Israele, lotta agli estremisti

rassegnaNuove misure di sicurezza per fermare gli estremisti israeliani. È quanto ha deciso ieri il governo di Gerusalemme, estendendo l’applicabilità delle misure anti-terrorismo adottate fino ad ora contro i movimenti terroristici palestinesi. “Gli estremisti vogliono minare i diritti fondamentali della nostra società. Ma la pagheranno”, ha dichiarato il Primo ministro Benjamin Netanyahu, appresa la notizia della morte di Shira Banki, la ragazza di 16anni rimasta vittima dell’aggressione compiuta dall’estremista Yishai Schissel durante la sfilata del gay pride a Gerusalemme. “Sotto la spinta del ministro della Difesa Moshe Ya’alon, il governo di Gerusalemme – scrive Repubblica – ha deciso ieri di usare la mano dura contro gli estremisti ebrei e le frange religioso-messianiche che lo stesso primo ministro Netanyahu ha qualificato come ‘terroristi’”. Yaalon, continua Repubblica, “ha autorizzato la ‘detenzione amministrativa’ contro i leader dei gruppi dell’estrema destra ebraica e per i militanti sospettati di farne attivamente parte”. A questo mondo appartengono, secondo le autorità israeliane, i responsabili dell’attacco incendiario di Kfar Douma, in cui è stato assassinato un bimbo di 18 mesi e su cui sta indagando lo Shin Bet (Il Messaggero).

Rompere il silenzio. “Non c’è alternativa all’alzarsi in piedi e al combattere per l’immagine di questo Paese. La maggioranza silenziosa deve, semplicemente deve, smettere di essere silenziosa. Prima che sia troppo tardi”. È l’appello lanciato dello scrittore israeliano Eshkol Nevo dalle colonne del quotidiano Yedioth Ahronoth dopo gli ultimi attentati compiuti da estremisti in Israele. Parole riportate dal Corriere della Sera che ricorda anche la presa di posizione del presidente israeliano Reuven Rivlin, intervenuto in modo chiaro contro il fanatismo, contro quelle fiamme che “stanno incendiando il Paese, che permettono di uccidere in nome della Torah”. Proprio per le sue posizioni, Rivlin è stato oggetto di minacce. “Rischi di fare la stessa fine di Yizthak Rabin”, l’inquietante avvertimento, scrive il Corriere, lanciato dagli ultranazionalisti religiosi. E dal mondo religioso israeliano, sono arrivate molte condanne rispetto ai fatti degli ultimi giorni. “Inammissibile che nel nome della religione si infierisca sul prossimo”, il messaggio del rabbino capo d’Israele rav Yitzhak Yosef e dal rabbino di Gerusalemme rav Shlomo Amar (La Stampa).

L’odio che mette in pericolo Israele. “La mano di un uomo apre una finestra in piena notte e lancia una bottiglia incendiaria in una stanza dove dormono madre, padre e due bambini. I pensieri, le immagini, sono strazianti. Chi è la persona, o le persone, capaci di un simile gesto?”, scrive lo scrittore israeliano David Grossman, in un appello pubblicato oggi da Repubblica e diretto soprattutto all’attuale leadership israeliana, dopo i tragici fatti di Kfar Douma. Grossman sottolinea come il premier Netanyahu e i suoi ministri abbiano subito condannato l’attacco incendiario di giovedì scorso. “Ciò che è difficile capire – afferma lo scrittore – è come il capo del governo e i suoi ministri possano ignorare il legame tra il fuoco da loro attizzato per decenni e le fiamme degli ultimi avvenimenti. Come non vedano il nesso tra l’occupazione della Cisgiordania che dura da quarantotto anni e la realtà buia e fanatica creatasi ai margini della coscienza israeliana”.

Il ricordo di Shira. “La nostra magica Shira è stata barbaramente assassinata perché era una ragazza felice di sedici anni, piena di amore e di vitalità, scesa in una strada di Gerusalemme per appoggiare la lotta dei suoi amici. Per nessuna altra ragione che non sia il male, l’odio, la stupidità e la negligenza la vita del nostro bellissimo fiore è stata definitivamente recisa”. È il doloroso comunicato diffuso dalla famiglia di Shira Baki, dopo la notizia della sua morte (Repubblica).

L’Italia e la sicurezza. Sul Corriere delle Sera Angelo Panebianco riflette sul ruolo dell’Italia rispetto alla situazione della sicurezza internazionale, da conciliare con gli interessi economici del nostro Paese. Panebianco chiede alla politica, di sinistra e di destra, maggiore chiarezza sulle sue posizione in materia di Esteri. Un esempio, l’Iran, rispetto al quale per l’editorialista del Corriere “la sicurezza non pare in cima alle preoccupazioni Italia ne. Nonostante le dichiarazioni in senso contrario: l’Iran, si dice, aiuterà a colpire lo Stato islamico. Forse, ma perché non chiedersi anche quale sarà l’effetto sul mondo sunnita dell’alleanza fra i crociati e gli eretici sciiti contro il Califfo, sunnita pure lui?”.

Torino, la storia dietro Via Artom. La Stampa presenta il libro di Alessandro Musto, “Via Artom”, un racconto dedicato al partigiano e intellettuale ebreo Emanuele Artom ucciso dai nazifascisti e alla via che la sua città, Torino, gli ha dedicato. Intervistato dal quotidiano torinese, Musto sottolinea il lavoro di ricerca fatto per scrivere il romanzo – che ha vinto il concorso letterario Rai La Giara -, e ricorda tra i caratteri di Artom “l’ironia e la dignità con cui andava ai “lavori forzati” a cui era costretto in quanto ebreo. Il fatto stesso che a Torino ci fossero i lavori forzati, in seguito alle leggi razziali, continua a raggelarmi”.

L’ambiguo dottor Weigl. Il Corriere presenta il libro di Arthur Allen Il fantastico laboratorio del dottor Weigl (edito da Bollati Boringhieri), in cui si racconta la storia di Rudolf Weigl, medico polacco reclutato dai nazisti per produrre un vaccino contro il tifo e che, nel corso del suo lavoro, riuscì a salvare migliaia di uomini e donne della Resistenza. Allen riporta alla luce anche la storia dell’assistente di Weigl, il dottor Ludwik Fleck, deportato a Buchenwald in quanto ebreo. Nel campo di concentramento, assieme ad altri scienziati Fleck continuò a lavorare al vaccino contro il tifo, realizzando uno “inefficace per i nazisti e, per contro, uno abbastanza efficace per i membri della Resistenza di Buchenwald”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

(3 agosto 2015)