I ponti culturali di un pioniere,
tra cinema, arte e letteratura

51U5j+iBRQL._AA160_ Tra cinema e letteratura, storia e teatro, nella carriera del critico Guido Fink non sono certo mancati i ponti. Lo sottolinea il figlio Enrico, assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Firenze, nel raccontare quello di cui si tratterà questa sera nel corso dell’incontro intitolato “Nel segno di Proteo: da Shakespeare a Bassani”, all’auditorium Stensen nel capoluogo toscano. L’evento è stato organizzato nell’ambito della Giornata Europea della Cultura Ebraica, il cui tema quest’anno è “Ponti & AttraversaMenti”, per celebrare tra l’altro anche gli ottant’anni di Guido Fink, in un omaggio che prenderà le mosse dalla presentazione dell’omonimo libro pubblicato a giugno da Guaraldi, un’antologia di suoi scritti curata da Roberto Barbolini.
Nato a Gorizia, con la sua famiglia Fink si è molto presto stabilito a Ferrara. Ha studiato e insegnato per molti anni letteratura anglo-americana all’Università di Bologna e poi a Firenze oltre che come visiting professor in alcune università statunitensi. Fin da subito ha però cominciato a interessarsi e a pubblicare anche pezzi di critica cinematografica su varie riviste, fino a ideare e dirigere quella intitolata “Cinema & cinema” e a scrivere molti saggi e monografie che sono poi diventati importanti punti di riferimento. Il suo tratto distintivo è senza dubbio la commistione tra tutti i suoi campi di studio, con una compresenza e un intreccio che fa di lui una sorta di pioniere dei ponti, come fa notare il figlio Enrico. Era infatti una caratteristica non scontata nel periodo in cui lui iniziò a pubblicare, tra gli anni ’60 e ’70, “quando c’era ancora una certa difficoltà a desettorializzarsi, i muri tra le discipline erano molto forti”. Suo padre, aggiunge tuttavia, “si è sempre concentrato a creare ponti tra i diversi linguaggi ma anche tra le diverse culture, ad esempio seguendo sempre il filone ebraico in tutti questi contesti”.
Un pregio, racconta Enrico, emerso in maniera forte anche nel convegno svoltosi a Bologna sempre intorno alla figura di Fink, in occasione del quale lo studente, collega e amico di una vita Barbolini ha pubblicato l’antologia “Nel segno di Proteo: da Shakespeare a Bassani”, che comprende prevalentemente suoi scritti di ambito letterario. “Sono state giornate molto emozionanti, per le quali si è riunito un gruppo di suoi studenti, ora docenti a loro volta, e in seguito alle quali ha preso forma anche questo evento a Firenze, molto voluto dalla presidente della Comunità Sara Cividalli”. Firenze, sottolinea Enrico, non era la Comunità di origine di Fink, che tuttavia per essa si è speso grandemente, anche assumendo la carica di presidente, e dunque “è la sede giusta per proporre questo evento”.
Dopo un incontro con Barbolini e l’editore Marco Guaraldi, nel corso della serata verrà proiettato “La lunga notte del ’43”, film del 1960 diretto da Florestano Vancini, tratto dal racconto “Una notte del ’43” della raccolta “Cinque storie ferraresi” con cui Giorgio Bassani vinse il Premio Strega nel 1956. Una storia particolarmente significativa per Fink su vari livelli: “Mio padre – spiega il figlio – aveva un legame molto forte con Bassani, lo conosceva fin da piccolo, e quindi conosceva anche la genesi del racconto ed era presente durante le riprese del film, oltre al fatto che fu coinvolto in prima persona negli eventi di quella notte”. Un argomento che si avrà modo di approfondire anche parlando dell’antologia, che contiene tra gli i vari scritti apparsi in riviste o atti di convegni tra il 1968 e il 2006 anche il saggio intitolato “Le tre notti del 1943”, conducendo il lettore in un viaggio attraverso l’arte e la Storia.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(2 settembre 2015)