Qui Milano – Israele e gli altri

IMG_20160509_211300_edit“Non siamo condannati a vivere insieme, siamo destinati a farlo”. È una frase che il Presidente d’Israele Reuven Rivlin ha ripetuto spesso, parlando alle varie anime del Paese che rappresenta. Ai laici e ai religiosi, agli arabi e alle altre minoranze, alle correnti di destra e di sinistra, Rivlin ha più volte ribadito che l’unica strada per mantenere salda la democrazia dello Stato ebraico è la coesistenza. Ma come raggiungerla? Questa e altre sono state le domande al centro dell’incontro tenutosi ieri a Milano attorno al libro della giornalista Anna Momigliano Israele e gli altri: un dissidio irrisolto, pubblicato da LaZisa. Con Momigliano, a parlare della complessità di Israele nel corso dell’incontro organizzato da Sinistra per Israele,il deputato Pd Emanuele Fiano (segretario nazionale del gruppo), Lia Quartapelle, membro della commissione Esteri della Camera, e Tobia Zevi, presidente associazione di cultura ebraica Hans Jonas e autore della prefazione del libro. Diversi gli spunti di riflessione emersi durante la serata, partendo però da un presupposto inequivocabile: Israele è una democrazia, seppur con le sue imperfezioni (come del resto succede per tutte le democrazie del mondo), che vive in uno spazio geografico complesso e per lo più ostile; non tenerne conto non permette di capirne alcune dinamiche interne.
Tutti i relatori hanno poi sottolineato come molti siano “gli altri” rispetto a Israele di cui parla Momigliano nel libro e altrettanti i dissidi irrisolti: lo sono i paesi esteri, con il governo di Gerusalemme intento a costruire o ricostruire rapporti con realtà più o meno vicine (dalla Russia all’Arabia Saudita, passando per la Turchia); lo sono i palestinesi, con cui la soluzione dei due Stati sembra sempre più un’opzione lontana (durante l’incontro si è parlato dell’idea sposata tra gli altri da Rivlin di uno Stato unico confederato); lo sono gli arabi di Israele, quel 20 per cento di popolazione che cerca ancora una collocazione chiara all’interno del Paese; lo è quel mondo haredi in cui sono ancora forti le resistenze a fare il periodo di leva militare come gli altri israeliani. Un paese, dunque, dai tanti interrogativi irrisolti, hanno rilevato gli intervenuti, ma d’altra parte proiettato al futuro ed impossibile da riassumere in una sola serata.

(10 maggio 2016)