha cinque figli, e la cui madre viene arrestata e deportata nel campo di sterminio di Auschwitz nell’ottobre 1943. Poco dopo, due poliziotti della Gestapo arrivano anche a casa di Henry. “Sono venuti, con i loro impermeabili, ma ci hanno detto: ‘Torniamo venerdì’”, racconta sua figlia Nicole Caminade. Venerdì era solo 24 ore dopo. “Mia madre ha chiesto ‘Come volete che facciamo? Siamo sette, come possiamo nasconderci?’, e i poliziotti le hanno rispostro ‘Questo, signora, è un problema vostro’”. In fretta e furia la famiglia si procura attraverso un amico carte d’identità false (“erano rudimentali, i timbri erano fatti con le patate”, racconta Nicole), e poi Henry si rivolge in cerca di aiuto a Carmen de Tommaso. Quest’ultima gli offre di nasconderlo in una mansarda al sesto piano dell’edificio del suo negozio, da dove il sarto può continuare a lavorare per dar da mangiare alla sua famiglia. Inoltre, la stilista fa in modo che gli altri membri della famiglia Bricianer siano nascosti fino alla Liberazione presso suoi parenti, tra cui la madre e la zia Madame Bovriven, dalla crasi del cui cognome con il suo stesso nome Carmen crea il suo pseudonimo Marie-Louise Carven.

È così che decide di chiamare anche la sua nuova maison, fondata con il suo primo negozio sul Rond-Point degli Champs Elysées nel 1945, all’età dei 35 anni. La firma della stilista diventa il colore verde, a partire dal modello che segna il suo successo, un abito di cotone a righe sottili bianche e verdi, dalla gonna larga e la scollatura profonda, che chiama “La Griffe”. Un anno più tardi un profumo con lo stesso nome fa il giro del mondo. Lo stile Carven è ormai nato: fresco e gioioso, con stampe a fiori e colori accesi, modelli dal vitino di vespa, gonne ampie, spalle larghe e scolli a balconcino, è dedicato alle giovani donne, soprattutto quelle piccole di statura, e interpreta la voglia di leggerezza, freschezza e disinvoltura del dopoguerra.

Marie-Louise conquista tutte le giovani star francesi dell’epoca, tra cui Édith Piaf, Martine Carol, Daniele Delorme, Leslie Caron, e si afferma tra i grandi couturier dell’epoca, come Christian Dior e Pierre Balmain, e poi un po’ più tardi Hubert de Givenchy et Yves Saint Laurent. “Ero una donna piccola tra uomini grandi”, racconta nel 2010. “Mi hanno adottata, perché avevo creato uno stile facile da vivere, e non li imbarazzavo per niente, perché lavoravo per le giovani donne del mio tempo”. È quello il momento in cui si affacciano sul mondo della moda anche le prime donne, ma a differenza delle algide Coco Chanel e Elsa Schiapparelli, Maire-Louise Carven si fa conoscere per la sua allegria e buon umore.

Carven è una delle prime griffe a fare sfilate in giro per il mondo, e da i suoi viaggi in luoghi esotici come Brasile, Egitto e Australia, la stilista torna con nuove ispirazioni e tessuti inediti nel mondo della haute couture. Inoltre, ormai assidua frequentatrice di aerei, si accorge che le hostess mancano di stile, e così fonda la Carven Uniforme e ridisegna le divise per numerose compagnie.

Marie-Louise lascia la creazione nel 1993, all’età di 84 anni, già vedova di Philippe Mallet, fratello dell’architetto Robert Mallet-Stevens, e poi del collezionista svizzero René Grog. Due anni dopo riceve la Legione d’Onore, mentre nel 2000 viene nominata Giusta tra le Nazioni dallo Yad Vashem. La griffe da lei fondata, passata di mano in mano nel corso degli anni e presieduta da Henri Sebaoun, abbandona la haute couture per concentrarsi sul prêt-à-porter.

Oggi, mentre la direzione artistica è passata al duo composto da Adrien Caillaudaud e Alexis Martial per le collezioni femminili, accanto a Barnabé Hardy per quelle maschili, di Marie-Louise rimangono immortali i consigli di moda, le massime essenziali per le donne piccole come lei. “Rinunciare a vestirsi di nero, accorcia ancora di più; rifuggire i quadri giganti, le stampe grandi, gli scolli in larghezza, le maniche a sbuffo”.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(9 giugno 2015)