Portman racconta Oz, il trai‎ler è online

portman a tale of love and darkness“Vai a dormire”.
“Ma mamma non ho sonno”.
“D’accordo vieni qui, ti racconto una storia”.
Sono queste le parole che aprono il trailer, ora online, di “A Tale of Love and Darkness”, il primo film da regista dell’attrice premio Oscar Natalie Portman. Recitato interamente in ebraico, è ispirato al libro di Amos Oz “Una storia di amore e di tenebra” (edito in Italia da Feltrinelli) nel quale racconta la tragica esistenza della madre Fania e i suoi passi attraverso i grandi stravolgimenti del Novecento; dalle persecuzioni naziste in Europa alla sofferta e combattuta nascita di Israele.
“Come stai?”, chiede il piccolo Amos, ricevendo lo sguardo carico di dolore della madre, interpretata dalla stessa Portman, mentre fuori infuriano scene di tenebra e paura. Presentato durante il Festival di Cannes lo scorso maggio, il film dovrebbe uscire in Italia nel novembre del 2015 e verrà distribuito dal Gruppo Ferrero. A raccontarne la scelta e i retroscena è stato proprio Massimo Ferrero sul numero di luglio di Pagine Ebraiche nel quale è stato dedicato ampio spazio al lungometraggio.

Oz-Portman, il sodalizio è vincente

oz-portmanIn “Leon” era incantevole, nei panni di un’orfanella in fuga al fianco di uno stralunato Jean Reno. Da quel folgorante esordio con Luc Besson a soli dodici anni, Natalie Portman di strada ne ha fatta moltissima, dalla serie di “Star Wars” fino all’Oscar nel 2010 per “Black Swan” di Darren Aronofsky. E adesso a Cannes svolta, debuttando con “A Tale of Love and Darkness”, tutto girato a Gerusalemme e tutto in ebraico, basato sull’omonima bellissima autobiografia di Amos Oz.
Mentre ancora una volta la letteratura di Israele si aggiudica un palcoscenico d’eccezione, la pattuglia dei suoi artisti, che un anno fa aveva fatto faville, si presenta a ranghi ridotti al festival, presieduto in quest’edizione dai fratelli Coen. Spiccano in ogni caso Ronit Elkabetz, attrice e regista, nel 2014 alla Croisette con “Ghett”, che quest’anno è alla presidenza della Settimana della Critica; il regista Elad Keidan con il suo “Hayored Lemala – Afterthought” e Miki Polonski con il corto “Asara Rehovot, Mea Etzim – Ten Buildings Away”. “A Tale of Love and Darkness”, che l’israelo-americana Natalie Portman ha scritto, diretto e interpretato, traspone per il grande schermo l’ormai classico Storia d’amore e di tenebra di Amos Oz. La fluviale autobiografia dello scrittore, tradotta in italiano come Una toria d’amore e di tenebra (2002), ci restituiva uno splendido affresco della vita in Israele dopo il Mandato britannico e nei primi anni dello Stato nel racconto della sua formazione di uomo e di scrittore. Il film si concentra in particolare sul rapporto tra il giovane Amos e la madre Fania nel periodo a cavallo della fondazione dello Stato, fra il 1945 e il 1953.
