Memoria a Predappio

Schermata 2016-05-05 alle 16.00.38Quale memoria a Predappio? Io osservo la questione del proposto Museo del fascismo a Predappio da un’ottica particolare: ho partecipato alla realizzazione di mostre documentarie sulla Shoah in Italia, partecipo alla realizzazione del Meis di Ferrara, partecipo alla commissione del governo per la nuova esposizione italiana nel Museo dell’ex-campo di Auschwitz, vado regolarmente a studiare i musei o sezioni museali su fascismo e Resistenza (da ultimo: Sant’Anna di Stazzema, Salò e Dongo). I Musei si fanno in luoghi scelti per l’importanza, in luoghi ove è depositata una specifica memoria, in luoghi che attraggono visitatori interessati al tema (anche in modo inverso), in luoghi casuali. Io ritengo che Predappio (così come Salò) appartenga alla terza categoria, quella del flusso di persone interessate. Negli ultimi 71 anni l’Italia della democrazia e della consapevolezza storica ha lasciato che piccoli fiumi di reduci, di nostalgici e di nuovi adepti si recassero a Predappio (e altrove) in cerca di un passato da ritrasformare in futuro. Ed è grazie a quei fiumi che anni fa, in un bell’albergo di Salò che ospitava noi partecipanti a un convegno di studi, mi sono trovato a cena il menu con stampato in grande il faccione del duce. Io ho detto ad alta voce: ‘con quello lì non ci mangio’, e mi sono rifugiato in una pizzeria. Sì, senza voler far paragoni fuori luogo, mi sono rifugiato altrove perché il ‘campo’ era loro. Ma poi riflettei che anche l’abbandono del campo non era cosa giusta. Per questo mi piace l’idea che noi persone civili sosteniamo il sindaco di Predappio e quindi i suoi cittadini civili nel progettare la riaffermazione democratica di quel luogo, tramite il museo proposto. Ciò non è affatto alternativo alla necessità che questo nostro dormiente Paese allestisca grandi esposizioni didattiche sul fascismo anche a Milano o Roma.

Michele Sarfatti

(5 maggio 2016)