Schindler’s List, l’Oscar donato allo Yad Vashem

Schindler's List Quel cappottino rosso immerso nel bianco e nero della devastazione della guerra divenne parte integrante della storia del cinema fin dalla sua prima apparizione nel 1993.
Diretto da Steven Spielberg, Schindler’s List, il lungometraggio dedicato all’eroismo del Giusto tra le nazioni Oskar Schindler, che durante la Shoah salvò più di mille ebrei facendoli lavorare nella sua fabbrica, vinse all’epoca sette Oscar, aggiudicandosi la statuetta come miglior film, regia, fotografia, sceneggiatura non originale, colonna sonora, montaggio e scenografia e lasciando gli altri candidati praticamente a bocca asciutta. Un riconoscimento prestigioso, lo scintillante Oscar, che in futuro farà parte dei cimeli conservati allo Yad Vashem, il museo della Shoah di Gerusalemme.
A dare la notizia il produttore Branko Lusting, 83enne sopravvissuto ai campi di sterminio, che ha dichiarato la sua intenzione di lasciarlo in eredità: “Questo – ha spiegato – è il posto dove un premio del genere deve essere conservato dopo la mia morte”. La scelta di donare la statuetta allo Yad Vashem è stata accolta con entusiasmo e il presidente del museo Avner Shalev ha annunciato la propria intenzione di organizzare una cerimonia in onore di Lusting alla quale parteciperà anche il presidente croato Kolinda Grabar-Kitarović, in visita in Israele il mese prossimo.
Nato in Croazia nel 1932, Lusting è figlio di un cameriere del centrale Caffè Osjek e di una casalinga. Tra le memorie della sua infanzia ha ricordato come spesso da piccolo si recava con i suoi nonni, molto religiosi, in sinagoga. Durante la guerra fu deportato ad Auschwitz poi a Bergen Belsen e quando venne liberato, racconta, pesava meno di trenta chili. Riuscì miracolosamente a rincontrare sua madre, ma furono gli unici due sopravvissuti della famiglia.
La sua carriera nel mondo del cinema inizia poi nel 1955, proprio in Croazia, come assistente alla Jadran film. Mentre alla fine degli anni ’80 decise di tentare la sorte e trasferirsi in America. Una scelta, quella di sbarcare negli Stati Uniti, che gli portò fortuna: dopo l’Oscar per Schindler’s List vinse la statuetta con il Gladiatore.
Da sempre attivo per tener viva la memoria, nel 2011 Lusting decise di celebrare la propria maggiorità religiosa, il bar mitzvah, che gli fu negata a 13 anni, proprio di fronte alla baracca 24 di Auschwitz, lasciando un’immagine toccante. Toccante come quel cappotto rosso immerso nel bianco e nero della guerra e che cambiò per sempre il cinema.

Rachel Silvera twitter@rsilveramoked

(8 luglio 2015)