“Ho voluto dirigere questo film appena ho letto il libro, sette anni fa”, spiega Natalie Portman. “Il lavoro di Amos Oz è commovente e scritto benissimo. Inoltre tante delle sue storie erano per me mol- to familiari: ne avevo sentite tante del genere riguardo i miei nonni, il loro rapporto con i libri, la cultura, la lingua, l’Europa e Israele”. Portman parte dal rapporto tra i genitori di Amos Oz, Aryeh e Fania. Emigrati in Israele dall’Europa orientale, sono uniti da una forte affinità intellettuale e culturale che non basta però a costruire un matrimonio felice. Lei, fragile, romantica, amante dell’arte, non reggerà l’impatto con le sfide concrete della vita in Israele, il paese da lei tanto idealizzato, e si toglierà la vita quando il figlio è dodicenne. “C’era una tensione incredibile tra
madre e figlio”, dice Natalie Portman. Lei lo spinge a creare e al tempo stesso con la sua scomparsa gli apre uno spazio da colmare. È un abbandono incredibile e devastante. E al tempo stesso è un’opportunità che lui riuscirà affrontare proprio grazie agli strumenti datigli dalla madre”.
Il film, interamente girato a Gerusalemme, è recitato in ebraico e si prevede venga distribuito con i sottotitoli. Natalie Portman ci tiene a ricordare che “Israele è riuscito nell’incredibile impresa di far rinascere la lingua ebraica dopo secoli in cui era stato una lingua esclusivamente religiosa, non parlata”. Anche per questo, dice, “il linguaggio è senz’altro uno dei personaggi del film e Arieh ne è il principale tramite, perché parla in continuazione dell’etimologia delle parole e del modo in cui sono connesse”. Grande attenzione è stata posta all’accento degli attori che, impersonando degli immigrati dall’Europa orientale, hanno tutti un’inflessione ashkenazita.
La stessa Portman, che pure parla un ottimo ebraico (il padre è israeliano, lei ha vissuto in Israele fino a tre anni e vi è tornata per studiare), ha dovuto affidarsi alle cure di una coach per non suonare troppo yankee. “Sembro ancora straniera, ma non americana, il che va bene per il personaggio”. Certo l’ebraico potrebbe non giovare alla diffusione del film, così come la sua storia tutta legata a Israele. Ma il libro di Amos Oz aveva conquistato il pubblico internazionale per la sua incredibile capacità di rappresentare temi e conflitti eterni: l’amore, la morte, l’arte e il perenne contrasto che lacera il cuore di chi emigra tra il paese sognato e la realtà di tutti i giorni. Se il film troverà un respiro simile, il successo sarà garantito. Anche perché, come dimenticarlo? “A Tale of Love and Darkness” vanta una protagonista da Oscar.

