Per Israele

anna segreChi ama Israele per quello che è oggi – un Paese democratico, che consente alle organizzazioni non governative e in favore dei diritti umani di operare liberamente – non può fare a meno di adoperarsi perché questo stato di cose non cambi. In questa ottica si colloca la decisione presa dallo scrittore Amos Oz – da lui stesso definita dolorosa – di non partecipare a iniziative in suo onore nelle ambasciate israeliane. Una decisione, come da lui dichiarato esplicitamente, a favore di B’Tselem, il “Centro di Informazione Israeliano per i Diritti Umani nei Territori Occupati”, organizzazione fondata nel 1989 da un gruppo di accademici, avvocati, giornalisti e membri della Knesset che si occupa di documentare le violazioni dei diritti umani nei territori occupati e informare il pubblico e i politici israeliani. Il nome (letteralmente “a immagine di”) deriva dal verso della Genesi (1, 27) sulla creazione dell’uomo ed è sinonimo di dignità umana.
La decisione di Amos Oz deve essere letta nel contesto della politica israeliana di questi ultimi giorni: molti, infatti, hanno interpretato il provvedimento approvato dal governo israeliano sull’obbligo delle ong di dichiarare i propri finanziatori come un mezzo per delegittimarle e un tentativo di imbavagliarle, anche perché c’è chi denuncia una mancanza di simmetria nel provvedimento, che discriminerebbe alcune ong rispetto ad altre (quelle che sono finanziate dall’estero da privati). Non spetta a me trattare la questione in modo esauriente, e certo non ho la competenza per dire quanto questi timori siano fondati, ma vorrei sottolineare che la decisione di Amos Oz si inserisce in questo contesto. Dunque, non una decisione contro ma una decisione a favore. Non contro Israele, ma per Israele come è oggi e come è stato finora, perché non diventi una cosa diversa. C’è chi ritiene che le preoccupazioni di Oz siano infondate, ma c’è anche – e forse talvolta tendiamo a dimenticarlo – chi realmente auspica una cosa diversa, uno Stato non democratico e i cui cittadini non siano tutti uguali. Posizioni minoritarie? Io credo di sì, ma spetta a tutti noi che amiamo e sosteniamo Israele come Stato ebraico e democratico fare in modo che restino tali.

Anna Segre, insegnante

(1 gennaio 2016)