“Unione delle Comunità,
comunicazione intelligente”

In occasione della riunione del Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, nella sua relazione introduttiva, il presidente UCEI Renzo Gattegna è così intervenuto:

L’ordine del giorno di questa seduta sembra prevedere adempimenti di ordinaria amministrazione.

Ma in realtà comprende argomenti di grande importanza come:
l’approvazione del Bilancio del 2014, il riparto dell’8 per mille, le variazioni al Bilancio del 2015, la modifica degli articoli 29 e 30 dello Statuto, la cooptazione di 5 consiglieri indicati dalla Comunità di Roma e l’abbandono del ricorso presentato da Eugenio Calò che, come sapete, ha chiesto al Collegio dei Probiviri una dichiarazione di illegittimità di questo Consiglio e la nullità di tutte le delibere adottate dal maggio 2014 fino ad oggi e infine l’esame dei progetti proposti dalle Commissioni.

Soffermandoci sull’aspetto economico, ritengo che possiamo essere molto soddisfatti dei risultati conseguiti per la raccolta dell’8 per mille erogata nell’anno in corso.

Si tratta di una importante conferma della forte crescita delle firme a nostro favore e quindi delle somme erogate.

Nell’arco di pochi anni stiamo assistendo a un incremento costante e significativo dei consensi.

Le firme che nell’anno di erogazione 2010 (anno di dichiarazione 2007) erano 64340, arrivano oggi, nell’anno di erogazione 2015 (anno di dichiarazione 2012) a 87510. La raccolta, che nell’anno di erogazione 2010 era a 4.252.371 euro, si è attestata sui 5.809.088 euro, segnando un risultato mai registrato in precedenza.

La tabella allegata, che sottopongo alla vostra attenzione, mostra i risultati di questi ultimi anni, merita di essere analizzata con attenzione e porta ad alcune riflessioni di natura strategica e politica.

L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dal 2008 ha deciso di uscire dal silenzio e ha iniziato a creare gli strumenti idonei che sono serviti ad acquisire una voce autorevole.
Ha rinunciato a costose e inutili campagne pubblicitarie, ha rinunciato a slogan inefficaci e inadeguati, e si è posta in relazione con tutte le Istituzioni e l’opinione pubblica italiana per svolgere il suo ruolo di rappresentante di un ebraismo italiano vivo, moderno, aggiornato, di un ebraismo che orgogliosamente guarda ai propri principi e valori passati e presenti, e che intende lavorare per un futuro di libertà e di progresso.

Abbiamo voluto affrontare senza paura la sfida che proviene da un mondo nel quale chi non comunica e non dialoga correttamente, chi non è capace di manifestare con orgoglio e con chiarezza la propria identità e di valorizzare le differenze e le specificità, finisce ai margini della società.

Abbiamo rifiutato qualsiasi chiusura, qualsiasi isolamento civile e culturale, qualsiasi forma di passività di fronte ai pregiudizi.

Tutto ciò non è stato da noi realizzato in maniera emotiva e passionale, ma logica, razionale e affidabile, senza eccessi, senza protagonismi, senza esibizionismi, senza sovraesposizione mediatica, in definitiva tentando di convincere gli interlocutori diffondendo argomenti fondati e verificabili e non proclami autoreferenziali, appariscenti ma effimeri.

Abbiamo ritenuto che un ebraismo chiuso, perennemente ridotto a una difesa passiva, oppresso dal terrore, come quello che è toccato ai nostri genitori e ai nostri nonni e che ha raggiunto il fondo dell’abisso con la Shoah, oggi produrrebbe solo gravi danni e consoliderebbe lo stereotipo dell’ebreo diverso e isolato, “una vittima predestinata”.

L’ebraismo, nell’attuale momento storico, non ha da temere né il dialogo, né il confronto e deve convincersi che ora, dopo tanti secoli, sono maturate le condizioni e si presenta l’occasione, forse irripetibile, di occupare lo spazio e di svolgere il ruolo che gli spetta in tutti i campi.

Questa valutazione si basa su molteplici considerazioni:

– Abbiamo conquistato i diritti che ci spettano e l’unico modo per consolidarli è esercitarli con equilibrio, con costanza e con tenacia

– Gli ebrei, che vivono in vari paesi, non sono mai stati così liberi e vivono quasi tutti integrati in società democratiche

– Lo Stato di Israele non è mai stato così forte e popoloso e rimane l’unica realtà libera, democratica e laica di tutto il Medio Oriente.

– I nemici di Israele e degli ebrei si stano logorando in crudeli e disumani conflitti tribali.

Non è più sostenibile l’idea che ogni forma di apertura è pericolosa perché avrebbe come conseguenza l’assimilazione; la conoscenza e l’informazione sono ormai a disposizione di tutti e qualsiasi forma di censura, oltre che inutile, è tecnicamente impraticabile.

Inoltre nell’ebraismo non è mai esistito un pensiero unico e il dibattito è sempre stato un irrinunciabile metodo di studio.

Ritengo quindi che l’apertura al confronto, se ben gestita, non può che produrre un rafforzamento nei propri principi, uno studio più approfondito e una preparazione più adeguata.

Il futuro che dobbiamo predisporre, il solo che può affascinare ed entusiasmare i nostri figli e i nostri nipoti, dovrà essere caratterizzato dal coraggio fisico e culturale di accettare tutte le sfide e tutti i confronti, uscendone vittoriosi, come veri interpreti del ricco patrimonio di civiltà che ci caratterizza: senza fanatismi e senza integralismi, rispettosi della libertà di pensiero e di manifestazione del pensiero, forti oppositori dell’idolatria, in tutte le forme nelle quali essa possa manifestarsi.

Ho parlato di un’occasione storica in quanto ritengo di ravvisare una novità nel fatto che i nostri valori destano un forte e diffuso interesse e possono essere, finalmente, compresi e condivisi da tutti coloro che aspirino ad un futuro, l’unico possibile, nel quale prevalgano la pacifica convivenza e il rispetto reciproco tra persone diverse.


Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

(19 luglio 2015)