Qui Atene – “Giorni drammatici, serve aiuto”
L’appello degli ebrei di Grecia

Schermata 07-2457211 alle 14.12.48La situazione è critica, con molte famiglie vicino al collasso. Le comunità hanno difficoltà a venire incontro alle esigenze dei singoli. Gli uffici non riescono a offrire servizi in modo adeguato. Tra i pochi superstiti della Shoah c’è chi, non disponendo di bancomat, è costretto a vivere coi risparmi accumulati sotto il materasso (e non in senso figurato) e non può neanche ritirare il sussidio erogato dal governo per chi ha subito tale inferno in gioventù.
È la drammatica fotografia d’insieme dell’ebraismo greco, che condivide con tutto il paese l’angoscia di queste ore e l’incertezza sul futuro economico-finanziario della penisola. Una nuova insidia da fronteggiare per una comunità che, dall’apertura della crisi, convive con il carico d’odio riversato sull’intera società ellenica dai nazisti di Alba Dorata e dai loro accoliti, in sella al fin troppo scontato cavallo del pregiudizio antiebraico per ‘spiegare’ le ragioni del default di Atene.
Composta oggi da cinquemila anime, la comunità greca ha radici profonde nella storia del Mediterraneo con una prima presenza stimabile ad un paio di secoli prima dell’era volgare. In Grecia si trovano i resti di una delle più antiche sinagoghe della Diaspora ed è ancora in Grecia che furono accolti migliaia di ebrei sefarditi in fuga dalla penisola iberica a seguito dei dispositivi di espulsione emanati tra quindicesimo e sedicesimo secolo. Alla vigilia del secondo conflitto mondiale, la comunità contava su quasi ottantamila unità, particolarmente concentrate a Salonicco. Un mondo vivace, ricco di tradizioni e culture, che la Shoah avrebbe quasi del tutto annientato.
Eppure, stando a un recente studio dell’Anti-Defamation League, la Grecia sarebbe oggi il paese più esposto d’Europa al contagio dell’antisemitismo, con l’85 per cento circa della popolazione che avrebbe pregiudizi più o meno accesi nei confronti degli ebrei e che agli stessi attribuirebbe un ruolo (con diverse sfumature di importanza) nelle disgrazie della propria economia.
Un dato che fa spavento e che suona come un campanello d’allarme. Anche se, nell’immediato, ogni sforzo è volto a risolvere le urgenze del quotidiano. “A breve non avremo più soldi per pagare gli stipendi dei nostri dipendenti e lo stretto necessario” l’amara considerazione di David Saltiel, presidente della Comunità di Salonicco, al Times of Israel. Mentre dalle istituzioni di rappresentanza nazionale arriva l’invito a dare una mano affinché nessuno sia lasciato “senza cibo” e “senza i prodotti di base”. Con una scelta di grande coraggio si è comunque deciso di non cancellare l’appuntamento con l’annuale campeggio giovanile, che ha preso il via nelle scorse ore nonostante alcuni genitori premessero per un rinvio in attesa di tempi migliori. “Cibo, trasporti, sicurezza: organizzarci non è stato semplice” spiegano dalla Comunità di Atene.
Sono già alcuni anni che le istituzioni dell’ebraismo greco godono del supporto di enti internazionali. Dal World Jewish Congress all’American Jewish Committee, passando per l’Agenzia Ebraica: un supporto costante per far sì che le rinunce non diventino sempre più compromettenti per il futuro della comunità. Un futuro cui si guarda oggi con forte apprensione.
Tradizionalmente europeista e pro-euro, la comunità greca non si comunque espressa in merito al referendum. Nè prima, né dopo.
La scelta su dove apporre la crocetta è stata così lasciata alla coscienza dei singoli. “L’intero sistema greco è in crisi, e noi ne siamo parte. Se il sistema va giù – commenta amaro Saltiel – andiamo giù anche noi”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(7 luglio 2015)