L’Europa e Assad

rassegnaDopo gli attacchi terroristici di Parigi, la Francia si dimostra sempre più determinata a sconfiggere e fermare l’avanzata dello Stato Islamico. Una guerra che ridefinisce completamente lo scacchiere mediorientale siglando nuove inaspettate alleanze. In questo quadro si colloca la proposta del ministro degli Esteri francese Laurent Fabius che suggerisce una nuova alleanza con le truppe del dittatore Bashar Assad e i ribelli moderati dell’esercito siriano libero. Un cambiamento radicale, se si pensa che tre anni fa lo stesso Fabius dichiarava: “Assad non merita di stare su questa Terra”. A commentare questa eventualità è l’ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, che lo definisce “un errore colossale” che rafforzerebbe l’Isis: “In Siria una collaborazione militare con Bashar Assad spingerebbe i ribelli sunniti tra le braccia del Califfato” dice Fischer. “Fra l’altro – prosegue – si produrrebbe un’ulteriore emorragia di profughi”.
In Francia continua ad essere alta la vigilanza: il ministro degli Interni Cazeneuve ha annunciato che mille persone sono state respinte alle frontiere. Salta fuori inoltre la testimonianza del proprietario di una fabbrica di Saint-Ouen-l’Aumone che avrebbe venduto dei detonatori a Salah Abdeslam, l’ottavo uomo, ancora ricercato, responsabile degli attentati del 13 novembre. Sarebbero stati proprio quei detonatori, utilizzati solitamente per i fuochi d’artificio, a fare esplodere le cinture esplosive dei kamikaze. Un clima teso, quello che si respira in Europa, che potrebbe avere rischi sulla ripresa dell’Italia: a confermarlo, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan (Corriere della sera).

Non si fermano intanto le violenze a Gerusalemme: stamattina un poliziotto di frontiera è stato accoltellato alla Porta di Damasco. Il responsabile è un palestinese trentottenne residente nella West Bank, immediatamente immobilizzato dagli agenti (Times of Israel).

Le guerra del Natale. Infuria la polemica dopo che il preside di una scuola di Rozzano (Milano) ha deciso di cancellare feste e canti di Natale per non turbare la sensibilità dei bambini di altre fedi. Tante le reazioni alla scelta del preside, che si è dichiarato pronto a dimettersi. Il premier Matteo Renzi ha dichiarato: “Se pensava di favorire integrazione e convivenza in questo modo mi pare abbia sbagliato di grosso”. Sul Corriere il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini sottolinea la necessità di una scuola improntata sull’accoglienza e la conoscenza dell’altro “evitando che episodi come quello esploso in questi giorni sulla scuola di Rozzano diventino oggetto di goffe tenzoni”. Commentano la notizia Vittorio Feltri sul Giornale in un editoriale dal titolo “Io, laico, odiavo i presepi: ora guai a chi me li tocca” e Michele Serra nella sua L’amaca: “Non si fa torto solamente alle ‘nostre tradizioni’, come lamentano gli ultras dell’identità tradita. Si fa torto all’idea stessa della convivenza tra culture; in un colpo solo, si tradiscono usanze profondamente radicate anche tra gli italiani laici e si abbandona l’idea stessa di un futuro, se non di tolleranza, di reciproca sopportazione”. Sulla questione interviene anche un altro preside, Alberto Solesin, il padre di Valeria, l’unica vittima italiana della strage del Bataclan. Sul Corriere del Veneto, Solesin sostiene che il compito della scuola sia quello di educare, ma non in modo spirituale: “Credo che il primo compito dell’insegnante sia il rispetto del bambino, delle famiglie, delle persone che hanno credo diversi. Ma soprattutto credo che la scuola italiana sia laica”.

I 500 anni del Ghetto. Sulla Lettura del Corriere della sera un ampio intervento di Riccardo Calimani nel quale introduce la storia del Ghetto ebraico di Venezia a cinquecento anni dalla sua fondazione. Il confinamento fu la causa di numerose sofferenze per i cittadini ebrei veneziani, spiega Calimani, ma allo stesso tempo riuscì anche a favorire le attività culturali, lavorando in simbiosi con gli editori, e consentì un certo grado di autogestione. Tra le attività in cantiere per ricordare il Cinquecentenario, che cadrà il prossimo 29 marzo, un concerto al Teatro La Fenice, la mostra “Venezia, gli ebrei e l’Europa” prevista a Palazzo Ducale e allestita dal comitato scientifico presieduto da Donatella Calabi e il restauro del Museo ebraico di Venezia. Gli eventi – si ricorda – sono organizzati dal comitato “I 500 anni del ghetto di Venezia” diretto dal presidente della Comunità ebraica locale Paolo Gnignati.
Sempre sulla Lettura a parlare di integrazione e paura dell’altro sullo sfondo di Venezia è il regista Andrea Segre, che dice: “Quando ghettizzi puoi sfruttare la segregazione economicamente, guadagnarci. Così hanno fatto i veneziani con gli ebrei”.

Il raduno degli estremisti. Nuovo raduno nella periferia milanese di centinaia di neonazisti, riunitisi per celebrare il ventennale della fondazione degli Hammerskin italiani. E se anni fa il sindaco Pisapia aveva pubblicamente dichiarato la sua contrarietà, quest’anno tutto è caduto nel silenzio. “Anche se in città – scrive la Stampa – qualche nervo scoperto rimane. Non è passato molto dall’accoltellamento dell’ebreo ortodosso Nathan Graff. Di quell’uomo alto e biondo che lo ha aggredito non c’è traccia”.

L’Italia e l’energia di Teheran. Dopo l’apertura dell’Occidente verso Teheran, l’Italia è in prima linea per investire sul petrolio iraniano. Ieri a partecipare al summit Oil&gas sono state Eni e Saipem, oggi tocca alla missione del vice-ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda che ha portato a Teheran 178 piccole e medie imprese italiane del settore (Corriere).

Appuntamenti. Oggi, in occasione della giornata della Memoria familiare organizzata dall’Aned (Associazione nazionale ex deportati), la Casa della Memoria di Milano ospiterà la presentazione di una decina di libri che raccontano storie legate alla deportazione e ai lager. Tra i titoli proposti anche La scala della morte di Grazia Di Veroli. Sull’edizione bolognese di Repubblica, un’intervista alla cantante tedesca Ute Lemper, in scena stasera all’Arena del Sole.

Libri. Su Repubblica, la presentazione di Chers tous deux, il volume che raccoglie alcune delle missive più significative dell’antropologo Claude Lévi Strauss, costretto a riparare a New York e lasciare la Francia durante le persecuzioni antiebraiche. Sulla Lettura, una nuova opera tradotta del celebre Bernard Malamud edita da Minimum Fax: è Il cappello di Rembrandt, accompagnato dalla prefazione di Giorgio Fontana. Diversi i titoli proposti dal domenicale del Sole 24 Ore: Gabriele Pedullà recensisce la nuova imponente monografia di Marco Belpoliti Primo Levi. Di fronte e di profilo. Giulio Busi concentra la sua attenzione su Rabbinic Judaism di David Kraemer, dedicato alla vita ebraica dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Infine Gianfranco Ravasi presenta La chiesa e il popolo ebraico del cardinale Agostino Bea, uno dei principali fautori di Nostra Aetate, il documento che cinquanta anni fa aprì una nuova stagione dialogica tra cristiani ed ebrei.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(29 novembre 2015)