Angouleme, chiusura in bellezza

angÈ il giovane bolognese Pietro Scarnera con il graphic novel Una stella tranquilla. Ritratto sentimentale di Primo Levi (Comma22, tradotto in Francia da Rakham) a vincere il Prix Révélation alla 43esima edizione del Festival Internazionale del fumetto di Angoulême, tornato alla normalità dopo che l’edizione dello scorso anno era stata tutta dedicata a Charlie Hebdo, a poche settimane dall’attentato che ne ha decimato la redazione. Emozionato, Scarnera ha confessato di non essersi ancora ben reso conto dell’importanza del premio, vinto prima di lui da grandi nomi del fumetto, tra cui Marjane Satrapi, Christophe Blain e Joann Sfar. La premiazione ha coronato l’ennesimo successo del Festival, che ogni gennaio dall’inizio degli anni Settanta raccoglie decine di migliaia di appassionati, oltre a professionisti e giornalisti da tutto il mondo. Nato sulla tradizione dell’industria cartaria, di cui la cittadina della Charente è stata centro nazionale a partire dal XVII secolo, il “sistema Angoulême” si basa oltre che sul Festival, che attira ogni anno a fine gennaio centinaia di migliaia di persone, sulla Cité BD, ossia il Centro Nazionale del Fumetto e dell’Immagine, istituzione che è allo stesso tempo un luogo di conservazione, ricerca e formazione e comprende un grande e importante museo e una biblioteca specializzata. Ma davvero tutto parla di fumetti e graphic novel, a partire dalle tante facciate che trasformano i muri della città in una sorta di museo all’aria aperta. L’edizione di quest’anno è stata anticipata da una polemica sui candidati al premio maggiore, il Fauve alla carriera: il “Collectif des créatrices de bande dessisée contre le sexism”, nato nel 2013, ha contestato l’assenza di donne nella lista dei candidati al premio maggiore. Dopo un tentativo di salvare la situazione inserendo delle autrici fra i candidati il comitato organizzatore – che aveva cercato di difendere la propria scelta sottolineando come si tratti di un premio alla carriera e non si possa “cambiare la storia” – aveva deciso di non indicare una rosa di autori. La vittoria finale è andata a Hermann Huppen, noto semplicemente come Hermann, una scelta più tradizionalista di quanto auspicato, noto perché nei suoi albi è ritratta la realtà, crudamente. Perché, spiega, “non mi faccio alcuna illusione sul mondo e i suoi personaggi, naturalmente portati alla violenza”.

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Ada Treves @atrevesmoked

(1 febbraio 2016)