Daniela Gross

Presto in Italia (grazie al “Viperetta”)

massimo ferrero“Sì, è vero: a portare e distribuire in Italia A Tale of Love and Darkness, il primo film per la regia di Natalie Portman saremo noi. Ma mi dica un po’… Lei come fa a saperlo?”. Non si smentisce Massimo Ferrero (nell’immagine), multiforme produttore cinematografico, imprenditore ed ex attore che da un anno è sulla cresta dell’onda dopo l’acquisto della Sampdoria, mentre racconta le nuove sfide d’autore a Pagine Ebraiche. ‘Romano de Roma’, originario del quartiere popolare di Testaccio, prima che diventasse il polo della movida notturna, Ferrero è un istrionico self made man: nato nel 1951, nipote di una soubrette del teatro Ambra Jovinelli e figlio di un autista di autobus e di una madre ambulante, inizia a muovere i primi passi a Cinecittà reinventandosi nei ruoli più vari, da comparsa ad autista e factotum, fino a conquistarsi il ruolo di direttore di produzione. Sposa poi Laura Sini, erede dell’omonima azienda casearia laziale, avviando diverse produzioni cinematografiche che si rivelano a tempi alterni successi al botteghino e buchi nell’acqua e stringendo un sodalizio con la coppia formata da Simona Izzo e Ricky Tognazzi. Nel 2006 acquista poi i diritti del film tedesco Bye bye Berlusconi!, feroce satira ai danni del cavaliere e premier in carica all’epoca che però non distribuirà mai. Con il gruppo Ferrero ha rilevato inoltre dieci tra i più importanti cinema di Roma fra cui le storiche sale dell’Adriano e del Reale.
Contrassegnato da un carattere verace, Massimo Ferrero è riconosciuto dai più con il colorito soprannome di ‘Er Viperetta’, la cui origine è dubbia: c’è infatti chi dice che il nomignolo gli sarebbe stato affibbiato dall’attrice Monica Vitti dopo averla difesa da un aggressore. Protagonista di siparietti che fanno storcere il naso a molti e lo hanno reso il mito incontrastato dell’italiano medio, ex proprietario di una compagnia aerea che gli ha creato qualche strascico con la giustizia, l’imprenditore è stato protagonista di un’imitazione resa immortale dal comico genovese Maurizio Crozza nella quale tra un grugnito e l’altro, con fatica affastella una serie di luoghi comuni, modi di dire e sorprendenti dichiarazioni (il sogno di uno stadio in mezzo al mare, l’ultima in ordine di tempo).
Nonostante la passione calcistica lo tenga sempre più tempo sugli spalti dello stadio e meno accomodato sulle poltrone del cinema, a spiegare a Pagine Ebraiche la scelta di portare in Italia il film di Natalie Portman tratto dal libro autobiografico dello scrittore israeliano Amos Oz Una storia di amore e di tenebra (ed. Feltrinelli) è proprio Massimo Ferrero: “Questa pellicola verrà portata in Italia da Vanessa Ferrero, che è mia figlia e Giorgio Ferrero, è una co-produzione italo-americana, inglese, canadese e israeliana ed è stata girata interamente in Israele. Quando arriverà nelle nostre sale – dice, con il suo solito stile – ti regaleremo un biglietto per andarlo a vedere al cinema Atlantic di Roma, che dopo anni finalmente verrà ristrutturato”.
“Nella produzione cinematografica a marchio Ferrero io rappresento però lo ieri – conclude – Per saperne di più bisogna parlare con mia figlia Vanessa che invece è il domani”. Continua quindi Vanessa Ferrero: “Questo film che abbiamo co-prodotto e che distribuiremo in Italia, racconta la storia dello scrittore: dopo averlo visto in anteprima al Festival del cinema di Cannes, ci ha colpiti perché è veramente toccante, molto particolare e io personalmente consiglio assolutamente di non perderlo. Ci ha incuriositi inoltre perché è la prima regia di un’attrice del calibro di Natalie Portman, un elemento fuori dagli schemi che rende la pellicola di certo una grande scommessa. Ma non voglio svelare di più perché spero che andiate tutti al cinema a vederlo”. “A Tale of Love and Darkness – continua – uscirà in Italia a novembre del 2015 e non ha, per il momento, un titolo in italiano. Ci stiamo ancora pensando”. A questo punto però interviene nuovamente Ferrero, alias ‘Er Viperetta’: “Mi scusi, lei come si chiama?”, chiede rivolgendosi a chi scrive. “Rachel”, rispondo un poco dubbiosa. “Bene: il film lo chiameremo Rachel!” esclama, sorridendo beato come fresco di un goal della Sampdoria.
Dopo la diffusione della notizia che ha visto il curioso accostamento tra Ferrero e l’hollywoodiana attrice premio Oscar c’è chi addirittura ha proposto la diva come prossima madrina della squadra di calcio genovese, ipotizzando l’improbabile scena allo stadio con tanto di sciarpina e gadget. E infatti Massimo Ferrero senza scomporsi continua: “Io sono innamorato di Natalie Portman da quando ho visto un film meraviglioso, Il Cigno Nero. Lì ho capito che era una grande attrice”.
Ma se, l’innegabilmente simpatico e trascinante Ferrero (che non nasconde la propria romanità e promette che se mai diventerà sindaco trasformerà Roma da ‘ladrona’ a ‘capoccia’) dichiara la propria ammirazione per l’attrice nata a Gerusalemme e americana d’adozione, una domanda giunge spontanea: cosa penserà Natalie Portman, l’intellettuale Natalie Portman, sposata con un ballerino di danza classica, che ha impiegato otto anni a scrivere la sceneggiatura di A Tale of Love and Darkness e che ha preteso di girare in lingua ebraica, di lui, l’intramontabile ‘Viperetta’?

Rachel Silvera

Pagine Ebraiche luglio 2015

(14 agosto 2015)