Qui New York – L’umanità di Primo Levi

Schermata 2016-05-05 alle 10.53.58“Non so, e non mi interessa sapere, se nel mio profondo si annidi un assassino, ma so che vittima incolpevole sono stato ed assassino no; so che gli assassini sono esistiti, non solo in Germania, e ancora esistono, e che confonderli con le loro vittime è una malattia morale o un vezzo estetistico o un sinistro segnale di complicità; soprattutto, è un prezioso servigio reso (volutamente o no) ai negatori della verità”. Un pugno di parole per inchiodare il mondo alle sue responsabilità, a ricordarci che non c’è perdono per gli aguzzini. A scriverle, Primo Levi nel suo I sommersi e i salvati: testo duro quando fondamentale per comprendere la Shoah e di cui proprio nelle scorse ore l’attore John Turturro ha letto alcuni brani in una cornice prestigiosa come quella delle Nazioni Unite (nell’immagine). A New York infatti, nella sale dell’Onu, si è tenuto in occasione delle commemorazioni di Yom HaShoah (Il giorno della Shoah che nel calendario ebraico cade il 27 di Nissan) il convegno “Dopo la Shoah – Primo Levi e le connessioni tra scienza, responsabilità e umanesimo”, incentrato sui lavori dello scrittore torinese – in particolare è stato presentato “Opere Complete”, il lavoro di traduzione in inglese di Levi curato da Ann Goldstein – e organizzata dal Holocaust and United Nations Outreach Programme assieme al Centro Primo Levi di New York. Tra gli ospiti chiamati a parlare nel panel di esperti e rappresentanti delle istituzioni che lavorano sulla Memoria, Dario Disegni, presente nella doppia veste di presidente del Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara e vicepresidente del Centro Primo Levi di Torino. “Il momento è davvero importante – ha sottolineato Disegni – Dopo le innumerevoli traduzioni in più di quaranta lingue, la recente pubblicazione dei Complete Works in inglese certifica la statura internazionale di Primo Levi nella letteratura e nel pensiero contemporanei. Nello stesso tempo consente ai suoi scritti e alle sue idee di interagire più facilmente con i drammi e gli interrogativi che agitano la realtà di oggi”. Disegni ha poi ricordato l’impegno del Centro Primo Levi di Torino che da dieci anni lavora per portare alla luce la complessità degli scritti e del messaggio di Levi e come, dall’altra parte, quest’ultimo sarà una delle figure centrali per raccontare il Novecento ebraico all’interno del nascituro Museo di Ferrara. “La sua testimonianza di deportato nel campo della morte di Auschwitz, nitida, pacata e profonda, aiuta a riflettere sulla storia dell’Europa e del mondo – ha sottolineato Disegni parlando al pubblico raccoltosi nelle sale dell’Onu – sui traumi violenti che hanno colpito allora e non cessano di ferire ora l’intera umanità, sulla natura degli esseri umani e di noi stessi. La sua curiosità di chimico e uomo di scienza, unita a una consapevolezza etica non comune, aiutano d’altra parte a ragionare sulle grandi conquiste cui l’intelligenza dell’uomo può condurre ma anche sulle grandi responsabilità che esse implicano”.
Tra i protagonisti della tavola rotonda, anche Cristina Gallach, sottosegretario generale dell’Onu per l’informazione, Stella Levi del board del Centro Primo Levi, Lidia Santarelli, del Nuremberg Trial Project di Harvard, Francesco Cassata, dell’Università di Genova, la scrittrice Maaza Mengiste e l’editorialista del New York Times Roger Cohen.
Sempre a New York domani, al consolato italiano, si parlerà del patrimonio culturale ebraico italiano e delle sfide attorno alla realizzazione del Meis, che pochi giorni fa ha ricevuto lo stanziamento necessario per il completamento dei lavori. A dare un quadro della situazione sarà Disegni, in qualità di presidente del Meis. L’appuntamento al consolato sarà anche l’occasione per raccontare il lavoro della Fondazione per i beni culturali ebraici in Italia – guidata proprio da Disegni -, ente il cui scopo primario è la tutela e valorizzazione delle tante ricchezze legate al mondo ebraico e presenti sul territorio italiano.

d.r.

(5 maggio 2016)