“Vinceremo sulla barbarie”

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Nuovo messaggio del presidente francese Hollande alla nazione. “Quello che è accaduto venerdì sera è un atto di guerra e di fronte alla guerra – le sue parole – il Paese deve prendere le decisioni appropriate. È un atto di guerra commesso da un esercito terrorista, Daesh, un esercito jihadista contro la Francia e i valori che difendiamo ovunque nel mondo, contro quel che siamo: un paese libero che parla a tutto il pianeta. È un atto di guerra che è stato preparato, organizzato, pianificato dall’esterno, e con complicità all’interno. La Francia sarà spietata. La Francia è forte, anche se può essere ferita si rialza e niente può fermarla, anche se il dolore ci assale. La Francia è forte, è valorosa e trionferà sulla barbarie”.
Tutti i leader del mondo libero al fianco di Parigi e contro la barbarie. “I terroristi stanno attaccando il nostro modo di vivere, ma stamattina anche io ho riscoperto il dono dell’Europa che i nostri padri ci hanno lasciato. Hanno conosciuto la guerra, e ci hanno lasciato la pace”, dice il primo ministro italiano Matteo Renzi. La lunga giornata del premier si conclude a Palazzo Chigi, dove chiede ai capigruppo dei diversi partiti “il massimo senso di responsabilità” affinché l’opinione pubblica senta l’Italia “unita”.
All’unità invita anche il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, le cui dichiarazioni sono riportate dal Sole 24 Ore. “Sulle nostre società democratiche – spiega Gattegna – grava una minaccia terribile, troppo a lungo sottovalutata. Una minaccia di fronte alla quale non sono possibili esitazioni, ma è anzi fondamentale unire gli sforzi per tutelare il bene più prezioso di cui disponiamo: la libertà. Oggi più che mai è importante ritrovarsi uniti per affrontare quella che è una vera propria guerra di civiltà. Oggi più che mai è importante dire ‘Je suis Paris’, ma soprattutto tradurre queste parole in un impegno concreto”.
Sui fatti di Parigi, nuovi dettagli emergono sui quotidiani riguardo le inquietanti minacce già ricevute in passato dai proprietari del Bataclan, colpevoli di essere ebrei e troppo vicini a Israele (“Bataclan a rischio dal 2011”, titola il Fatto Quotidiano). Minacce che abbiamo ampiamente documentato sul nostro notiziario speciale pubblicato nella serata di ieri.
In un colloquio con Repubblica, il ministro degli Interni Alfano (che sul tema della sicurezza ha incontrato venerdì al Viminale una delegazione ebraica guidata da Gattegna) incalza: “La minaccia è grande e il rischio zero non esiste. Ma vinceremo noi”. Perché, sottolinea, un giorno la guerra al terrore finirà: “È una certezza. Quel che non sappiamo è quanto durerà, quali costi avrà in termini di vite umane, cosa sarà delle nostre abitudini e della nostra libertà di oggi e di ieri”. Il ministro riferisce inoltre dell’intensificazione delle misure di sicurezza e degli ultimi arresti effettuati in alcune operazioni anti-terrorismo.
Tra i possibili obiettivi degli integralisti islamici c’è anche il Giubileo, in programma a Roma a partire dal prossimo 8 dicembre. Nessun passo indietro, fanno sapere dal Vaticano. E intanto scattano le contromisure: più agenti in strada, fari accesi sul web (Il Messaggero).
Scrive in un editoriale il direttore del Corriere Luciano Fontana: “La notte del 13 novembre 2015 non riusciremo mai a cancellarla dalla nostra memoria. Non potremo andare avanti, come noi europei abbiamo fatto tante volte, rimuovendo le tragedie, pensando che in fondo si trattava di un attacco contro un singolo obiettivo: un supermercato casher, la redazione di un giornale satirico, un regista dissacrante. C’è un salto enorme: i terroristi fondamentalisti hanno portato la guerra in una delle città simbolo della nostra civiltà”.
Come combattere il terrorismo? Fiamma Nirenstein, sul Giornale, porta l’esempio di Israele: “La vita degli israeliani è tutta resistenza, esaltazione della vita normale, riuscire a mantenere i diritti delle tre religioni monoteiste a visitare ogni angolo di Gerusalemme in pace. È un obbligo morale prima ancora che pratico. Il terrorismo è sconfitto se si riesce a vivere senza paura”.
A Firenze nota congiunta di cardinale, imam e rabbino. “Ancora più che mai – scrivono i tre leader religiosi – sentiamo l’urgenza di pregare e lavorare insieme per un dialogo tra le culture e le religioni, così da liberare la terra da ogni traccia di violenza e rispondere col nostro impegno spirituale e quotidiano al D-o che vuole che tutti gli uomini siano salvati” (Corriere Fiorentino).
“Israele si trova spalla a spalla con la Francia nella lotta al terrorismo islamico estremista”. Così il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha annunciato che i servizi di intelligence di Gerusalemme sono già all’opera dopo aver ricevuto l’ordine di assistere i colleghi francesi. Non si arresta intanto la violenza in Cisgiordania da parte dei terroristi palestinesi ai danni di civili israeliani: venerdì due uomini, padre e figlio, sono stati freddati mentre viaggiavano sul loro furgoncino nei pressi di Hebron.
Riflettendo sulla strage di Parigi e gli attacchi nei pressi dello stadio cittadino, la Gazzetta dello sport rievoca il Massacro di Monaco ’72, le Olimpiadi dove il commando di Settembre Nero uccise 11 atleti israeliani. Una tragedia che per essere ricordata con una cerimonia ufficiale, viene spiegato, “ha dovuto attendere 40 anni”.

