Nicholas Winton (1909-2015)
La parola a chi fu salvato

wintonCinquecento parole. È questo lo spazio messo a disposizione dal New York Times a tutti i “Winton’s Children”, i 669 bambini ebrei messi in salvo dalla persecuzione nazista da Sir Nicholas Winton, e anche i loro figli e nipoti, per raccogliere le loro testimonianze e raccontarle al mondo. L’appello è stato lanciato dall’autorevole quotidiano nei giorni seguenti la scomparsa, all’età di 106 anni, dell’eroe che per cinquant’anni non aveva rivelato a nessuno la storia di come nel 1939 aveva messo centinaia di bambini su un treno in partenza dalla Cecoslovacchia per portarli in Inghilterra.
“Questi sopravvissuti, molti dei quali oggi hanno tra i 70 e gli 80 anni, si riferiscono ancora a se stessi come ‘i bambini di Winton. Il New York Times vorrebbe sentire la storia raccontata dai ‘bambini di Winton’ originali e dai loro discendenti, il cui numero supera i 6000” scrive il Nyt. E sotto uno spazio dove presentarsi, caricare foto e documenti, e soprattutto mettere per iscritto e condividere la propria vicenda.
La scoperta dell’eroismo di Sir Winton è avvenuta nel 1988, quando sua moglie ha ritrovato un quaderno di appunti in soffitta. “Non l’ho tenuta segreta – avrebbe poi affermato – semplicemente non ne ho parlato”. Lo stesso anno Winton è stato invitato al programma “That’s life” della BBC, ed è lì che per la prima volta ha incontrato a sorpresa alcuni dei bambini che ha salvato, seduti accanto a lui fra il pubblico e alzatisi in piedi su richiesta della conduttrice. “Credo che quello sia stato il momento più commovente della mia vita”, ha poi confessato anni dopo, nel 2014, alla trasmissione “60 Minutes” della rete statunitense CBS. “Improvvisamente – ha raccontato – mi trovavo a confronto con tutti quei bambini, che non erano decisamente più bambini”. Alcuni dei quali tra l’altro ricordano di aver scoperto come sono stati salvati nel 1939 grazie alla televisione. È succeso ad esempio a Higo Meisl, che ha già raccontato la sua storia alla CBS, così come Milena Grenfell-Baines, una delle donne che ha anche potuto abbracciare personalmente Winton nel 1988.
“Adesso hanno figli e nipoti e pronipoti”, osservava pacato Winton nell’intervista. “E nessuno sarebbe qui se non fosse stato per Sir Nick”, chiosa il giornalista Bob Simon. “È vero, sì, sì – risponde lui senza perdere l’aplomb – tremenda responsabilità, eh?”.
E oggi tutti loro hanno la possibilità di parlare in prima persona, di raccontare i fatti dal loro punto di vista di fanciulli in fuga o anche solo di rendere il loro piccolo omaggio in quanto giovani di oggi, e di pubblicare le loro storie, che magari si intrecceranno l’una con l’altra. E così tutte quelle cinquecento parole, che in fin dei conti sono poche, potranno costituire messe insieme le pagine del futuro che Sir Winton, sempre piuttosto schivo nei confronti dei riflettori, considerava la priorità: “Non sono interessato al passato – diceva due anni fa – credo si ponga troppa enfasi oggi sul passato e su ciò che è successo. E nessuno si concentra sul presente e sul futuro”.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(5 luglio 2015)