Periscopio – Suspense

lucrezi Come grande ammiratore di Stieg Larsson, e avido lettore della trilogia di Millennium, sono tra coloro che si sono precipitati ad acquistare – lo stesso giorno di agosto in cui, in tutto il mondo, è stato pubblicato – il quarto volume della serie, ove sono raccontate le nuove, emozionanti avventure dei due noti protagonisti, il giornalista d’inchiesta Mikael Blomkvist, indomito ricercatore delle verità nascoste dei ”
‘poteri forti’, e la hacker solitaria Lisbeth Salander, genio dell’informatica e spietata vendicatrice delle donne offese. Com’è noto, la morte prematura di Larsson ha reso necessaria la prosecuzione della serie attraverso la penna di un altro autore, dietro accordo con i titolari dei diritti (il padre e il fratello, non vantando la sua compagna un titolo legale). La scelta è caduta su David Lagercrantz, versatile e prolifico scrittore svedese, e, senza voler fare pubblicità, mi pare che sia stata senz’altro felice. Lagercrantz è molto bravo, e non tradisce le attese: la sua suspense è la stessa di Larsson, come anche il ritmo incalzante del suo racconto.
La prosecuzione della serie, in ogni caso, è da salutare sicuramente come un fatto molto positivo, in ragione dell’alto valore dell’impegno civile di Larson, che, tanto nella sua attività di romanziere quanto nel suo ruolo di giornalista e attivista, si è sempre battuto a favore dei diritti umani, contro ogni forma di opacità, prevaricazione e violenza del sistema. Gli oltre ottanta milioni di lettori che, in tutto il mondo, hanno finora letto la saga di Millennium hanno trovato in tali pagine, certamente, momenti di svago e di intrattenimento; ma hanno anche ricevuto un chiaro insegnamento morale, consistente in un esplicito monito sulla costante presenza, nel mondo degli uomini, del male (anche in società complessivamente avanzate, democratiche e solidali, come certamente è quella svedese), e sulla costante necessità (da parte di tutti, non solo degli eroi di fantasia) di lottare contro di esso.
E fa senz’altro onore al padre e al fratello del grande scrittore scomparso la scelta di devolvere tutto l’ammontare della parte di diritti a loro spettante alla rivista Expo, fondata da Stieg Larson, volta all’investigazione sui crimini del neonazismo scandinavo: un fenomeno inquietante, sommerso, radicato, estremamente pericoloso, come è stato dimostrato, fra l’altro, dalla tremenda strage di Utoya del 2011.
Ma se Expo costituisce una rivista militante, preziosa per la difesa della democrazia, anche le pagine di Millennium, su un altro piano, rappresentano un utile ed encomiabile strumento di impegno di civile, nel momento in cui invitano tanti milioni di lettori a riflettere sul fatto che, dietro le scintillanti vetrine delle nostre moderne città, dentro ai nostri alti grattacieli, nelle nostre strade piene di traffico, nei nostri affollati ed eleganti bar e ristoranti, si celano forze oscure e velenose, contro le quali non basta il solo impegno delle forze dell’ordine, ma serve una costante vigilanza di tutta la società civile.
Lunga vita, perciò, ad Expo e alla saga di Milennium. Perché il neonazismo è una malapianta che non vuole morire, come suggestivamente ricordato dalla scena finale di “Schindler’s List”, nella quale un soldato alleato, nel procedere all’impiccagione del capo del campo di concentramento, responsabile dei più inenarrabili crimini, è costretto a ripetere più e più volte il calcio dato allo sgabello posato sotto i piedi dell’aguzzino, che sembrava avere messo radici nel suolo (mentre il condannato, per quanto permessogli dalle mani legate, faceva il saluto nazista). Un gesto – un semplice calcio a uno sgabello – che si annunciava molto facile, e che invece, nella mirabile rappresentazione di Steven Spielberg, si rivela, inspiegabilmente, molto difficile.

Francesco Lucrezi, storico

(2 settembre 2015)