Chi ha colpito Graff? C’è l’identikit. Magro, viso e capelli chiari. Sarebbe questo l’identikit dell’uomo che ha attaccato Nathan Graff a Milano, nei pressi di un locale casher e della scuola ebraica. Scrive il Corriere: “L’aggressore s’è avvicinato alle spalle. Ma non ha colpito alla schiena. La prima coltellata è stata sferrata al volto. Ha provocato un profondo taglio tra la guancia e l’orecchio. Soltanto dopo, mentre scappava tra i giardini e le auto parcheggiate in viale San Gimignano, a Ovest di Milano, Graff è stato colpito più volte alla schiena. Lui stesso ha confermato questa ricostruzione ai poliziotti della Digos. Conclusione: l’obiettivo dell’agguato era l’omicidio, non lo sfregio”.
Sulle pagine milanesi dei principali quotidiani si racconta lo Shabbat di angoscia, ma anche di unità, vissuto dalla Comunità ebraica milanese. “Il rabbino capo Alfonso Arbib – si legge – ha ripetuto quel che aveva detto agli studenti: da un lato c’è la necessità di guardarsi intorno con maggior attenzione e di alzare il più possibile i personali livelli di sicurezza; ma dall’altro lato è sbagliatissimo chiudersi nella paura, perché al contrario bisogna aprirsi al dialogo e ‘fare il nostro meglio per essere persone migliori'”. Raffaele Besso, co-presidente comunitario assieme a Milo Hasbani, spiega: “Non è adesso che dobbiamo cambiare le nostre abitudini ed evitare i luoghi e le persone che solitamente frequentiamo. Dobbiamo andare avanti, con forza, con coraggio e con speranza”. Sulla stessa lunghezza d’onda Hasbani, che a Repubblica dice: “È un momento difficile che, anche dopo i fatti della Francia, richiede particolare attenzione: cerchiamo di stare all’erta. Ma non vogliamo essere condizionati dalla paura, vogliamo proseguire la nostra vita”.

Lombroso e il gergo dei commessi. Sulla Lettura del Corriere, Alberto Cavaglion illustra gli studi della scuola di Cesare Lombroso sui gerghi e in particolare su quello usato dai commercianti torinesi di fine ‘800. Essi erano per la maggior parte di religione ebraica e avevano elaborato un vero e proprio linguaggio parallelo per non farsi comprendere dai clienti che fu oggetto di riflessione anche da parte di Primo Levi nel capitolo Argon del suo Sistema periodico. Scrive Cavaglion: “In questa lingua umiliata, spiegano Lombroso e Levi, mancano, ‘in quanto inutili’, vocaboli come ‘giorno’, o ‘sole’, assenti pure nella lingua del lager. Il mercatare come dannazione?”.

Tradimenti triestini. Sull’Osservatore Romano una recensione di Via San Nicolò. Traditori e traditi nella Trieste nazista (Mulino editore), il libro scritto da Roberto Curci e dedicato alla controversa figura di Mauro Grini, il delatore di origine ebraica che durante le persecuzioni nazifasciste denunciò centinaia di correligionari. Il quotidiano cita anche la recensione della storica Anna Foa su Pagine Ebraiche.

Pellegrini: “Europei in Israele? Preferirei di no”. Intervistata sui prossimi Europei di nuoto previsti per il 2 dicembre in Israele, Federica Pellegrini ha mostrato qualche riserva, dichiarando: “Se mi sento sicura? Quando si cominciano a chiudere le frontiere dei vari stati, forse è il caso di stare in zone dove non ci sono conflitti. Preferirei stare in Italia” (La Stampa)

La dignità che combatte il buio. Sulla Lettura il giurista Giovanni Maria Flick riflette sull’atteso seguito del Buio oltre la siepe (dal titolo Va’, metti una sentinella, Feltrinelli editore), il manifesto letterario contro il razzismo di Harper Lee. Per Flick la paura del diverso non può essere una giustficazione e si deve superare “attraverso il riconoscimento della pari dignità”.

Gusto Kosher al via. Inizia oggi la rassegna romana dedicata alla tradizione culinaria ebraica. Il tema di quest’anno, “Polpette e hutzpà,” è dedicato alla figura della tipica yiddish mame e vedrà la partecipazione di chef internazionali, oltre all’allestimento di workshop e tavole rotonde (Repubblica Roma).

(15 novembre 2015)