Paulo Sousa, allenatore giramondo. Con il cuore a Tel Aviv

ishot-724Non esistono più i tabù di una volta.
E così, concluso il tredicesimo anno dell’era Della Valle a Firenze, si vocifera che sulla calda panchina viola possa approdare quello che, per alcune stagioni, è stato uno dei simboli della corazzata bianconera che Marcello Lippi portò in vetta all’Europa nel giugno del ’96. Paulo Manuel Carvalho Sousa, per tutti Paulo Sousa, è stato uno dei più forti giocatori di quell’epoca, autentico beniamino della curva bianconera. Oggi, appesi gli scarpini al chiodo, le giuste traiettorie prova ad insegnarle dalla panchina.
E se qualcuno lo segue, e la vittoria dell’ultimo campionato svizzero col Basilea sta a dimostrarlo, è anche grazie all’esperienza maturata nella città che, pur periferia del calcio, ha rappresentato un investimento importante nella sua vita, da un punto di vista professionale e non solo: Tel Aviv.

Estate 2013: dopo essere stato viceallenatore della nazionale portoghese per un quadriennio, dopo aver respirato l’atmosfera competitiva del calcio inglese (Qpr, Swansea, Leicester), Israele può sembrare a tutti gli effetti una retrocessione. Ma non per l’allenatore lusitano: “Sono qua per formarmi, sono qua per portare questo club alla gloria” il messaggio che volle rivolgere ai tifosi del Maccabi in occasione della sua prima intervista con la stampa israeliana.

Promessa mantenuta visto che, nove mesi dopo, il Maccabi ha vinto il campionato lasciando un distacco abissale (un distacco “da Juventus”) tra sé e la seconda squadra in graduatoria, l’Hapoel Beer Sheva. L’inizio di un ciclo? Niente affatto. Mentre i tifosi già speravano nell’inizio di un lungo percorso assieme al tecnico lusitano, lo stesso – un po’ a sorpresa – rassegnava infatti le dimissioni dall’incarico. Alla base di questa decisione la volontà di rimettersi in gioco, e non più in retrovia. “Non dimenticherò mai questi colori e questa curva, il cui calore ha pochi eguali nel mondo”, volle comunque sottolineare nel momento del commiato. A conferma che non erano parole di circostanza, il fatto che – appena poche settimane fa – sia stato tra i primi a complimentarsi con la dirigenza del Maccabi per la conquista di un nuovo titolo. “Siete sempre nel mio cuore e vi auguro ogni successo”: parole da gentleman, ma anche il segno di un’esperienza che ha lasciato qualcosa.

Al Basilea Sousa porta la propria idea di calcio. Un’idea che si rivelerà vincente: la squadra elvetica domina il proprio torneo e si conferma protagonista anche oltreconfine, approdando agli ottavi di Champions. Anche in questo caso ci sarebbe materiale per costruire un ciclo importante, ma l’allenatore giramondo non sembra appagato. Nuove esperienze, nuovi stimoli da coltivare. Se in riva all’Arno, lo si saprà a breve.

a.s twitter @asmulevichmoked

(Nell’immagine Paulo Sousa sulla panchina del Maccabi)

(10 giugno 2015)