J-Ciak – Lui è tornato

hitUn anno dopo l’uscita nelle sale tedesche, Er Ist Wieder Da di David Wnendt è da poco sbarcato nelle sale italiane con il titolo, fin troppo evocativo di Lui è tornato. Basato sull’omonimo romanzo satirico di Timur Vernes pubblicato nel 2012, che ha venduto quasi due milioni e mezzo di copie ed è stato tradotto in 41 lingue, il film, di cui già ci eravamo occupati al momento dell’uscita, racconta l’improbabile ritorno di Hitler nei panni di attore televisivo. E, a differenza del libro, intreccia satira e realtà. Obiettivo, sondare il polso dei tedeschi sull’argomento.
Per costruire il film il regista ha attraversato la Germania dal nord al sud assieme a Oliver Masucci, che interpreta il dittatore, per raccogliere reazioni e opinioni. L’attore, truccato da Hitler, ha posato dipingendo cartoline in una trasparente allusione alle (scarse) aspirazioni artistiche del Führer. La gente faceva capannello e dopo un po’ iniziava a discorrere con lui, come fosse un vecchio amico, dimenticando le due telecamere che intanto riprendevano. “Mi sono sentito una specie di pop star”, ha confessato sbalordito Masucci.
“L’idea era vedere in che modo la gente reagirebbe oggi a Hitler e alle sue idee e domandare loro se oggi potrebbe avere qualche possibilità di farcela”, ha spiegato il regista al Guardian. Le 380 ore di girato rivelano che purtroppo nemmeno oggi non gli mancherebbero le opportunità. I discorsi della gente mostrano infatti, dice, l’esistenza di “un profondo scontento nella popolazione, mentre persone di ogni strato sociale si rivelano contrari alla presenza degli stranieri e timorosi di un’islamizzazione”.
Sono tratti che contraddicono le immagini della folla che a Monaco ha accolto con affetto i migranti dalla Siria. Ma siamo davanti a un’ambivalenza che percorre l’intera società tedesca. Come ricorda Wendt, la solidarietà è innegabile ma “non possiamo ignorare il fatto di avere incontrato molti tedeschi piuttosto pronti a riconciliarsi con il dittatore e a vederlo come una figura paterna”.
È una conclusione pesante, ma forse una risata può essere d’aiuto. “I tedeschi – dice Wnendt – dovrebbero essere capaci di ridere di Hitler invece di vederlo come un mostro, cosa che lo solleva da ogni responsabilità per le sue azioni e distrae l’attenzione dalla sua colpevolezza per l’Olocausto”. “Dev’essere però quel tipo di risata che ti prende la gola e quasi ti vergogni quando ti rendi conto di quello che stai facendo”, precisa.
Lui è tornato si rifà alla vena surreale di Borat (2006), scritto e interpretato da Sacha Baron-Cohen, che qui è nei panni di uno sfrenato agente provocatore. Ma fra le sue ispirazioni Wnednt annovera, su un piano più sofisticato, anche La resistibile ascesa di Arturo Ui (1941) di Bertolt Brecht, allegoria satirica dell’ascesa di Hitler nella storia di un immaginario gangster della Chicago anni Trenta che elimina senza pietà i suoi concorrenti nel racket dei cavolfiori. Tutte gran risate, certo. Ma del genere che ti ribalta la faccia della realtà e finisce per strapparti l’anima.
Nel film Hitler si risveglia nella zona in cui si trovava il suo bunker. Il mondo però è cambiato. Al posto del suo quartier generale sorge un’area residenziale e la Germania, guidata da un’energica Angela Merkel, è diventata così multiculturale da essere quasi irriconoscibile. La voce rauca e le sue pose da istrione gli valgono una carriera in televisione come attore, un incredibile successo su youtube e, alla fine, il salto in politica. Pura satira, come si vede, ma non fantascienza per un film che in questi giorni che vedono l’Europa mutare pelle vale la pena di una riflessione.

Daniela Gross

(5 maggio 2016)